Il 5-1 finale descrive perfettamente l’andamento di una partita in cui per l’Inter ha funzionato tutto, e per il Milan quasi nulla
Siamo al minuto ‘88 del match e i tifosi interisti accompagnano ogni passaggio dei propri giocatori con un fragoroso “olè”, celebrando il risultato ormai acquisito e sbeffeggiando i rivali cittadini, sconfitti sonoramente. Il punteggio è già quello finale, un largo 5-1 a favore dell’Inter di Simone Inzaghi, che ha dato una lezione al Milan di Stefano Pioli.
Il risultato rispecchia l’andamento della partita – che non c’è stata – ma non i presupposti con cui le due squadre di Milano si affacciavano a questo Derby della Madonnina. Nerazzurri e Rossoneri arrivavano infatti a questa sentitissima sfida appaiati in testa alla classifica, a punteggio pieno e reduci entrambi da un inizio di stagione convincente.
Nonostante i numerosi volti nuovi consegnati ai due allenatori dal calciomercato estivo, sembrava che entrambe le squadre avessero già trovato un nuovo equilibrio in campo, valorizzando i rispettivi acquisti estivi. Vista l’importanza simbolica della partita – in palio c’erano il primato in classifica e il predominio cittadino – tutto ci si poteva aspettare tranne che una partita così squilibrata, che ha visto l’Inter dominare per larghi tratti il match.
Ma non si tratta di un caso: il progetto tattico di Inzaghi ha funzionato alla perfezione, mettendo in difficoltà un Milan che non è riuscito a trovare le adeguate contromisure al piano partita nerazzurro.
L’inter la sblocca subito
Bastano poco più di 4 minuti all’Inter per portarsi in vantaggio. Al primo vero possesso del match, dopo una lunga fase di palleggio milanista, Thuram scappa a Thiaw sulla destra e approfitta dello sbilanciamento del difensore tedesco per mettere al centro il pallone che trova Dimarco sul lato opposto, pronto a offrire l’appoggio all’accorrente Mkhitaryan che colpisce di prima e fulmina Maignan.
Oltre a un approccio ben più determinato da parte dell’Inter, emerge subito la scelta tattica degli uomini di Inzaghi: mentre Thuram si lancia in avanti duellando con Thiaw, l’area avversaria viene occupata dagli attaccanti, da entrambe le mezzali ed entrambi gli esterni interisti.
Particolarmente spregiudicate sono state fin dall’inizio anche le istruzioni impartite a Dumfries. L’olandese si è trovato, soprattutto nel primo tempo, a giocare molto spesso da attaccante aggiunto, abbandonando la corsia laterale per incunearsi tra le due punte del 3-5-2 schierato da Inzaghi.
L’intenzione del mister nerazzurro era quella di approfittare della grande intraprendenza offensiva di Theo Hernandez, avversario diretto di Dumfries sulla fascia di destra dell’Inter, sfruttando l’enorme spazio lasciato dal terzino rossonero alle proprie spalle.
E il piano si è dimostrato efficace: anche il secondo gol dell’Inter nasce infatti sulla fascia destra. L’azione è generata dal “contromovimento” degli attaccanti – mentre Thuram scappa in profondità, Lautaro va incontro al pallone sulla propria trequarti difensiva e con una fantastica apertura alla cieca trova proprio Dumfries, scattato anch’egli in avanti. L’esterno olandese trova poi Thuram, che conclude l’azione con un destro meraviglioso che si spegne all’incrocio dei pali.
Poco da dire sul gesto tecnico: una perla. Non è però sottovalutare l’intuizione di creare una situazione di parità numerica avvicinando uno dei due esterni alle due punte in fase di contropiede, che ha mandato in tilt la linea difensiva milanista.
L’importanza di Marcus Thuram
Quella di fidarsi dei propri centrali difensivi, lasciandoli in 1vs1 contro gli attaccanti interisti è stata probabilmente una scelta deliberata da parte di mister Pioli, che contava di poter rischiare qualcosa in più nei duelli individuali, per favorire la vena offensiva di Theo da una parte e creare densità con l’accentramento sulla mediana di Calabria dall’altra. A posteriori, naturalmente possiamo dire che la scelta non ha pagato.
E la causa del fallimento del piano rossonero ha un nome e un cognome: Marcus Thuram. Il figlio del grande Lilian è arrivato in Italia senza essere circondato dall’aura del grande goleador: in effetti, nelle sue quattro stagioni passate tra le fila del Borussia M’gladbach, è andato a segno solo 44 volte, con il picco di prolificità raggiunto l’anno scorso con 16 gol.
Si pensava che la sua collocazione ideale fosse quella sull’esterno dell’attacco, per sfruttare la sua falcata e la sua notevole progressione. Inzaghi però ha visto da subito in lui un ottimo partner per Lautaro, tipicamente un attaccante associativo e votato gioco collettivo.
