L’Italia affronta il Galles nell’ultima gara del girone. Una sfida molto tranquilla che ha permesso a Mancini di fare diversi cambi e testare lo stato di forma di chi si era visto meno fino ad ora. Donnarumma, Bonucci e Jorginho sono infatti le uniche conferme dopo le prime due gare.
Il reparto difensivo
Cambiano gli interpreti, ma non il sistema di gioco. Gli azzurri si schierano con il canonico 4-3-3
asimmetrico, scegliendo di impostare a tre per coprire tutti i corridoi in fase avanzata.
La difesa ha subito un vero e proprio stravolgimento, anche per le caratteristiche peculiari dei tre nuovi innesti. Toloi ha dimostrato la sua aggressività ed esperienza contenendo un giocatore velocissimo come James senza mai esporsi all’1v1 sul lungo. Allo stesso tempo però, è sembrato a tratti remissivo in fase di spinta, dove un terzino più puro resta una soluzione maggiormente convincente. Bastoni, invece, che in molti si aspettavano già con la Svizzera dopo l’infortunio occorso a Chiellini, ci ha fatto vedere per l’ennesima volta le sue capacità di leggere le situazioni, non permettendo mai a Bale di consolidare il possesso e offrendo sempre un’opzione in avanti.
La sua proattività è molto interessante abbinata alla qualità tecnica del terzino brasiliano, che si è trovato spesso a sfruttare in prima persona il mezzo spazio liberato da Verratti. Peccato per la sua condizione precaria perché sarebbe potuta essere una soluzione importante in alternativa all’ottimo Spinazzola, più portatore di palla e dominatore della corsia mancina fino a qui.
Il centrocampo
A proposito di Verratti: la sua classe chiamava per una maggiore libertà e, in effetti, Mancini gliel’ha concessa permettendo al talento del PSG di trovare la posizione migliore per servire i compagni con qualità e continuità (103 passaggi completati di cui ben 5 key passes nella sua partita). La sua capacità di alternare le funzioni di secondo regista – ruotando con Jorginho quando Ramsey lo prendeva a uomo – e di rifinitore si sono rivelate fondamentali anche grazie alle doti associative dell’ex Pescara sempre pronto a creare densità in zona palla.
La prestazione di Pessina è una di quelle cose che fanno bene a tutto il movimento azzurro, per un ragazzo che si è conquistato gli Europei sul campo, stagione dopo stagione, dev’essere un’emozione incredibile decidere la partita d’esordio da titolare all’Europeo.
Oltre al goal, l’atalantino ha messo in mostra una prestazione solida, interpretando bene il ruolo e adattando i compiti di Barella alle sue caratteristiche: meno corse palla al piede, più inserimenti senza palla, utili a darci quella profondità che ieri rischiava di mancare.
Il reparto offensivo
Nell’immagine sopra è evidente anche la chiave di volta della partita, a dimostrare una buona capacità di lettura da parte di Mancini che, intorno al ventesimo, scambia gli esterni offrendo a Chiesa la possibilità di isolarsi sull’out di destra e mettere in grossa difficoltà il Galles (13 dribbling per lui con il 62% di riuscita). Perfino Bernardeschi, più libero di svariare, ha potuto rendersi protagonista di una prestazione finalmente convincente. Per il momento ogni cosa che tocca il CT si trasforma in oro.
Oltre ai suoi 1v1, Chiesa ha attaccato la linea con dei movimenti in profondità rivelatisi molto importanti per punire la scelta difensiva del Galles di coprire i mezzi spazi con i braccetti della difesa a tre. Per una linea bassa e già schierata questi tagli diventano molto difficili da leggere e – in ottica Belgio ai quarti di finale – Mancini ha potuto trarre delle informazioni importanti.
Dopo aver schierato Immobile nelle prime due, il CT ha provato anche a cambiare la punta schierando il capitano del Torino Belotti al centro dell’attacco. Nonostante la prestazione sufficiente del Gallo, sono apparsi evidenti i motivi per cui gli viene preferito l’amico laziale: le ricezioni spalle alla porta di Belotti sono macchinose, fanno perdere ritmo al nostro attacco e, soprattutto, non sono supportate adeguatamente dagli inserimenti delle mezzali o degli esterni alle sue spalle.
Inoltre, Immobile attacca la profondità in maniera più intelligente, rivelandosi spesso imprescindibile per gli spazi che crea a favore dei compagni. Belotti, al contrario, ha provato quasi sempre ad attaccare la porta dritto per dritto, andandosi a schiantare contro le due linee basse e compatte schierate da Page.
Italia-Galles è stata una partita magari poco influente in termini di classifica, ma potrebbe comunque rivelarsi fondamentale per il proseguo del torneo azzurro. Almeno tre giocatori – Bastoni, Verratti e Chiesa – hanno mostrato spunti molto interessanti e una tenuta fisica sufficiente per insidiare i titolari già dall’ottavo di finale con l’Austria.
Abbiamo scritto anche l’analisi tattica di Italia-Turchia e Italia-Svizzera.