“Chi non ama il mancino di Dybala ha dei seri problemi con i sentimenti”. Riprendendo questa frase, ormai celeberrima, pronunciata da Lele Adani nei confronti di Paulo Dybala in una telecronaca di qualche anno fa, introduciamo Ivan Ilic, talento classe 2001 di proprietà dell’Hellas Verona.
Il centrocampista serbo, ovviamente mancino puro, è indubbiamente uno di quei giocatori su cui cade l’occhio quando scende in campo: eleganza nei movimenti, delicatezza tecnica, raffinatezza nel trattare il pallone e quella sensazione di tranquillità quando gestisce anche le situazioni più intricate in mezzo al campo.
Quando parliamo di Ilic, però, non parliamo solo di estetica, perché alle sue movenze naturali e quasi celestiali sa abbinare ottime dosi di sostanza, corsa e soprattutto continuità nel corso della partita.
Dopo essere transitato dal Manchester City, nella sua esperienza italiana – nello specifico al Verona – Ilic ha incontrato tre allenatori, ora diventati quattro: prima Juric che lo ha sicuramente forgiato a livello temperamentale, poi Tudor che ne ha esaltato le qualità in impostazione, successivamente Cioffi e ora Bocchetti, che – specialmente al rientro dall’infortunio – dovrà fare di lui un leader tecnico per provare a raggiungere una salvezza complicata.
Come dicevamo, oltre alle qualità tecniche in impostazione e per ciò che riguarda la gestione del pallone, Ilic ha inserito in queste stagioni di Serie A anche grandi qualità dal punto di vista tattico, delle letture difensive e dei movimenti chiave in mezzo al campo. Dal suo arrivo, possiamo dire oggi che è cresciuto sia atleticamente e muscolarmente che livello atletico, diventando così un giocatore abbastanza completo nonostante l’età.
Per identificarlo potremmo definirlo un “box to box”, un “tuttocampista”, anche se quella di “centrocampista puro” rimane probabilmente la sintesi migliore per descrivere il suo ruolo e i suoi compiti sul terreno di gioco. Di certo parliamo di un talento che deve stare nella parte centrale di campo per esaltare le sue qualità di gestione e smistamento del pallone.
Con tutta probabilità trova la collocazione ideale in un centrocampo a due come nel calcio di Juric prima e di Tudor poi, ma rimane una pedina utilissima anche da mezzala sinistra e lascia buone sensazioni per un futuro dal play basso davanti alla difesa con compiti più difensivi, posizionali e di prima costruzione.
Nell’ipotetico e possibile sviluppo da mezzala però, su cui stava cercando di mettere mano anche Cioffi prima dell’infortunio, Ilic dovrà necessariamente lavorare sugli inserimenti e sulla continuità in zona gol, anche se allo stato attuale delle cose può già ricoprire, e stava ricoprendo, quel ruolo con profitto mettendo sul piatto le sue capacità in consolidamento del possesso, verticalizzazione e progressione della manovra.
Tra i grandi pregi di Ilic c’è sicuramente la grande qualità tecnica e la capacità di battere al meglio calci piazzati arcuati, tesi o più morbidi a seconda della necessità, la facilità del cambio di gioco sul lato debole con sventagliate tanto lunghe quanto precise, l’abilità di transitare in zona di costruzione e rifinitura scegliendo la giocata giusta grazie a innati tempi di gioco che, infatti, lo rendono un giocatore speciale.
Da non sottovalutare però la sua intensità, la capacità di farsi trovare al posto giusto al momento giusto, la prontezza in fase d’interdizione di recuperare palla e far ripartire l’azione con velocità trovando impreparato l’avversario, garantendo quindi alla sua squadra situazioni di transizione positiva potenzialmente pericolose.
Indubbiamente il ragazzo ha anche margine e potenziale, soprattutto per ciò che riguarda la personalità, ancora un po’ di fisicità e l’utilizzo del piede debole che va assolutamente affinato.
Inseriti questi tasselli nella già variegata gamma di caratteristiche del serbo, potremo parlare di un prospetto che ha praticamente tutto per diventare stabilmente un centrocampista di livello europeo e internazionale. Sicuramente il mondiale che avrà la possibilità di giocare prossimamente con la maglia della Serbia, al netto dell’integrità fisica, e quindi di una convocazione, potrà essere una prima vetrina intercontintale, molto importante e interessante.
Del resto, il Manchester City ci aveva investito, la scorsa estate si erano interessate il PSG ma soprattutto la Lazio di Sarri, che tornerà certamente alla carica al termine di questa stagione con l’obiettivo di accaparrarsi l’erede di Luis Alberto e un’importante alternativa a Cataldi nel ruolo di play.
Tanto dipenderà ovviamente dal percorso di crescita e sicuramente dalla maturazione fisica del classe 2001, ma le sensazioni su un giocatore di talento, di livello e grande potenziale non possono che essere molto positive.
E poi, ricordiamocelo, chi non ama il mancino di Ilic… ha dei problemi con i sentimenti, rischia di pentirsene per sempre, oppure più probabilmente di innamorarsene durante il tragitto.