Italia-Spagna ha dato vita a una vera e propria battaglia tattica tra i due allenatori, con Luis Enrique che ha trovato le soluzioni per far male agli Azzurri costringendoli a fare una partita completamente diversa rispetto alle precedenti cinque giocate nell’Europeo. Sono stati 120’ di assoluta sofferenza contro un avversario di grandissimo livello, fino al sollievo e alla gioia irrefrenabile che riesce a scatenare soltanto quella parte del gioco del calcio che è allo stesso tempo estasi e angoscia: i calci di rigore.
La Spagna e la sua costruzione
Luis Enrique sorprende tutti con il suo 11 titolare: fuori Morata che viene sostituito non da Moreno, bensì da Dani Olmo, il quale giocherà da vero e proprio falso nueve. L’agilità e le capacità tecniche che il giocatore del Lipsia ha messo in mostra orbitando in una zona di campo molto complessa, hanno senza dubbio creato grossi problemi all’Italia. Sul piano tattico, hanno permesso alla Spagna di avere costantemente la superiorità numerica a centrocampo costringendo Bonucci e Chiellini a rompere la linea e giocare una partita lontana dalle proprie corde.
Tuttavia, va sottolineato che non è certo una soluzione nuova per la nazionale spagnola quella di schierare un centravanti che viene incontro a ricevere il pallone, Morata era infatti abituato a svolgere lo stesso compito, seppur con caratteristiche fisiche e tecniche chiaramente diverse rispetto a Olmo.
Nella prima costruzione la Spagna allarga i due centrali, García e Laporte, Azpilicueta e Jordi Alba danno ampiezza, mentre Busquets e Koke giocano da doble pivote. L’Italia risponde con Insigne e Immobile sui due centrali, Barella a uomo su Busquets, Verratti a uomo su Koke e – non nel frame – Jorginho a uomo su Pedri. Sin da subito però notiamo l’importanza di Dani Olmo che viene incontro per prendere palla fino alla zona mediana del campo, quasi da vertice basso. Verratti si trova quindi 2vs1 e non sa se prendere Koke – il suo uomo – oppure Olmo.
Stessa situazione di prima, ma quando la palla arriva al terzino destro, ossia Azpilicueta, è Emerson l’incaricato ad andare in pressione sul capitano del Chelsea, ma ancora una volta Olmo scende molto per ricevere palla e si posiziona alle spalle di Emerson: Verratti si trova nuovamente 2vs1.
La posizione di Dani Olmo è stata a dir poco fondamentale per la costruzione e il mantenimento del possesso della Spagna, ha infatti permesso alla squadra di Luis Enrique di essere sempre in superiorità numerica a centrocampo (4vs3) e di trovare costantemente un uomo libero sia nella prima costruzione – in particolare Busquets, liberissimo di ricevere in numerose occasioni – che tra le linee.
Per evitare di far ricevere liberamente tra le linee Pedri e Dani Olmo, l’Italia ha lasciato Busquets libero di ricevere e di impostare innumerevoli volte, non esattamente il giocatore che vuoi lasciare con metri di spazio per impostare.
Le soluzioni di Mancini
Roberto Mancini è stato molto abile nel presentare diverse soluzioni per contrastare la superiorità numerica spagnola al centro del campo: nella prima metà del primo tempo uno tra Bonucci e Chiellini doveva alzarsi e andare a prendere Dani Olmo tra le linee, ristabilendo la parità numerica a centrocampo.
L’Italia ha rinunciato quasi subito a questa soluzione – che sembrava la più logica – per via della reticenza di Bonucci e Chiellini ad uscire in maniera aggressiva sulla trequarti, seppur i tagli di Ferran Torres e Oyarzabal non sono sembrati ficcanti al punto da giustificare una scelta così conservativa.
La seconda soluzione, quella che avevamo previsto nella nostra preview, consisteva nell’abbassare il baricentro e schermare la linea di passaggio per Busquets con Immobile.
La terza soluzione richiedeva un grande sacrificio in fase difensiva da parte di Insigne e Chiesa, i quali erano incaricati di marcare rispettivamente Koke e Pedri per ristabilire la parità numerica a centrocampo.
