Il derby di Milano è sempre una partita estremamente suggestiva, ma quando in palio ci sono punti così pesanti allora ha pochi eguali al mondo. Una vittoria dell’Inter l’avrebbe rimessa ufficialmente in carreggiata, una vittoria del Milan avrebbe invece significato fuga dai cugini (+10). È stata una partita molto bella e dai ritmi intensi, quasi insostenibili. Vediamo nel dettaglio com’è andata.
Le formazioni
Inzaghi con il lusso di avere tutti gli effettivi a disposizione, schiera la formazione che ci si aspettava, quella titolare col solito 3-5-2. Pioli ha invece alcune assenze, prima su tutte quella di Theo Hernandez. La sorpresa nel suo schieramento tattico riguarda lo spostamento di Brahim Diaz sulla fascia destra (al posto di Saelemaekers), con Krunic trequartista centrale pronto a prendere Brozovic, il faro della manovra nerazzurra.
La pressione del Milan: idee e problemi
Come abbiamo visto anche nell’analisi di Juventus-Milan, la squadra di Pioli gioca un calcio di grande intensità, fatto di pressioni alte, marcature uomo su uomo e continuo 1vs1 a tutto campo; la partita di ieri in questo senso non fa differenza: nella prima costruzione dell’Inter Ibrahimovic va sul centrale di parte (o, alternativamente, su Handanovic coprendo la linea di passaggio alle spalle), Leao esce su Skriniar, Brahim esce su Bastoni, Krunic sta addosso a Brozovic come un’ombra, Tonali va a prendere Calhanoglu e Kessié (a fasi alterne, come vedremo) va su Barella.
Una delle idee di Pioli consisteva nel lasciare Perisic libero di ricevere sulla sinistra; il pallone verso il croato è il trigger per il pressing, con Calabria che si fionda immediatamente su di lui.
L’Inter accetta volentieri la pressione del Milan perché se Kessié sale su Barella si crea tanto spazio tra le linee di difesa e di centrocampo del Milan; ciò significa che Handanovic può andare direttamente a cercare le punte con un pallone lungo. L’obiettivo è conquistare la seconda palla e attaccare con più uomini possibile per sfruttare il momentaneo squilibrio della struttura del Milan; è proprio così che sviluppa l’azione che culminerà con il secondo rigore per l’Inter.
Kessié, resosi conto del potenziale rischio se alza la sua posizione per andare a prendere Barella, col passare dei minuti decide di restare più accorto per proteggere i centrali, così facendo però lascia l’ex centrocampista del Cagliari libero di ricevere il pallone, rendendo inutile la pressione alta dei suoi compagni.
Altro principio ferreo della squadra di Pioli oltre la pressione alta sulla rimessa è l’immediata riaggressione una volta perso il pallone. Stavolta però i rossoneri sono stati meno omogenei del solito in questa situazione, dando la possibilità all’Inter di eludere la riaggressione e di proporsi immediatamente in avanti.
La “pressione” dell’Inter: attesa e transizione
Il piano gara della squadra di Inzaghi era chiaro fin dall’inizio: blocco medio, attaccanti passivi e contropiede immediato con tanti effettivi appena si recupera palla. Questo vale soprattutto per il lato destro, dove Barella e soprattutto Darmian erano più accorti in uscita perché temevano di lasciare troppo campo a Leao. Sul lato sinistro invece era più comune vedere Calhanoglu salire sul braccetto di destra e Perisic su Calabria.
Se il pressing dell’Inter è stato rinunciatario, la fase di contropressione è invece spesso stata di alto livello con ottime marcature preventive e un centrocampo predisposto a correre in avanti che ha messo molto sotto pressione il Milan non appena perso palla. Il primo goal arriva proprio da un blitz di Calhanoglu dopo un passaggio corto di Dzeko, ma più in generale dal 30’ al 75’ la riaggressione ha funzionato molto bene costringendo il Milan a uscire solo tramite grandi giocate individuali (come nel caso del dribbling di Calabria su Perisic).
Queste lunghe fasi di apnea hanno anche tolto fiducia ai rossoneri che hanno scelto spesso di andare lungo da Ibra fin dal rinvio dal fondo, rinunciando forse troppo facilmente a partire da dietro.
