Oltre alle polemiche sterili su chi abbia vinto più trofei tra Mourinho e Pedro, cosa ci ha fatto vedere di bello la stracittadina della capitale?
Una partita di quelle che infiammano una settimana prima i cuori e le menti dei tifosi. Quella tra Roma e Lazio è una partita che negli anni ci ha regalato gol e spettacolo. Non è il caso invece degli ultimi tre derby, dove a stento sono arrivati gol (2 in 3 derby, 0 per la Roma). Come mai? Perché si è scelto palesemente di rendere la partita che ferma per una settimana la città di Roma, più del traffico, una mera sfida di nervi e di tuffi sul manto “erboso” dell’Olimpico.
La partita di domenica: la paura fa 90 e passa minuti di noia
Roma e Lazio nel secondo tempo hanno prodotto solo occasioni potenziali, con Dybala che, non potendo tirare da dentro l’area di rigore, sceglie due volte di servire un Bove letteralmente sfinito. I biancocelesti, dal canto loro, si sono affidati al tiro di Vecino da fuori, e ad un Immobile che ormai sente il peso degli anni e passa più tempo a protestare con Paredes che a cercare il gol. Ma da cosa si è vista la paura delle due squadre?
Innanzitutto, nell’atteggiamento. La Roma, dopo quindici minuti di buon pressing alto e di transizione positiva e con un Karsdorp a chiudere tre azioni offensive da esterno ad esterno, arretra il baricentro. Arriva l’occasione della Lazio, con i giallorossi che, come da qui a due anni, non mette un uomo in uscita a contendere il tiro da fuori. Luis Alberto allora prende la mira e trova la traversa. Poco dopo arriva la parata di Rui Patricio su un colpo di testa in area di rigore. Lo sforzo offensivo della Lazio finisce, inesorabilmente, lì.
La Lazio? Impaurita e titubante
Entrambe le squadre avrebbero voluto passare in vantaggio primo tempo e passare la ripresa ad annullare l’avversario. La cura e la preparazione alla partita da parte della squadra di Sarri è stata gravemente insufficiente, infatti il tecnico toscano ha provato, con i cambi, a cercare di sistemare il vuoto tattico del secondo tempo.
Rimane comunque interessante e raro trovare una squadra che abbia preparato la partita peggio della Roma del terzo anno domini mourinhano, che invece riesce nel secondo tempo controlla senza troppa fatica la gara.
Ciao Mou, che ne pensi di fare qualche cambio?
Al 70’ la Lazio è in confusione, appena pressati i centrali calcio in rimessa laterale i palloni che gli arrivano, si fa poco filtro e si fa fatica a uscire palla al piede. La Roma ha l’inerzia della partita, ma Mourinho sembra essere poco interessato a vincere la partita. Come ha fatto intendere lui, un punto negli scontri diretti non è mica da buttare.
La scelta conservativa la si vede anche nei cambi. Con Aouar, El Shaarawy, Belotti e Azmoun, invece di azzannare la preda titubante, si fanno due cambi conservativi. Arrivano così le scelte di far entrare due terzini bloccati (cioè difensivi) come Celik e Kristensen, facendo prende i dovuti applausi a Karsdorp e Spinazzola. Entrano anche Renato Sanches e Azmoun, a risultato ormai acquisito e senza tempo per loro di incidere sulla gara. Perché non sono stati fatti i cambi quando l’inerzia della gara era, incredibilmente, favorevole?
La prossima volta meno scenate e più calcio.
A me nel calcio sono da sempre poco piaciute le manifestazioni di arroganza e di maleducazione dei giocatori in campo. Può andare bene una volta o due, ma se si passano due tempi a fare scenate, (che poi i ragazzi più giovani scopiazzano con poca inventiva), allora della partita cosa devo commentare?
Diciamo anche basta a queste dimostrazioni di forza non richieste, come Pedro, sempre per terra, neanche fosse un derby di provincia in Seconda Categoria, a Immobile che chiede un cartellino anche per il massaggiatore, a Paredes che ha una brutta parola per tutti. Posso sapere se sia concesso pretendere uno spettacolo di calcio in uno stadio adibito anche a questo sport, e non ad una rissa da San Lorenzo il sabato sera, fatte anche male. Però posso comprendere che sia un modo per spezzare la noia di quanto fatto vedere in campo.