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L’atto finale dell’Europeo corrisponde con il titolo di Campioni d’Europa per i nostri giocatori, che hanno fatto emozionare una nazione intera, e corrisponde anche all’ultimo articolo di analisi tattica di questa edizione. Una partita preparata bene da Southgate all’inizio ma che è stata vinta per l’ennesima volta da Mancini, forse il vero mattatore di questo trionfo. Andiamo a vedere cosa è successo nello specifico.
L’opposizione inglese: la schermatura
In maniera simile a quanto abbiamo analizzato nella gara tra Italia e Belgio, anche l’Inghilterra nella prima costruzione azzurra ha schierato un blocco alto passivo, con Mount, Kane e Sterling che bloccavano le linee di passaggio centrali verso i nostri creatori di gioco principali e lasciavano libero Emerson a sinistra.
Una delle soluzioni trovate da Mancini consisteva nel far abbassare uno tra Jorginho e Verratti nella prima linea di costruzione per liberare Di Lorenzo con campo sulla fascia destra.
Un’altra grande arma a disposizione di Mancini per superare le prime linee di pressing avversarie che mirano a schermare i nostri registi consiste nell’affidarsi a Leonardo Bonucci e alla sua incredibile capacità di spezzare le linee con un passaggio in verticale, oppure – com’è spesso accaduto in questa gara – affidandosi al lancio lungo (9 passaggi lunghi completati su 18 tentativi).
L’Inghilterra cercava anche – soprattutto nel primo tempo – di venire a prenderci alti sulle rimesse dal fondo, seppur senza pressare con grande intensità. In queste situazioni la squadra di Southgate andava uomo su uomo: Mount su Bonucci, Sterling su Chiellini, Kane su Jorginho, Phillips su Verratti e Rice su Barella, a destra Trippier va su Emerson, mentre a sinistra Shaw si occupa di Chiesa lasciando quindi Di Lorenzo.
In questa situazione Donnarumma ha solo due opzioni: la prima è servire Di Lorenzo, la seconda è servire direttamente in verticale Ciro Immobile, esattamente come abbiamo visto nella partita contro la Spagna.
In ogni caso, la scelta principale di Southgate, dopo aver ottenuto il gol del vantaggio, è stata quella di aspettare gli Azzurri molto basso, soprattutto con i terzini, con il risultato di schiacciare la squadra e favorire il pressing azzurro in riconquista.
In generale, a difesa schierata il CT inglese ha optato per una doppia copertura di Stones e Maguire sui movimenti del centro-destra italiano, mentre Shaw veniva spesso isolato contro Chiesa e i due terzini destri controllavano il lato forte della manovra azzurra. Ai due centrali di centrocampo, e in particolare a Rice sempre in copertura su Barella, il compito di coprire trasversalmente il campo, impedendo le ricezioni alte nei mezzi spazi.
La strategia ha funzionato finchè la difesa è stata mossa poco dagli Azzurri, che anche quando ricevevano nello spazio avevano la difesa a 5 pronta a fermarli.
L’Inghilterra in possesso
Nella prima costruzione l’Inghilterra proponeva una struttura simile a quella italiana: 3 difensori centrali con Walker che stringe a fare il terzo, Rice e Phillips davanti alla difesa, Shaw e Trippier molto alti e larghi. Sono proprio i due esterni i giocatori più importanti per la squadra di Southgate nel primo tempo, la loro posizione è stata un rebus per i giocatori di Mancini che non riuscivano mai a prendere le misure, in particolare su Luke Shaw.
Costante di tutto l’Europeo sono stati i grandi aggiustamenti di Roberto Mancini che hanno quasi sempre trovato una soluzione ai problemi più grossi degli Azzurri, anche in questa partita l’allenatore di Jesi non è stato da meno, infatti per cercare di limitare lo straripante Shaw di inizio gara ha deciso di allargare maggiormente Chiesa in fase di non possesso, a costo di abbassarlo molto.
In questo senso, si è rivelato paradossalmente molto importante il momentaneo infortunio di Jorginho che ha permesso a Mancini di sistemare la squadra davanti e dietro. Infatti, da quel momento Verratti si è abbassato molto di più per giocare palla al posto dell’italo-brasiliano (e infatti ha concluso con 116 passaggi completati su 121 contro i 98 su 103 di Jorginho) e in quel momento ha avuto modo di istruire Chiesa sulla sua nuova posizione.
Un altro grosso problema che hanno dovuto affrontare gli Azzurri è stato quello che avevamo già anticipato nella preview della gara, ossia le ricezioni profonde di Kane che, in maniera simile a quanto proposto da Luis Enrique con Dani Olmo, miravano a creare superiorità numerica nella zona centrale del campo e a far prendere una decisione importante a Bonucci e Chiellini: non seguirlo e lasciarlo libero di giocare con la sua straordinaria tecnica, o seguirlo e rischiare di lasciare un buco attaccabile in particolare da Sterling. È proprio da una ricezione profonda di Kane che nasce il primo gol dell’Inghilterra:
Sbagliata l’uscita da Verratti, si è aperta una prateria per gli inglesi che hanno attaccato molto bene l’area in superiorità numerica sul secondo palo. Se si può pensare che Di Lorenzo e Barella avrebbero potuto adattare meglio la propria posizione sul cross di Trippier con una comunicazione ai limiti della perfezione, resta una situazione molto difficile in cui i meriti dell’attacco superano i demeriti della difesa.
