Quando si inizia a leggere un articolo di scouting su un giocatore si parte sempre dallo stesso punto, che funge da fondamento per iniziare ogni analisi: nome, nazionalità e ruolo in cui gioca. Tuttavia, si può fare un passo oltre a questi prodotti classici e a tratti ignoranti la complessità del gioco del calcio, passando a report meglio strutturati che spostano l’asticella della conoscenza un po’ più in alto, dedicandosi non tanto ai ruoli ma ai compiti che il calciatore esegue e che potenzialmente potrà eseguire. In questo modo, si fuoriesce dallo spartito in cui il soggetto è inserito e si ha una visione più ampia, dando una prospettiva non solo di ciò che è ora con una determinata maglia ma di quello che potrebbe essere in ogni squadra pretendente alle sue prestazioni.
Ciò nonostante, a volte ci si imbatte in giocatori che rendono limitata anche questa ottica, perché sono in grado di lasciarsi alle spalle le categorizzazioni divenendo al contempo punte di sostanza e centrocampisti fantasiosi, assidui ricercatori della profondità e registi centrali per la circolazione, silenziosi killer e cardini della fase di pressione: sono i giocatori totali. Totali perché sanno fare tutto, totali perché non sono ingabbiabili in un ruolo o in un compito, ma fanno di tutto seguendo come indicatore il più moderno e al contempo intuitivo dei principi calcistici: lo spazio.
Christopher Nkunku è uno di quei giocatori lì, un giocatore totale che pensa il calcio come pochi sanno fare ed eccelle in tutto ciò che un allenatore può richiedere. Questo è, se si vuole, un elogio a Christopher Alan Nkunku.
Gli inizi
La storia calcistica di Christopher Nkunku ripercorre quella di tanti giovani francesi nati dopo la prima metà degli anni ’90 ed ha come protagonista indesiderato un nemico interno: l’egemonia del Paris Saint-Germain. Con l’avvento degli emiri qatarioti, i parigini hanno iniziato il processo di formazione del loro personale dream team, investendo senza limiti e creando corazzate sempre più forti che hanno ammazzato non solo la competitività della Ligue 1 ma anche le possibilità di emergere per i giovani dell’Accademy.
Sono tanti, tantissimi i calciatori di talento che sono cresciuti sotto l’ombra della Tour Eiffel ma che non hanno mai avuto una reale chance con la maglia blu e hanno deciso di partire alla ricerca di un’opportunità. Coman, Ferland Mendy, Diaby, Maignan, Ikoné e Soumaré sono solo alcuni dei giocatori capaci di affermarsi dopo aver lasciato le giovanili del PSG, mentre talenti come Timothy Weah, Tanguy Kouassi, Yacine Adli e Adil Aouchiche si candidano a ripercorrere i loro passi e alcuni giovanissimi come Kalimuendo e Pembelè potrebbero ritrovare le stesse difficoltà una volta rientrati a Parigi dai prestiti in giro per la Francia.
Tra tutti questi, Nkunku è il giocatore che meglio rappresenta il lato vincente nella scelta di abbandonare la casa madre, sia per il livello di prestazioni e di traguardi raggiunti lontani dalla Senna, sia per l’evoluzione che ha avuto a 360 gradi come calciatore e che non sarebbe stata possibile sotto l’ombra dei fenomeni vestiti di blu. Nato e cresciuto a Lagny-sur-Marne, città natale di Paul Pogba, il classe ’97 arriva a Parigi giovanissimo nel 2010 e percorre tutta la trafila delle giovanili fino all’esordio in prima squadra, contro lo Shakhtar in Champions League appena compiuti i 18 anni.
