Il passaggio nello sport è il gesto fondamentale su cui si basa l’intero concetto per cui si supera l’individualismo nella squadra: senza passaggio non c’è comunicazione, senza passaggio non c’è messaggio, senza passaggio non c’è sport di squadra. Tuttavia, ci sono alcuni giocatori che prendono il semplice fondamentale tecnico del passaggio e lo elevano ad un’opera artistica, attraverso cui trasmettano il loro messaggio di altruismo, e al contempo lo trasformano in un trucco di magia, in cui gli illusionisti del pallone realizzano le loro visioni immaginifiche facendo correre la palla in corridoi apparentemente invisibili.
Leo Messi, Mesut Ozil e Xavi ma anche Guti, Platini, Rivera, Pelè e tanti altri fanno parte di questa speciale categoria, categoria in cui è entrato di diritto un playmaker serbo che da anni regala magie nella terra dei tulipani: Dusan Tadic. In occasione dei suoi 33 anni, ripercorriamo la sua carriera e ci sediamo comodi in poltrona per gustarci le migliori giocate della sua carriera.
Gli inizi
Solo undici calciatori nella storia hanno ottenuto un 10 nelle pagelle dell’Equipé, solo uno l’ha ottenuto per una partita al Santiago Bernabeu, per di più da avversario del Real triplice campione della Champions. È il 3 marzo 2019 e mentre si inchina verso gli spalti del gigante blancos, Dusan Tadic si gode il palcoscenico consapevole che quella è la notte che vale una carriera. Una carriera sicuramente buona, condita da alcune gemme ad impreziosirla, ma che sicuramente non sembra progettata per una performance così in uno scenario così.
Tutto parte trentuno anni prima a Bačka Topola, sua città natale nel nord della Serbia, dove quasi il 60% della popolazione è ungherese e dove Dusan dà i primi calci ad un pallone. Poi a 14 anni, il trasferimento a Novi Sad, capoluogo del Vojvodina e sede del Fudbalski klub Vojvodina, squadra storica del calcio slavo e squadra dove Tadic cresce ed esordisce da professionista a diciassette anni, giocando trenta minuti nel match di apertura della stagione 06-07, conclusa al terzo posto in Superliga serba. Nei successivi tre anni, 26 gol e 16 assist da titolare in una squadra che giunge anche seconda, pur non lottando mai per il titolo a causa della tirannia imposta dal Partizan.
A questo punto, arriva il primo grande invito da nord ed ha i colori biancoverdi del Groningen, in Olanda, che se lo porta a casa per un milione di euro circa. L’impatto con la terra dei tulipani è strabiliante: sette gol e quindici assist alla prima stagione In Eredivisie, che gli valgono il titolo di miglior assistman del campionato, e 7+9 alla seconda, che gli valgono una chiamata di prima fascia tra le fila del Twente, già campione d’Olanda tre anni prima e plurimo vincitore di coppe nazionali e Supercoppe.
Con i rossi di Enschede arriva la prima grande consacrazione: in due anni nell’est dei Paesi Bassi, Tadic colleziona 28 gol e 28 assist in 66 presenze, che valgono un secondo posto, alle spalle di un giovane Dries Mertens che con il PSV regala 17 assistenze, e un altro titolo nella classifica degli assistmen dell’Eredivisie.
Le grandi prestazioni in terra d’Olanda portano ad un’offerta irrinunciabile per il 24enne Dusan: il Southampton offre 14 milioni per portarlo al di là della Manica, per portarlo in Premier League.
I Saints vengono da due buoni anni di Premier dopo aver completato la doppia promozione League One-Championship e nei primi tre anni del serbo in Inghilterra, raggiungono risultati inaspettati. Il primo anno Tadic registra 4 gol e 8 assist, portando la squadra al settimo posto, il migliore risultato della loro storia in Premier, trascinati anche dai 12 gol di Graziano Pellè e i 10 di Sadio Mané.