Sempre Kane è stato il centro della maggior parte dei pericoli inglesi nel primo tempo.
Non era solo Kane l’incaricato a ricevere il pallone venendo incontro, anche Sterling e Grealish (nel supplementare) dovevano fare la stessa cosa, ma per nostra fortuna lo hanno fatto in pochissime occasioni. Il rinunciatismo di Southgate ha tolto alla sua squadra una soluzione molto pericolosa; infatti, Sterling e Mount sono stati tagliati fuori dal gioco. in questo senso, abbastanza clamorosi i soli due passaggi effettuati tra il trequartista del Chelsea e Kane.
Primo e secondo tempo: le differenze nel possesso azzurro
I problemi principali della fase offensiva azzurra nel primo tempo sono stati legati a due temi principali: la mancata occupazione dell’area avversaria e la staticità concessa alla difesa posizionale inglese. Nel primo caso, l’Italia ha costruito anche buone trame, soprattutto sulle transizioni dopo aver superato la linea del pressing, ma è mancata l’occupazione piena dell’area contro una difesa inglese così ricca di giocatori di ruolo in copertura costante.
Nel secondo tempo, spinta dalla necessità di recuperare il risultato e dall’entusiasmo successivo al pareggio, abbiamo occupato molto meglio lo spazio mettendo molto più in affanno gli inglesi.
Come anticipato in precedenza, affrontare la difesa inglese senza muoverla ha reso molto complicato andare al tiro e superare la rocciosità degli avversari. Anche quando i movimento sono stati funzionali, le difficoltà da regista offensivo di Ciro Immobile hanno annullato situazioni molto interessanti:
La soluzione adottata da Mancini ha mostrato per l’ennesima volta l’umiltà e la capacità di adattamento del nostro CT che ha fatto una mossa coraggiosa prendendo ispirazione dal match con la Spagna e inserendo Berardi al posto di Immobile. Questo ha permesso in primo luogo di spostare Chiesa, posizionando l’esterno juventino tra la posizione di ala sinistra e di falso nueve, in grande fluidità con Insigne e non dando alcun punto di riferimento alla statica difesa inglese.
In secondo luogo ha anche consentito di aprire lo spazio per le ricezioni che tanto amiamo e per i tagli dietro la difesa.
La chiarezza dei principi
Un altro tema che si è espresso manifesto in questa finale è stata la grande chiarezza dei principi che contraddistinguono il gioco offensivo dell’Italia per tutti gli interpreti, al di là del ruolo. Trovatasi per la prima volta in svantaggio in questo Europeo, gli Azzurri sono stati costretti a trovare soluzione alternative come quella di Cristante al posto di Barella, il falso nueve stesso o l’ingresso di Locatelli, che è entrato per Verratti ma ha giocato nel ruolo disegnato del centrocampista sardo dell’Inter. In questa Nazionale, tutti sanno cosa devono fare.
Falli tattici e rigori
Concludiamo l’ultima analisi tattica di questo grande Europeo dei Campioni d’Europa, con due situazioni estemporanee ma di grande significatività dal punto di vista tattico e dal punto di vista della lucidità mentale. Il primo è il fallo tattico di Chiellini su Saka, che mostra tutta la lucidità del capitano azzurro nonostante il tempo sul cronometro.
La seconda situazione riguarda i cambi effettuati da Southgate per i rigori. Infatti, al 120esimo ha inserito Sancho e Rashford per tirare i penalty decisivi, tra l’altro rischiando nei tre minuti di recupero con Rashford e Sterling terzini e Sancho e Kane mezzali.
La storia ci dice che nella storia dell’Europeo solo sei volte dei subentrati negli ultimi cinque minuti dei tempi supplementari hanno tirato un calcio di rigore nella serie finale e solo una volta il penalty è stato trasformato: nel 1996, durante l’Europeo inglese dell’It’s Coming Home proprio contro l’Inghilterra, da parte di Thomas Strunz. Carragher nel 2006, Zaza nel 2016, Rodri in questa edizione e per l’appunto Rashford e Sancho hanno tutti sbagliato, dimostrando che sia una scelta strategica pessima, che carica i giocatori di un’eccessiva pressione in un momento così importante.
Anche queste situazioni estemporanee hanno fatto una grande differenza, permettendo agli Azzurri di laurearsi Campioni d’Europa per la seconda volta nella loro storia.
Abbiamo scritto anche l’analisi tattica di Italia-Turchia, Italia-Svizzera, Italia-Galles, Italia-Austria, Belgio-Italia e Italia-Spagna.