Paris Saint-Germain
Nelle quattro stagioni parigine, raccoglie in totale 78 presenze, giocando 44 minuti in media, segna 11 gol e fornisce 4 assist, ma il suo ruolo nella rosa e in campo resta poco definito e la sua versatilità in campo si trasforma presto in un’etichetta con scritto “senza ruolo”. Nella stagione 16/17, Emery lo schiera per 7.6 90s (poco meno di 8 partite da 90 minuti giocate) al fine di dare riposo a Neymar sulla fascia sinistra ma soprattutto a Marco Verratti, arretrandolo in posizione di mezzala per sfruttare le sue doti di palleggio. L’anno successivo arriva Tuchel che aumenta il suo impiego (quasi 17 partite da 90 minuti giocate), lo porta sull’altra fascia ma continua ad utilizzarlo come tappabuchi tra l’attacco e il centrocampo, schierandolo perfino da terzino destro.
Lipsia
Dunque, l’estate 2019 diventa un punto di snodo focale per il 21enne Nkunku: rimanere a Parigi a giocarsi le sue carte con la probabile prospettiva di essere usato come coltellino svizzero da riserva oppure partire e puntare su sé stesso e sulla sua crescita. La proposta che lo convince a uscire dall’ombra della Tour Eiffel, e dei suoi campioni, arriva dalla Germania ed è una proposta che “ti mette le ali”. A chiamarlo è l’RB Leipzig, sulla cui panchina si sta sedendo il giovane allenatore più incensato al mondo: Julian Nagelsmann, 32 anni e proveniente dall’Hoffenheim che aveva condotto fino alla Champions League.
Il gioco del tecnico bavarese è un gioco propositivo di possesso e riaggressione, in cui i concetti fondamentali sono fluidità e spazi, gli elementi perfetti per esaltare Nkunku e rendere un giocatore senza una zolla di campo un giocatore a tutto campo. Nella prima stagione Nagelsmann lo schiera tra la fascia e il mezzospazio sinistro, dove può sfruttare le sue enormi qualità tecniche e di lettura in rifinitura. Risultato? 5 gol e 13 assist in 44 presenze (28.8 90s), terzo posto in Bundesliga e semifinali di Champions League.
La stagione successiva, con la partenza verso Londra della stella Timo Werner, il tecnico chiede al franco-congolese di fare uno step ulteriore all’interno del gioco per diventare un regista offensivo in grado di svariare su tutta la trequarti e creare gioco per sé e i suoi compagni.
Aumenta il numero dei gol, sette, e diminuisce il numero degli assist, otto sebbene i 9.2 xA non si discostano di tanto dai 9.9 della stagione precedente, ma cresce soprattutto il coinvolgimento complessivo di Nkunku, sebbene la percentuale di minuti giocati si assesti comunque al 64.2%, appena il sesto dato più alto tra i giocatori di movimento e dietro ai compagni di reparto Dani Olmo (74.7%) e Marcel Sabitzer (68.1%). Christopher è un giocatore importante ma non è ancora la star.
Si arriva a quest’estate e per il Lipsia è momento di cambiamenti: Nagelsmann e Sabitzer lasciano in direzione Bayern Monaco e sulla panchina della Red Bull si siede Jesse Marsch, proveniente dall’altra squadra con le ali, il Salisburgo. Complice l’infortunio di Dani Olmo, l’interregno Marsch si basa su un concetto fondamentale: il Lipsia gioca con Christopher Nkunku e altri dieci.
Con il nuovo tecnico, il francese gioca il 90.5% dei minuti, dato più alto tra i giocatori di movimento, parte il 94.1% delle volte da titolare e raramente viene sostituito, 81 minuti di media per presenza, tutti dati più alti nella sua carriera professionistica.
Ma non solo Nkunku viene posto al centro del progetto, i suoi compiti in campo variano leggermente ma con risultati significativi: Marsch gli chiede di giocare meno verso la palla e più verso l’area avversaria, tanto che nelle partite disputate con Poulsen, è il francese la vera prima punta della squadra, sia in fase di possesso che di non possesso, mentre spetta al danese fare da collegamento tra i reparti. Al contrario, nei match disputati con André Silva, il portoghese ha mantenuto la posizione centrale mentre è spettato a Christopher di appoggiarlo, soprattutto dal centrodestra.
