Dopo quattro partite contro avversari di livello sicuramente inferiore rispetto alla squadra di Mancini, nei quarti di finale gli Azzurri hanno dovuto affrontare una squadra dalle evidenti qualità: il Belgio. Una sorta di esame di maturità per l’Italia, che è stato però superato a pieni voti insistendo su quei principi di gioco che ormai abbiamo imparato a conoscere. È l’ennesima vittoria tattica del Mancio, che dimostra di aver forgiato un prodotto camaleontico in cui il sistema mette in risalto le individualità.
L’opposizione belga: la schermatura
Il Belgio fin dai primi istanti di gioco ha provato a limitare l’apporto di Jorginho alla fase di prima impostazione italiana schermando la sua figura e impedendogli di ricevere il secondo passaggio. L’Italia dal canto suo ha trovato la soluzione a questa gabbia allargando gli esterni difensivi che hanno trovato in questo modo spazio per aggirare il primo ostacolo belga. Questo è avvenuto specialmente dalla parte destra dove, data l’asimmetria della formazione italiana, la catena formata da Di Lorenzo e Chiesa è quella che più aiuta la fase difensiva.
è stato fondamentale per aggirare la schermatura belga sulla nostra regia.
Il 5-2-3 del Belgio ha creato uno schiacciamento del Belgio e soprattutto del centrocampo formato da Tielemans e Witsel che hanno lasciato così molto spazio ai lati che sono stati sfruttati a volontà dalle due mezzali italiane Verratti e Barella.
L’Italia quindi, obbligata a saltare Jorginho a causa dello schermo portato dai tre davanti del Belgio è passata lateralmente per arrivare poi a Verratti e Barella, eludendo così la prima pressione della squadra di Martinez e trovandosi costantemente in superiorità numerica a centrocampo.
In questo senso, è stato importantissimo l’aggiustamento immediato di Mancini che non ha composto la solita regia a due ma ha alzato e allargato Verratti per sfruttare i numeri sulle fasce.
La superiorità sulle fasce: pigrizia e mezzo spazio
Una delle chiavi della grande partita dell’Italia, che ha controllato il centrocampo per tutta la partita, è stato il 3v2 in fase di costruzione bassa con i triangoli formati da Barella-Jorginho-Di Lorenzo a destra e Verratti-Insigne-Spinazzola a sinistra. La passività della prima linea di pressione degli uomini di Roberto Martinez ha fatto sì che esterno e centrocampista di fascia venissero costantemente presi in mezzo dai 3 Azzurri, riuscendo ad avere sempre un inizio azione pulito, cosa che gli austriaci hanno costantemente negato all’Italia, anche a causa della passività dei nostri braccetti. Ennesimo buon aggiustamento del Mancio.
Il triangolo offensivo di sinistra azzurro è stato un vero e proprio rebus per la difesa belga e in particolare per il braccetto di destra, Toby Alderweireld, qui in una posizione fin troppo passiva che consente un 3v2 al limite dell’area per gli azzurri, con Insigne libero di combinare con Verratti e Spinazzola, in vantaggio numerico su Meunier e Spinazzola.
la posizione di Verratti genera continui vantaggi per gli Azzurri.
La posizione di Insigne si è rivelata molto difficile da leggere per la difesa belga, liberando spazi da attaccare per Ciro Immobile. Infatti, la scelta iniziale di Martinez è stato aggredire i mezzi spazi con i braccetti, generando gli stessi buchi visti contro la Svizzera nel girone. Indubbiamente la qualità degli azzurri può essere letale per una difesa statica come quella belga, ma la scelta difensiva di Martinez per arginare l’attacco dei mezzi spazi dell’Italia è stata quantomeno peculiare vista la difficoltà fatta dagli elvetici con la stessa marcatura.
D’altro canto, se Alderweireld non può né aggredire né restare passivo, come difendere quella zona?
del fantasista azzurro, da lasciare un buco nel centro destra da attaccare per l’attaccante della Lazio,
marcato da Vermaelen la cui specialità non è certamente la difesa a campo aperto.
