Buona la prima, meglio la seconda.
Gli Azzurri replicano il 3-0 ma soprattutto la prestazione che ha annichilito i turchi contro una squadra più organizzata, più solida e meglio allenata di quella di Gunes, che però poco ha potuto contro un’Italia bella e impenetrabile. Lo scontro delle panchine tra Mancini e Petkovic lo vince nuovamente il CT azzurro, che ha battuto il collega con le solite armi: palleggio, intensità e occupazione corretta degli spazi, senza lesinare esperimenti che potranno rivelarsi utili nel corso della competizione.
Vediamo più nel dettaglio, come è andata Italia-Svizzera.
Impostazione dal basso
L’idea alla base della costruzione azzurra è quella che abbiamo imparato a conoscere, ossia impostazione a tre, doppio regista e occupazione dei mezzi spazi destro e sinistro, ma con qualche piccola variazione dovuta all’avversario e alla partita con i turchi.
Infatti, Di Lorenzo ha giocato tutta la partita da terzo bloccato, vista la duplice minaccia Embolo-Seferovic, mentre Berardi e Insigne hanno seguito il canovaccio della seconda metà della partita d’esordio, con il primo più largo sulla destra, e conseguentemente Barella sulla trequarti destra, e il secondo da mezzapunta sinistra, con la fascia libera per Spinazzola. La ricerca di quello spazio alle spalle di Xhaka e Freuler è stata la chiave per la manovra azzurra e ha causato gli squilibri risultati decisivi per la vittoria azzurra..
Tuttavia, questa non è stata l’unica scelta strategica di Mancini in costruzione, che ha messo in mostra un classico del Sassuolo di De Zerbi: impostazione a 4, con Locatelli che va a coprire la zona del terzino sinistro, permettendo all’esterno, Spinazzola, di spingersi in avanti. Questo ha creato vantaggio numerico sia sulla pressione dei tre giocatori offensivi svizzeri ma anche sui centrocampisti che si sono trovati costantemente sorpresi alle spalle da Insigne e Barella nei mezzi spazi.
Detto ciò, è importante fare una distinzione rispetto alla partita con la Turchia. Mentre i turchi sono rimasti bassi in attesa, la Svizzera ha provato ad alzare la pressione, scontrandosi con due muri che l’hanno resa inefficace: la qualità della regia azzurra e le scelte strategiche del CT.
Innanzitutto, è fondamentale sottolineare quando sia difficile pressare la nostra nazionale, che ha almeno quattro elementi sopra la media in fase di impostazione in Jorginho, Locatelli (o Verratti) ma anche in Bonucci e Donnarumma. Se le doti del difensore juventino sono note, particolarmente interessanti sono stati due passaggi dell’ex portiere rossonero che hanno spezzato in due le linee del pressing nella ripresa. Naturalmente, quando la linea del pressing viene saltata con tanta facilità dalla qualità degli interpreti, si creano voragini in cui Barella, Spinazzola, Immobile e Berardi possono sguazzare.
Inoltre, quando la Svizzera è riuscita a contrastare bene le nostre fonti di gioco, è andata in scena un’altra delle ispirazioni italiane del CT, targata questa volta Antonio Conte. Nell’azione che porterà al gol dell’1-0, l’uscita avviene tramite la ricezione venendo incontro di Spinazzola, che gioca di prima il pallone verso Immobile, pronto a salire verso il portatore di palla mentre alle sue spalle si inserisce Barella, creando un equivoco tattico tra Xhaka e Schar, che devono reagire in fretta al cambio di marcatura. Nel frattempo, Berardi dà ampiezza sul lato debole, dove viene trovato da una palla meravigliosa di Locatelli in un 1vs1 dinamico nello spazio.
Al di là dell’aspetto più strettamente tattico, c’è un altro discorso da fare riguardo all’approccio svizzero, più prettamente psicologico. I nostri avversari hanno avuto paura di difendersi bassi e hanno cercato di rispondere alla prestazione con la Turchia, alzando il baricentro, cosa che gli si è rivoltata contro. Questo può essere un importante fattore mentale nelle prossime partite dato che gli Azzurri hanno dimostrato di essere efficaci se lasciati giocare nella metà campo offensiva, ma ancora più pericolosi se pressati alti.
Particolarmente esemplificativo dell’eccessivo atteggiamento svizzero è stata la posizione di Mbabu nell’impostazione svizzera, posizionato altissimo con l’obiettivo di schiacciare Spinazzola. Al contrario, l’Italia ha accettato la possibilità di un 1vs1 nello spazio, trovando tantissimo spazio sulla fascia sinistra ad ogni riconquista del pallone.
La pressione azzurra
La tipologia di pressing sviluppato dagli Azzurri è variata in base al posizionamento del pallone: se nella propria trequarti e in quella offensiva la pressione è stata altissima, la squadra di Mancini ha optato per una difesa molto più posizionale quando gli svizzeri giocavano palla nel cerchio di centrocampo.
La strategia difensiva è stata sviluppare un gioco di coppie sulle possibili fonti di gioco elvetiche: i due esterni d’attacco a coprire sui braccetti, Immobile in copertura su Schar, Barella e Locatelli sui mediani mentre Jorginho si occupava di chi giocava sulla trequarti tra Embolo e Shaqiri, andando a formare una sorta di 4-1-4-1 a schermare gli avversari. In questo caso, l’obiettivo non è recuperare il pallone con l’aggressività ma forzare una giocata difficile e sfruttare un’avversaria fuori equilibrio.