Insomma, se Nagelsmann aveva cercato di sfruttare la sua abilità di lettura degli spazi per creare per i compagni dai mezzispazi, Marsch l’ha sfruttata per creare per sé stesso sulla profondità e Nkunku ha risposto esplodendo definitivamente sul piano internazionale. In Champions, segna sette gol e distribuisce un assist in sei partite, mentre in patria aggiunge altre otto marcature e sei assistenze, doppiando il proprio record storico di segnature in una stagione ad inizio dicembre.
Andando più in profondità nell’analisi statistica, negli ultimi 365 giorni Christopher si colloca nel 96esimo percentile per non penalty goals e per tiri in porta per 90 minuti tra le ali (79esimo e 83esimo tra le punte), 98esimo per percentuale di tiri in porta (93esimo tra le punte), 91esimo percentile per gol per tiro (72esimo tra le punte) e 94esimo per npxG per 90s (69esimo tra le punte). L’aumento dei gol è conseguente a tutti i dati registrati sulle sue conclusioni: Nkunku tira di più, tira più in porta, da più vicino e di conseguenza con più precisione.
Come detto, questi numeri sono la conseguenza della capacità di Nkunku di leggere gli spazi e i tempi, per attaccare la profondità alle spalle della linea difensiva avversaria (sfruttando la nona velocità più alta registrata in Bundesliga, 35.54 km/h) oppure per trovare la posizione tra i difensori avversari in situazioni più statiche come una prima punta d’area. Inoltre, i numeri e le prestazioni positive hanno permesso di aumentare la sua confidenza sotto rete, mostrando freddezza e varietà di soluzioni davanti alla porta.
Tuttavia, le letture elitarie degli spazi non lo aiutano solo nell’attacco dell’area ma anche nelle ricezioni lontano dalla porta, dove può mettere in mostra le sue doti balistiche, soprattutto con il piede destro, come ampiamente dimostrato anche nelle soluzioni da fermo.
Infine, fisicamente non parliamo certo di un gigante, 1.75×75 kg circa, ma di un giocatore fortissimo di gambe che sfrutta il proprio baricentro basso e la frequenza delle leve per difendere i vantaggi e proteggere il pallone.
Altra conseguenza logica dell’avanzamento richiesto da Marsch è stata la diminuzione del numero di tocchi rispetto al giocatore al centro che occupava tutta la trequarti nella passata stagione o alla mezzala delle stagioni parigine.
Tuttavia, non bisogna pensare che Nkunku tenda ad isolarsi dalla manovra: tocca più palloni che nella prima annata tedesca ed è rispettivamente nel 98esimo percentile per tocchi se confrontato con le punte (78esimo con le ali), 97esimo percentile per tocchi nel terzo di campo offensivo (89esimo tra le ali) e 83esimo per tocchi in area, statistica dove spicca tra le ali entrando nell’89esimo percentile.
Dunque, Christopher resta un giocatore che ama scendere a prendersi il pallone per costruire l’azione ed è un fluidificatore estremamente utile ma ha progressivamente spostato la sua area d’azione più avanti, rinunciando a qualche tocco per aumentare quelli nella zona più pericolosa del campo.
Causa della diminuzione dei tocchi è chiaramente la diminuzione delle ricezioni dai compagni di squadra. Se l’andamento dei suoi target e delle sue ricezioni è facilmente spiegabile con il ruolo e i compiti assegnategli nel corso della sua carriera, più interessante è osservare la continua discesa nella percentuale di ricezione rispetto ai target, causata dalle maggiori attenzioni riservategli dalle difese avversarie ma soprattutto dalle zone di campo più intasate e complesse in cui si è trovato a giocare.
Inoltre, è interessante notare come in questa stagione stia registrando il suo massimo storico per ricezioni progressive, a dimostrazione di quanto bene stia sfruttando le sue capacità di lettura dello spazio per ricevere passaggi sempre pericolosi che permettono di creare per sé e per gli altri.