A prova di ciò, nonostante dati sul PPDA molto diversi, il numero di palle recuperate in alto nel campo è molto simile: 16 per il Milan, 12 per l’Inter.
La costruzione del Milan
È sempre molto interessante vedere il Milan di Pioli per la fluidità dei suoi interpreti. L’idea è quella di mettere di fronte agli avversari una soluzione sempre diversa così da creare confusione. In questa partita le soluzioni più interessanti si sono viste in fase di costruzione, con Kessié che cambiava continuamente posizione giocando a volte da centrale di difesa, altre volte da braccetto (destro o sinistro), altre ancora da play davanti alla difesa, riuscendo a ricevere spesso con discreta facilità alle spalle delle punte dell’Inter.
Come detto all’inizio è stata sorprendente la scelta di Pioli di spostare Brahim sulla destra per inserire Krunic. Il bosniaco ha fatto una partita eccezionale in marcatura su Brozovic per abnegazione e intensità; tuttavia, il Milan in quella zona di campo avrebbe avuto bisogno di più qualità e spunti per creare problemi all’Inter, non è quindi da escludere che Pioli, forte dei 7 punti di vantaggio, abbia preferito una scelta più conservativa avendo sostanzialmente 2 risultati utili su 3.
Calhanoglu e Bastoni: i migliori
Il turco era in una di quelle serate che fanno pensare ai tifosi interisti di averlo insultato per niente per troppe partite, ma stupisce in positivo la sua risposta mentale quando in tanti lo etichettavano come uno che avrebbe sofferto la riapertura al pubblico di San Siro. Miglior partita in nerazzurro finora per qualità e intensità. È stato il nerazzurro a toccare più palloni (76, secondo Brozovic con 63), a fare più contrasti (10, uscendo vittorioso in 7) e a subire più falli (5). I numeri testimoniano la presenza di Calhanoglu in tutte le fasi del gioco, carico a palla per la sfida contro la sua ex squadra.
Detto della buona vena del turco, è sicuramente da citare la gara di Bastoni che finalmente ritrova la brillantezza che sembrava aver perso nelle prime giornate. Tolta una sbavatura in chiusura nei primi minuti, in fase difensiva si è dimostrato sempre preciso nei frequenti 1vs1 con Ibra, specialmente quando lo svedese scendeva a prendere palla.
Ma soprattutto si riscopre ottima arma offensiva dialogando molto bene con Perisic sulla fascia sinistra. Proprio la catena formata da Bastoni e l’esterno croato sta cominciando a funzionare in maniera interessante in entrambe le fasi. I due sono i migliori dell’Inter per pressioni vinte (rispettivamente 6 e 8), e le coperture di Perisic sono state fondamentali per evitare che il Milan sfruttasse il buco lasciato dal centrale italiano per seguire sistematicamente i movimenti incontro di Ibra.
Allo stesso modo, l’out sinistro è sembrato il migliore dell’Inter in fase di possesso, tanto per costruire quanto per rifinire: alla già menzionata abilità di Bastoni nel trovare l’amico Barella in uscita con precisi passaggi diagonali, si aggiungono le sette progressive runs di Perisic e i 3 dribbling combinati dai due, gli unici messi a segno dall’Inter che ricerca molto poco questo fondamentale. Il gioco di Inzaghi, infatti, è orientato a creare superiorità tramite passaggi e tagli senza palla, e anche qui la catena sinistra ha funzionato alla grande.
Bastoni ha generato ben tre shot creation actions (0.3 xA) grazie alle sue sovrapposizioni interne, spesso premiate da Perisic coi tempi giusti. Questo fondamentale che il centrale mancino dell’Inter sta inserendo nel suo repertorio facendo la copia carbone del compagno Dimarco, è molto importante per creare scompensi alle retroguardie avversarie.