Detto ciò, va comunque sottolineato come la Svizzera abbia curato molto meglio le uscite rispetto alla Turchia, grazie alle abilità di Xhaka, sicuramente più a suo agio in cabina di regia rispetto a Yokuslu, e dei giocatori offensivi, che si sono fatti vedere maggiormente dei colleghi turchi dando linee di passaggio ai difensori.
La chiave della gara: i mezzi spazi
Petkovic si è approcciato alla partita con un grande dilemma dopo Italia-Turchia: come marcare i mezzi spazi. Se i turchi hanno deciso di marcarli con i terzini, creando continui 2vs1 sulle fasce e concedendo km di spazio a Barella, la risposta del tecnico svizzero è stata duplice: se a Barella è stata dedicata la marcatura di Xhaka, con Akanji sempre pronto a coprire sia l’interista che Berardi, ad Insigne è stata dedicata la marcatura a uomo di Elvedi, che ha cercato, inutilmente, di negargli la ricezione del pallone anche lontano dalla porta.
Hanno completato il piano difensivo la stretta marcatura su Immobile da parte di Schar mentre gli esterni si sono occupati delle rispettive fasce. Tuttavia, se questo ha abbastanza limitato Barella in fase di costruzione statica (perché in fase dinamica è un motorino e anche Xhaka l’ha sofferto alle spalle), ogni movimento incontro di Insigne ha portato all’alzamento di Elvedi, creando uno spazio enorme alle sue spalle per Immobile e per i centrocampisti, in particolare Locatelli viste le doti di inserimento maggiori rispetto a Jorginho.
Ma se la marcatura dei terzini non funziona, quella dei braccetti nemmeno e quella dei mediani rischia di abbassare la squadra, come si marcano questi (per gli altri) maledetti mezzi spazi? Speriamo la risposta non sia dietro l’angolo.
Come ci si poteva aspettare, proprio da un inserimento di Locatelli arriva l’1-0. Dall’1vs1 di Berardi visto in precedenza, il sassolese dribbla sul fondo dove Akanji copre il primo palo, mentre Schar segue il taglio da prima punta di Barella e Elvedi si occupa di Insigne. Tuttavia, lo scambio di posizione tra Immobile e Barella causa confusione negli svizzeri e mentre Freuler si aspetta che a coprire l’inserimento del centrocampista (solitamente Barella ma in questo caso Locatelli) sia Xhaka, come accaduto fino a quel momento, il compagno di mediana rimpiazza Schar su Immobile: si crea il corridoio libero per Locatelli dell’1-0.
Nonostante le dichiarazioni dell’autore della doppietta nel post partita, gli inserimenti di Locatelli erano chiara parte del gameplan degli Azzurri, che addirittura avrebbero potuto sfruttarli molto meglio.
Il difetto: l’ampiezza
L’Europeo è iniziato come meglio era difficile immaginare ma se dobbiamo sottolineare un difetto a volte mostrato dall’Italia è stata la tendenza a non creare la giusta ampiezza sulla fascia destra. Più di una volta, Berardi si è accentrato, come è naturalmente portato a fare, senza il giusto rimpiazzo di Barella, congestionando l’area di rigore e permettendo agli svizzeri, ma a tratti anche ai turchi, di difendere l’area con otto o nove uomini.
Le soluzioni sono due: una maggior attenzione tattica della catena di destra oppure l’inserimento di Chiesa, tendenzialmente più portato all’esterno. Se l’Italia trovasse sempre le giuste spaziature, il turbinio di movimenti della sua fase offensiva potrebbe essere veramente un rebus per chiunque.
Anche perché quando l’Italia attacca con ampiezza, seguire tutti i movimenti e contro movimenti di esterni, centrocampisti e attaccante è davvero difficile marcare: è il gol del 2-0.
La fase finale: difesa a tre?
Per concludere, non si può non dedicare uno spazio all’esperimento portato avanti da Mancini negli ultimi venti minuti. Usciti Insigne e Berardi, sono entrati Chiesa e Toloi, componendo un 3-5-2 molto asimmetrico.
In fase difensiva, la linea è diventata a 5, anche se spesso uno dei cinque rompeva la linea pressando più alto, specialmente i due braccetti in uscita sulle punte, ricomponendo momentaneamente la linea a 4. Offensivamente, la scelta è stata ancora più peculiare con Chiesa che affiancava Immobile partendo dalla fascia sinistra mentre conseguentemente Spinazzola si abbassava sulla linea dei centrocampisti e Di Lorenzo si spingeva molto alto, quasi sulla linea degli attaccanti.
Più volte la nazionale ha assunto una forma a metà tra il 3-5-2 e il 3-1-3-3 (un po’ alla calcio totale), con Jorginho o Locatelli più bassi in regia e Di Lorenzo a metà tra centrocampo e attacco. Ha un po’ ricordato l’impostazione di qualche decennio fa da difesa a tre con Toloi terzino marcatore, Spinazzola terzino fluidificante sulla linea del centrocampo e Di Lorenzo tornante destro a tutta fascia. Sarà molto interessante vedere come e quando utilizzerà questa soluzione Mancini, soprattutto se dovesse usare una versione più offensiva con un esterno di ruolo al posto di Di Lorenzo.
Nel frattempo, ci godiamo una grande Nazionale, che sta vincendo sia sul piano fisico-caratteriale che sul piano tecnico-tattico, in attesa di avversarie più probanti magari già dagli ottavi di finale. Tuttavia, prima delle partite ad eliminazione diretta, c’è da chiudere il girone e la partita con il Galles potrebbe essere l’occasione per vedere nuovi volti e, chissà, nuovi esperimenti.
Abbiamo scritto anche l’analisi tattica di Italia-Turchia.