Infatti, la più grande qualità di Christopher Nkunku resta sempre la lettura dello spazio e del gioco, caratteristica che lo rende un giocatore iper-moderno e scalabile ad ogni livello e in ogni contesto. Tuttavia, questa capacità non è sfruttata solo per andare al tiro ma anche nella creazione e nelle spaziature.
Il francese è un giocatore eccezionale nel trovare lo spazio per ricevere rompendo le linee della pressione sia a livello primario, con ricezioni dirette, sia a livello secondario, muovendosi in relazione ai movimenti dei compagni e pensando il gioco un passaggio in avanti. Giocatori di questo tipo sono praticamente indifendibili per una difesa già occupata a reagire al pallone e ai propri compagni e creano lo spazio per tutti gli altri.
Ovviamente un giocatore in grado di leggere così bene per sé stesso non può che avere una visione da artista del passaggio, capace di infilare palloni dove neanche la difesa se li aspetta grazie alle proprie letture e alla qualità tecnica.
A completare il quadro, Nkunku sfrutta il baricentro basso e la frequenza di corsa per essere un dribblatore sempre pericoloso, mantenendo controllo e dominio della palla soprattutto per crearsi uno spazio per calciare verso la porta o passare ai compagni molto più che per saltare l’uomo in isolamento. Questo si nota anche nelle situazioni di pulizia del pallone, in cui sfrutta il controllo e le solite letture per trovare spazio e saltare le linee di pressione. Poi se fa delle giocate così:
I numeri di Nkunku
Come si traduce questo in numeri? 93esimo percentile rispetto alle ali dei top 5 campionati europei per xA (expected assist, 99esimo per le punte), 98esimo per npxG+xA (91esimo per le punte), 91esimo per key passes, nonostante la diminuzione rispetto alle passate stagione per via dei nuovi compiti (99esimo per le punte).
Non è tutto: è 94esimo per SCA (shot creating actions, 99esimo), 97esimo per GCA (goal creating actions, 99esimo), 82esimo per SCA derivate da dribbling (93esimo) nonostante sia appena nel 48esimo per dribbling tentati, 86esimo per GCA derivate da dribbling (87esimo) e, per non farsi mancare nulla, 95esimo per rigori guadagnati, grazie al controllo della palla e la capacità di proteggerla fisicamente.
Ma quindi i difetti quali sono? La verità è che è molto difficile individuarne. Ci si potrebbe aspettare che non sia abile nei duelli aerei visto il fisico non statuario ma si classifica nel 79esimo percentile rispetto alle ali dei top 5 campionati europei per percentuali di duelli aerei vinti (70esimo rispetto alle punte), dunque ben sopra la media, e le reti al Manchester City hanno mostrato il suo impatto anche nel gioco aereo.
Qualcuno potrebbe notare che è un po’ restio a giocare di piede debole (16esimo percentile per passaggi tentati di sinistro, 3.68 a partita contro i 36.98 di destro) ma si tratta per l’appunto di una tendenza più che di un’incapacità, osservando i palloni serviti ai compagni.
Ci si potrebbe aspettare che l’impegno difensivo per un giocatore dal così alto carico offensivo sia limitato ma si parla comunque di un prodotto di Nagelsmann e del calcio tedesco, che ha come impronta digitale la pressione uomo su uomo a tutto campo. Infatti, tra le ali Nkunku si colloca all’82esimo percentile per tackle tentati (91esimo tra le punte), 78esimo per pressioni (90esimo), 99esimo per pressioni nel terzo offensivo (90esimo) e 86esimo per pressioni riuscite (95esimo), a dimostrazione di come non solo si impegni nel pressing ma sia anche bravo nella lettura (manco a dirlo) delle trame avversarie, talmente capace da rientrare nel 91esimo percentileper SCA da azioni difensive (94esimo tra le punte).