Lo scambio Spinazzola-Insigne
Ancora riguardo alla posizione di Insigne, come nella partita contro l’Austria, Roberto Mancini ha deciso di adottare in determinate fasi della partita, in fase di costruzione, la scelta di allargare il fantasista del Napoli sulla fascia e far lavorare Spinazzola nel mezzo spazio, con risultati notevolmente migliori rispetto alla gara degli ottavi di finale. La marcatura a uomo del braccetto ha creato un conflitto tattico tra quest’ultimo, costretto ad allargarsi, e l’esterno di fascia, che ha mancato la copertura, generando spazio per Spinazzola alle spalle della difesa.
La domanda lecita che sorge alla luce dell’infortunio del terzino della Roma è: con Emerson vedremo lo stesso tipo di giocate o si giocherà più sulle combinazioni strette palla a terra tra lui e Insigne come visto nelle partite di qualificazione? Vista la minor propensione all’1vs1 del terzino del Chelsea, l’occupazione del mezzo spazio potrebbe essere ancora più fluida negli uomini.
Ancora, Insigne è spesso venuto incontro mentre Spinazzola occupava una posizione più avanzata. Questo ha creato un’altra zona di conflitto tra Meunier e Alderweireld per chi dovesse uscire sul napoletano. L’uscita dell’esterno ha causato degli 1vs1 nello spazio per l’esterno della Roma contro gli statici difensori belgi mentre l’atteggiamento più passivo ha permesso a Insigne di condurre palla con comodità verso l’area di rigore avversaria.
Nella prima, Meunier esce altissimo su Insigne mentre Alderweireld non sa che posizione coprire e resta a metà tra l’uscita sul napoletano e la marcatura di Spinazzola nello spazio con l’Italia che va vicinissima al gol. Nella seconda, il pericolo precedente porta l’esterno belga ad una posizione più conservativa, liberando il fantasista del Napoli per un 1vs1 a tutto campo.
Si tratta del gol del raddoppio dove, scartato Tielemans, il 10 Azzurro segna con il suo classico tiro a giro.
Il duello Chiesa-T.Hazard
Alla vigilia, il duello tra i due esterni offensivi era sicuramente una delle chiavi del match, con i due tecnici che hanno cercato di imporre il proprio gioco su quello del rivale senza adottare una scelta più conservativa. A fine partita, si può tranquillamente affermare che abbia stravinto Mancini con Chiesa, che ha spesso preso il fratello di Eden alle spalle costringendo all’uscita Vertonghen.
In questo senso, è stato il trionfo dell’ampiezza dell’esterno juventino tanto reclamata negli scorsi episodi, coadiuvata dall’evidente inattitudine al ruolo del belga. Se l’idea era di stare così bassi, non sarebbe stata meglio una tecnica più conservativa per Martinez?
(significativo nella prima foto Witsel che gli indica con il dito di tornare nella sua zona), manca la postura corretta e manca l’attenzione necessaria per marcare Chiesa, costantemente bravo a dare grande ampiezza alle sue spalle e a leggere l’avversario
Poi se in area invece di contrastare si toglie dall’azione, allora la frittata si completa
La fase di non possesso
Contro il 3-2-2-3 belga la scelta dell’Italia in fase di non possesso è stata chiara: spazio per costruire ai 3 di difesa, con marcatura dedicata ai due mediani da parte delle mezzali azzurre e Jorginho che copre a zona, lavorando sulle imbucate e in aiuto sui due trequartisti dei diavoli rossi. Sarà interessante capire se anche ai centrali spagnoli, tecnicamente più dotati, sarà riservato lo stesso trattamento
La soluzione più pericolosa trovata dal Belgio a palla ferma è stata la ricerca degli 1vs1 di Doku sulla fascia, che spesso si è trovato a giocare l’1vs1 contro Di Lorenzo. Chiesa in alcune di queste situazioni si è trovato in ritardo nel ripiegamento permettendo così all’esterno belga di sfruttare la sua velocità e capacità di dribbling che lo hanno reso il giocatore più pericoloso del Belgio e gli hanno anche permesso di procurarsi il rigore del 2-1.