La salita di un braccetto difensivo crea di per sé sorpresa alle difese avversarie, ma in più la sovrapposizione interna non permette il classico interscambio ala-terzino con quest’ultimo che non può seguire l’inserimento trovandoselo alle spalle. A questo punto spetta all’esterno alto inseguire, ma vuoi per cattiva comunicazione vuoi per disabitudine il più delle volte si trova ad inseguire, costringendo il centrale di parte ad uscire e tutta la difesa a collassare di conseguenza. La palla che Bastoni, dopo un ottimo dribbling in area, offre a Barella per il 2-1 è un perfetto esempio di quanto appena descritto.
Oltre a tutto questo, Bastoni completa la sua grande prestazione con la solita capacità di lettura, posizionandosi sempre al meglio per ricevere palla anche in zone di campo che possono sembrare inconsuete, ma sono all’ordine del giorno per chi vuole creare superiorità posizionale nell’ormai celebre gioco di posizione.
Bonus Tracks
Nel corso della partita abbiamo notato alcune cose piuttosto curiose, tra errori clamorosi (non decisivi) e scelte antitetiche sui calci piazzati.
Al 14′ la linea difensiva del Milan è messa in un modo orrido a seguito di una pressione andata male, con Kjaer 10 metri più basso di chiunque altro ad accettare un 1vs1 con Lautaro che mette in fuorigioco a palla scoperta, una follia. L’ABC del difensore dice che a palla coperta la difesa può salire, ma a palla scoperta bisogna scappare verso la propria porta.
Molto interessante il discorso sui calci piazzati, con i due allenatori che optato per due filosofie opposte: abbiamo visto in questi primi mesi di stagione che l’arma più efficace con cui l’Inter si rende pericolosa sono proprio i calci piazzati. Pioli, consapevole della fisicità della sua squadra, difende con coraggio dentro la sua area piccola. Difatti l’Inter batte 8 calci d’angolo, ma non si rende mai pericolosa.
Inzaghi invece opta per la scelta opposta, schierando i suoi giocatori molto in alto, all’altezza del limite dell’area. Le immagini in successione rendono perfettamente la differenza tra i due approcci.
Ultimi 15 minuti e conclusione
L’ultimo quarto d’ora di gara ha dato una vita a una gara a sé stante. Se fino a quel punto l’Inter aveva giocato meglio riuscendo a controllare il gioco, nell’ultimo quarto d’ora il Milan ha ritrovato delle energie che sembravano non esserci, assaltando la difesa dell’Inter. A dimostrazione di ciò, dei 1.16 xG raccolti dal Milan nell’incontro, lo 0.86 è stato prodotto negli ultimi 15 minuti (e il palo di Saelemaekers ha un valore basso considerato la distanza del tiro, solo 0,02xG).
Le motivazioni di questo radicale cambio di partita sono due, entrambe vanno imputate all’Inter e alle scelte di Inzaghi: il primo motivo riguarda l’approccio alla partita passivo e conservativo dell’Inter; se lasci impostare gli avversari con tutta la facilità del mondo difficilmente si stancheranno, perché a muoversi è il pallone, non gli uomini; al contrario invece i giocatori dell’Inter hanno dovuto correre molto di più scivolando da una fascia all’altra per mantenere l’equilibrio durante l’impostazione rossonera.
La seconda motivazione invece riguarda la fase di possesso dell’Inter durante la gara: come abbiamo visto, l’idea di Inzaghi era attirare la pressione alta del Milan per poi andare diretto sulle punte. Nel momento in cui Dzeko e Lautaro sono usciti dal campo l’Inter non è più riuscita ad adottare questa strategia, con Correa e Sanchez che non sono minimamente in grado di vincere duelli aerei e tenere su il pallone come Dzeko e Lautaro.
In conclusione, è stato quindi un derby molto divertente che ha visto due squadre di alto livello (le favorite, insieme al Napoli, per la vittoria dello Scudetto) affrontarsi con approcci completamente diversi. Il Milan ha fatto la sua solita partita fatta di intensità, pressing e fluidità posizionale, ma complessivamente non è riuscita a creare tanti pericoli – escludendo i 15 minuti finali. L’Inter invece ha preferito un approccio più cauto per far male al Milan nei momenti di maggiore squilibrio dei rossoneri. L’impressione (confermata dai dati) è che l’Inter abbia fatto una buona partita e abbia creato tantissimo, risultando – come spesso capita – poco cinica quando bisogna far gol.