L’anno successivo arriva ad affiancare José Fonte al centro della difesa un giovane olandese proveniente dal Celtic, Virgil Van Dijk, mentre Mané, Pellè e un ispirato Shane Long guidano l’attacco, serviti dalle assistenze di un Tadic da 8 gol e 12 assist, che gli valgono il terzo posto nella classifica assistmen dietro ad Ozil e Eriksen. Nella stagione dell’incredibile cavalcata del Leicester, i Saints giungono al sesto posto in classifica e si concedono scalpi in giro per i campi inglesi, come quello ottenuto in casa contro il City, sconfitto 4-2 con tre assist del solo Dusan.
La stagione dopo partono i due leader dell’attacco biancorosso ma nonostante la fase offensiva ne risenta molto, e con lei il serbo autore di appena 3 gol e 5 assist, la difesa guidata da Yoshida, Van Dijk e Fonte porta il Southampton all’ottavo posto, appena fuori dalla zona Europa in una classifica cortissima che li separa dalla quart’ultima posizione per appena sei punti. È il primo grande campanello d’allarme per i Saints che l’anno successivo, nella stagione 2017-18, piomba nell’incubo della lotta retrocessione.
L’attacco è stantio, la difesa non è più così efficace, complice la partenza a gennaio di Van Dijk in direzione Liverpool per 85 milioni di euro, e a tre giornate dalla fine, i biancorossi hanno disperato bisogno di vincere contro il Bournemouth, per giocarsi tutto nello scontro diretto contro lo Swansea. Il match è vinto per 2-1 grazie alla doppietta del serbo e lo scontro diretto è deciso da Manolo Gabbiadini, che consegna la salvezza ai Saints e lascia Tadic in mutande, come promesso in caso di permanenza in Premier, ma anche con la grande voglia di una nuova avventura, magari nel club che lo ha sempre affascinato: l’Ajax.
La consacrazione
Ad Amsterdam, Tadic trova una prima enorme differenza rispetto agli anni in Premier: i lancieri giocano un calcio estremamente offensivo, sia in costruzione che in riaggressione, e al serbo viene affidato un ruolo totalmente nuovo. Da trequartista tutto campo che era stato nelle ultime stagioni in Inghilterra, Dusan viene collocato da centravanti mobile nel 4-2-3-1 di Ten Hag, che però ha il compito non solo di finalizzare ma di aprire spazi e servire i compagni, occupando spesso il lato sinistro del campo e fiorendo nel mezzospazio, pronto a tessere trame fantasiose con Ziyech, Van de Beek e Neres.
In questa nuovo compito, Tadic sfrutta la sua incredibile visione e qualità tecnica per coinvolgere i compagni e la sua capacità di lettura di tempi e spazi per farsi trovare nelle aree più pericolose del campo, dove può sfruttare il suo dribbling e la sua tenuta fisica. Nei tre turni di qualificazione alla Champions, segna tre gol e serve tre assist mentre nei gironi fa 5+2, tra cui la doppia doppietta consecutiva rifilata a AEK Atene e Bayern Monaco che vale gli ottavi di finale da imbattuti.
Nel frattempo, in Eredivisie a metà stagione è a quota 10 reti e 6 assist mentre l’Ajax si prepara ad affrontare la sfida più grande della sua stagione: il Real Madrid, tre volte campione d’Europa consecutivamente. All’andata, in casa, i lancieri escono sconfitti 2-1 per una rete di Asensio all’87esimo ma la sensazione generale è non solo che la partita sia stata molto equilibrata ma che i migliori in campo siano stati proprio gli olandesi, che registrano 2 xG contro gli 1.5 dei madrileni.
Il ritorno non è che una manifestazione all’ennesima potenza di quella sensazione, nella grande serata della consacrazione di Dusan Tadic. Il Real è stritolato dalla pressione sulla palla portata dagli uomini di Ten Hag e stordita dalla qualità delle combinazioni degli uomini in rosso. Ad aprire le marcature ci pensa Ziyech, assistito ovviamente da Dusan, che pressa e ruba un pallone sulla fascia destra e si invola prima di scaricare al marocchino.