La marcatura di De Bruyne
Una delle domande più gettonate in fase di preview della partita è stata sicuramente quale trattamento sarebbe stato riservato alla stella del Belgio nonché principale fonte di gioco Kevin De Bruyne.
La scelta di Mancini è stata di riservargli una marcatura a uomo da parte di Jorginho, anche quando il centrocampista del Manchester City si staccava e veniva a prendersi il pallone sulla linea dei due mediani. Scelta che si è rivelata vincente ma che allo stesso tempo ha mostrato una potenziale debolezza dell’Italia: se Kevin De Bruyne avesse eluso con più frequenza il pressing dell’italo-brasiliano, fino a questo momento perfetto, si sarebbero liberati spazi importanti per la transizione belga, non sfruttata al meglio dai Diavoli Rossi.
Il rischio era chiaramente legato alla capacità del trequartista belga di rompere le linee, sia con il passaggio che con il dribbling. Fortunatamente, o più probabilmente per merito di Jorginho e a causa delle condizioni non perfette, De Bruyne non si è quasi mai trovato nella condizione non solo di superarlo, ma proprio di ricevere in modo pulito il pallone.
Si apre il contropiede nello spazio per Lukaku che va al tiro respinto da Donnarumma
Per quanto riguarda situazioni più statiche, al trequartista del City è stato riservata una doppia copertura ogni volta che è entrato nella parte centrale del campo, dove poteva essere più pericoloso. Verratti e Jorginho lo hanno preso in mezzo, per evitare ogni possibile ricezione.
Ciò nonostante, De Bruyne ha dimostrato comunque di essere una minaccia costante anche in condizioni non perfette.
La marcatura di Lukaku
Dopo essere stato preservato contro Austria e Galles, Chiellini è tornato in gran forma contro il Belgio, la sua missione era fermare Lukaku e si può dire che sia stata pienamente centrata.
Fin dall’inizio infatti il capitano italiano si è alzato per andare a prendere il centravanti interista, anche ben oltre la metà campo italiana, e mentre lui si alzava Bonucci alle sue spalle arretrava andando così a coprire lo spazio che andava a crearsi alle spalle di Chiellini impiegato nel duello rusticano con l’attaccante belga.
In questo senso, Martinez non è stato in grado di compiere i necessari aggiustamenti per fornire il giusto supporto al centravanti belga mentre i due juventini lo hanno annullato prendendolo sempre in mezzo grazie alla loro esperienza e intesa.
Lo sfortunato cambio tattico
Dalla panchina Roberto Martinez ha pescato Mertens e Chadli, presentando un’opzione tattica potenzialmente rischiosa per gli azzurri, l’abbassamento di De Bruyne, con i centrocampisti azzurri, in questo caso Verratti, che avrebbero avuto l’ardua scelta di decidere se uscire alto sul 7, lasciando il buco per il movimento del napoletano. L’uscita dopo pochi minuti dell’esterno belga ha portato il Belgio a rialzare la sua stella, ma l’interrogativo resta: come si sarebbe adattata la pressione azzurra con lo spauracchio De Bruyne a costruire sulla linea dei centrocampisti? Non lo sapremo mai, e ci va bene così.
Dunque, per l’assalto finale Martinez ha provato ad adottare una sorta di 3-2-4-1 con Mertens e De Bruyne alti e stretti e con Doku e Hazard larghi con i piedi sulla linea per puntare in 1v1, senza avere i risultati sperati, un po’ per una condizione fisica abbastanza deficitaria dei due trequartisti (De Bruyne nel post gara ha dichiarato di aver giocato con uno strappo ai legamenti, mentre Dries Mertens sembra non essere ancora tornato dalla distorsione alla caviglia patita a San Siro), un po’ per un’Italia che ha dimostrato di saper soffrire e difendere con efficacia anche in fasi di forcing avversario.
Saremo in grado di produrre gli stessi risultati in una gara molto diversa contro il possesso della Spagna?
Abbiamo scritto anche l’analisi tattica di Italia-Turchia, Italia-Svizzera, Italia-Galles e Italia-Austria.