La costruzione italiana
Ormai conosciamo bene la struttura dell’Italia quando deve costruire: impostazione 3+2, esterni che danno ampiezza, Insigne e Barella nei mezzi spazi. In questa partita però, complice il pressing asfissiante degli spagnoli nella prima costruzione, la squadra di Mancini non è mai riuscita a impostare dal basso come ci aveva abituato. La Spagna bloccava tutte le linee di passaggio e Donnarumma era spesso obbligato a cercare il lancio verticale verso Immobile, che è stato però anticipato da García o Laporte in ogni circostanza, oppure a cercare Emerson che veniva lasciato libero di ricevere per poi venire pressato immediatamente da Azpilicueta.
La Spagna lasciava spesso Emerson libero di ricevere il pallone, ma appena ciò avveniva Azpilicueta andava subito in pressing con grande intensità, spesso recuperando la palla; nei pochi casi in cui Emerson riusciva a dialogare con Verratti e Insigne, principalmente con degli uno-due, trovava però tanto campo da attaccare, ed è proprio da questa situazione che si sono create le più pericolose palle gol del primo tempo.
Possibile soluzione al pressing della Spagna
Come abbiamo scritto in precedenza, la Spagna pressava uomo su uomo i nostri tre centrocampisti centrali, curiosamente era Busquets l’incaricato a prendere Barella sul centrosinistra. Questa soluzione attuata da Luis Enrique ha creato continuamente un enorme buco tra le linee di difesa e di centrocampo della Spagna, ma l’Italia, specialmente nel primo tempo, non è riuscita a sfruttare questa situazione a suo vantaggio.
È forse proprio questo il motivo che ha spinto Roberto Mancini a cambiare radicalmente formazione: al 61’, immediatamente dopo il gol di Chiesa, il tecnico italiano sostituisce Immobile con Berardi, schierando Lorenzo Insigne come falso 9, sostanzialmente replicando la soluzione iniziale di Luis Enrique con Dani Olmo; è una mossa che funziona perché gli spagnoli non riescono a capire chi debba occuparsi di Insigne.
I due goal
L’Italia è stata abile a sfruttare una delle tante transizioni lunghe che ci sono state offerte. Recuperata palla in uscita, Donnarumma è molto svelto a leggere la situazione e vedendo la struttura spagnola molto disordinata quasi spinge Verratti in contropiede.
Un po’ di imprecisione e stanchezza non ci hanno permesso di essere maggiormente incisivi, ma l’azione del goal ha evidenziato tutte le falle della Spagna in questa fase di gioco. Il centrocampo fa un enorme fatica a correre all’indietro e la linea difensiva è parsa inadatta.
La Spagna, invece, in maniera quasi inesorabile ha sfruttato quel movimento incontro della punta che abbiamo fatto così fatica a leggere per tutti i 120’. In questo caso è Morata a ritagliarsi lo spazio nel cuore del centrocampo azzurro, ricevendo indisturbato e libero di puntare la nostra linea difensiva.
Il problema sembra essere sempre lo stesso: Pessina è a uomo su Busquets e, una volta schermato, si fionda correttamente in pressione su Laporte; Verratti e Jorginho sono 2v2 con le mezzali spagnole, mentre il movimento incontro di Morata non viene seguito da nessuno. Da questa immagine, sembrerebbe di nuovo troppo conservativa la scelta di Bonucci e Chiellini di non spezzare la linea, anche a patto di concedere quella ricezione.
Ma dal fermo immagine sotto, si coglie la complessità della situazione. La posizione di Olmo (cerchiato in rosso) è ancora una volta molto fastidiosa, ma sarebbe dovuto essere competenza di Toloi dopo l’ingresso di Morata, con Bonucci libero di aggredire il compagno alla Juve. Tutto presumibilmente nasce da un errore iniziale di Berardi nel posizionamento o, magari, nella comunicazione con Jorginho. Il giocatore del Sassuolo rimane nel mezzo, né seguendo Jordi Alba né stringendo su Pedri, costringendoci così all’inferiorità numerica.
La stanchezza in questo frangente ha chiaramente giocato un ruolo fondamentale, a maggior ragione per una squadra che è passata da avere il 65% di possesso palla a concederlo. Anche Barella qui, con più lucidità, può stringere in zona palla su Morata chiamandosi Chiesa più stretto sulla mezzala spagnola.
La finale con l’Inghilterra padrona di casa ci riserverà sicuramente delle difficoltà in fase difensiva, ma altrettanto certamente ci permetterà di affrontare la partita come meglio sappiamo fare.
Con la palla.
Abbiamo scritto anche l’analisi tattica di Italia-Turchia, Italia-Svizzera, Italia-Galles, Italia-Austria e Belgio-Italia.