Se prendiamo a riferimento invece solo le punte, si trova nel 97esimo percentile per palloni recuperati e 94esimo per intercetti. D’altronde, Jesse Marsch l’ha immediatamente etichettato come “un giocatore senza debolezze”, un altro modo per definire il giocatore totale: Christopher Nkunku.
Prospettive future
Il futuro prossimo di Nkunku ha subito uno scossone già pochi giorni fa quando il Lispia ha esonerato Marsch a causa dei risultati molto deludenti di inizio stagione: undicesimo posto in Bundesliga e un girone di Champions sicuramente proibitivo, contro le ex finaliste City e PSG, ma in cui i tedeschi hanno buttato le possibilità di qualificazione perdendo in casa contro il Brugge e gettando alle ortiche due partite convincenti contro i parigini.
La panchina è stata affidata prima momentaneamente a Achim Beierlorzer, vice di Marsch, per la partita finale di Champions con il City vinta 2-1 mentre la Red Bull ha optato per un altro giovanissimo allenatore per fare partire il nuovo corso: Domenico Tedesco, 36enne nato in Italia ma trasferitosi in Germania all’età di due anni.
Nei due match post esonero, Nkunku ha giocato in coppia con André Silva, per cui è complesso definire in anticipo quanto cambieranno i compiti del francese, tuttavia nella gara d’esordio del nuovo tecnico contro il Gladbach Christopher ha confermato la sua voglia di continuare nel suo momento realizzativo segnando un gol e distribuendo un assist, dopo aver regalato un velo magico per il raddoppio dell’attaccante portoghese e dopo aver servito un pallone a porta vuota su un recupero difensivo al proprio compagno di reparto, sprecato contro la traversa.
Per quanto riguarda il futuro più lontano, che potrebbe essere datato già estate 2022, le opzioni scontate per l’ulteriore salto di livello di Nkunku sono tre: Manchester City, Bayern Monaco e Paris Saint Germain. Il primo rappresenta un incontro voluto dal cielo tra lo scienziato del calcio e dello spazio, Pep Guardiola, e il giocatore perfetto per giocare da centravanti o da mezzapunta nel suo calcio, grazie alla tecnica, le letture e, ormai, la capacità di segnare in ogni modo.
Il secondo rappresenta il ritrovamento tra Christopher e il suo padre calcistico, Julian Nagelsmann, che potrebbe metterlo al centro del suo gioco sulla trequarti alle spalle di Lewandowski. Il terzo sarebbe il ritorno a casa, che lo stesso Nkunku non ha escluso, ma che al momento sembra alquanto improbabile vista la compresenza di Mbappé, Neymar e Messi; tuttavia, se il francese dovesse partire verso Madrid, ecco che le porte si riaprirebbero. Il problema per tutte le pretendenti sarà dato dal prezzo del cartellino che sta salendo verticalmente e nonostante secondo il CIES si attesti già tra i 60 e i 70 milioni, potrebbe salire ulteriormente.
Probabilmente sono in molti i club e i tifosi a mangiarsi le mani per non avere piazzato il colpo quest’estate, quando a Christoper si riconosceva un gran talento da passatore ma un’età non da baby stella e una vena realizzativa non incisiva. In particolar modo a piangere dovrebbe essere la Juventus che ha bisogno esattamente di questo tipo di giocatore per completare il suo 4-2-3-1 ibrido, in cui Nkunku garantirebbe la qualità che manca nella ricerca dei compagni e nel superamento delle linee di pressing e allo stesso tempo il movimento sulla profondità e la riaggressione che tanto è assente in questa rosa.
Chissà cosa sarebbe potuto accadere se Cristiano Ronaldo fosse partito un po’ prima e la Vecchia Signore avesse avuto il tempo di chiudere un’operazione senza fretta. Adesso, l’affare sembra sempre più difficile e sempre più lontano mentre Nkunku continua a dominare e la Red Bull si lecca i baffi in vista della solita clamorosa plusvalenza.