Il raddoppio è una messa in scena della qualità e della fantasia che fa innamorare le persone del pallone: Tadic controlla nel mezzospazio destro, difende il pallone con il fisico, punta la porta, veronica su Casemiro e assist per Neres tra porta e difesa con un pallone perfetto che solo il brasiliano può raggiungere per scaricarlo in rete.
Ma la grande serata dell’Ajax e del serbo non è finita e c’è ancora una gemma da regalare, quella da inchino. Solita transizione offensiva di superba qualità per i lancieri, palla di Van de Beek al limite dell’area per Dusan, che controlla di destro, l’accarezza di sinistro e scarica in rete all’incrocio dei pali. Al 60esimo, l’Ajax vince 3-0 al Bernabeu e il mondo è ai piedi di Dusan Tadic.
La partita finirà 4-1 con una grande punizione di Lasse Schone, lanciando gli olandesi verso un grande quarto contro la Juventus di Cristiano Ronaldo. Lo svolgimento è simile: andata equilibrata, ritorno che è un assolo e la squadra di Amsterdam, che l’anno prima era stata eliminata dai preliminari di Europa League, è in semifinale di Champions, mentre Tadic continua a regalare giocate così:
La semifinale sarà un’altalena di emozioni tra l’1-0 in Inghilterra, il doppio vantaggio del ritorno in casa e l’incredibile rimonta dei londinesi che ferma il sogno più grande quando sembrava già in mano. In ogni caso, è un’annata magica per l’Ajax e per Tadic, che chiuda l’annata a 38 gol e 23 assist, il titolo di capocannoniere in Eredivisie a quota 28 e il 20esimo posto nel Pallone d’Oro che avrebbe potuto essere molto di più se il tiro decisivo di Lucas Moura nel recupero della semifinale di ritorno non avesse preso la strada dell’angolino.
La conferma
La stagione successiva si apre con una piccola novità: Ten Hag mette Tadic completamente al centro del gioco e gli dà le chiavi del gioco in mano, allontanandolo un po’ dalla porta e riportandolo in un ruolo da giocatore totale della metà campo offensiva. Questo si traduce in un’altra grande stagione ma in un leggero calo produttivo nei numeri, soprattutto nelle reti che diventano sedici, condite comunque da ventuno assist. L’Ajax vince nuovamente il campionato ma delude in Champions, dove esce ai gironi nello scontro diretto dell’ultima giornata contro il Valencia, dopo aver regalato match rocamboleschi come il 4-4 in casa del Chelsea.
Dunque, per Ten Hag c’è bisogno di fare un passo indietro e tornare al vecchio ruolo che così bene aveva funzionato. Complice l’arrivo di una punta vera come Haller e grazie all’arrivo di sostituti di Schone e Ziyech come Klassen e Antony, Tadic ritorna nella sua amata zona sinistra, da cui registra la terza stagione consecutiva da 20+ assist, 26 per la precisione, a cui aggiunge anche 22 reti.
Tre stagioni di fila che potrebbero diventare presto quattro, visto che quest’anno siamo già a quota sei gol e undici assist, a cui andrebbero aggiunti i 2+2 con cui ha trascinato la Serbia ai mondiali, mentre l’Ajax è tornato a dominare anche in Europa e sembra candidarsi ad un altro grande cammino europeo dopo il parziale di 7-1 rifilato al Borussia Dortmund tra andata e ritorno dei gironi.
Insomma, ad Amsterdam Tadic è a quota 81 gol e 82 assist in 166 partite, praticamente un gol prodotto a match, e se vi state chiedendo chi potrebbe essere il miglior passatore al mondo, Dusan Tadic potrebbe essere una risposta non così fuori luogo, d’altronde i numeri sono questi qua:
Per chiudere, ci regaliamo altre quindici magie di Tadic in maglia Ajax, per celebrare al meglio i 33 anni del pianista serbo dell’assist.