Senza la potenza di Lukaku e la raffinatezza tecnica di Džeko, Thuram è un perfetto mix dei due ex nerazzurri. E in questo Derby ha dimostrato di poter spartire perfettamente col Toro Martinez il peso dell’attacco interista. Nel corso del Derby ha vinto 3 dei 4 duelli a terra con il diretto marcatore Thiaw (dati Sofascore) e ha saputo approfittare della sua esuberanza fisica per sprigionare la sua rapidità nell’ampia sezione di campo lasciata libera davanti dall’Inter durante le fasi di difesa posizionale nei pressi della propria area di rigore. I primi due gol, compreso il suo, lo vedono coinvolto con una gran corsa nello spazio.
Per il prosieguo della stagione gli viene chiesto di dimostrarsi un finalizzatore più incisivo rispetto a quanto messo in mostra in passato: se dovesse confermare il trend realizzativo della scorsa stagione, l’ultima in Bundesliga, l’Inter potrebbe non rimpiangere le partenze degli attaccanti che hanno fatto le sue fortune nel recente passato.
E il Milan?
Sull’altra sponda, quella milanista, si può dire invece che del piano tattico studiato da Pioli abbia funzionato poco o nulla.
Il tecnico parmigiano ha provato a impostare la partita sul controllo del pallone da parte del suo 11, spostando – come abbiamo visto – il terzino Calabria in mezzo al campo in impostazione per cercare di riempire la zona centrale e creare un reticolo più fitto di passaggi in fase di risalita del pallone. Questo accorgimento non ha funzionato.
Il contestuale avanzamento di Loftus-Cheek e Reijnders, anziché aiutarli nella ricerca dello spazio alle spalle della linea mediana dell’Inter, non ha fatto altro che escludere i due centrocampisti dal gioco. Le iniziative di entrambi poi, quando in possesso del pallone, si sono andate ad infrangere contro la diga eretta dall’Inter, che ha tenuto meno il pallone (40% di possesso palla e 340 passaggi completati contro il 60% e i 526 passaggi del Milan, dati Sofascore), ma ha protetto in maniera efficace la zona di rifinitura al limite della propria area, rendendola inaccessibile agli avversari.
Le uniche occasioni, arrivate nel secondo tempo, sono arrivate grazie a delle disattenzioni della difesa dell’Inter: prima un’azione che nasce da una palla inattiva, con Barella sorpreso dal movimento alle sue spalle di Leão, che finisce però in fuorigioco, poi un’incursione di Theo Hernandez, che sfugge ai difensori nerazzurri con uno slalom personale e conclude a lato da distanza ravvicinata.
Troppo spesso, vista l’impossibilità di penetrare centralmente lo schieramento difensivo dell’Inter, il Milan ha cercato la soluzione con palla alta, generalmente con un lancio diagonale dalla trequarti diretto verso Giroud. La punta francese, tuttavia, non ha mai avuto controlli puliti, disturbato dai marcatori e dalla scarsa precisione dei passaggi a lui destinati.
Solo in occasione del gol gli avanti rossoneri sono riusciti a muovere a sufficienza il blocco difensivo avversario, mostrando il potenziale del proprio repertorio offensivo: Acerbi non segue l’intelligente movimento di Giroud verso il centrocampo, nella terra di nessuno tra centrocampo e difesa, contestualmente Leão si muove in direzione opposta sfuggendo in profondità alle spalle di Darmian e mandando fuori sincro il movimento della linea difensiva. E da lì, nessuno degli altri 21 in campo sarebbe stato in grado di tenere il suo passo nella corsa.
Il diverso impatto delle sostituzioni
Quando il Milan accorcia le distanze, si potrebbe pensare che l’inerzia della partita possa cambiare, regalandoci una mezz’ora abbondante di partita infuocata e vibrante. Non è stato così: il Milan non riesce ad alzare i giri del proprio motore e a imporre il forcing necessario per trovare il pareggio. E a questo punto, è la maggior profondità in panchina dell’Inter a venire fuori e a dare lo strappo decisivo al match.
Mentre l’ingresso dei vari Chukwueze, Musah, Okafor e Jovic non ha portato alcun beneficio per i Rossoneri – gli ultimi due in particolare non si sono mai visti nel finale di partita – con i subentrati che sono rimasti ai margini del gioco, gli innesti di Inzaghi hanno impresso un cambio di direzione netto alla partita.
In particolare Frattesi, subentrato a Barella e in stato di grazia dopo la doppietta con la Nazionale sempre a San Siro, si è preso un ruolo di primo piano in questo derby, prima combinando con Darmian e Çalhanoğlu per lanciare l’azione del 3-1 di Mkhitaryan, poi andando lui stesso a segno col quinto gol che ha arrotondato il risultato dopo il rigore trasformato da Çalhanoğlu.
Il gol realizzato dal centrocampista ex Sassuolo, seppur arrivato a risultato già acquisito, conferma il suo ottimo momento di forma ed esalta la sua capacità di inserimento:
Conclusioni
Il Milan è uscito da questa stracittadina fortemente ridimensionato, tanto che si sono cominciate a sentire le prime (ingiustificate) voci di scricchiolii della panchina di Pioli. Dall’altro lato, l’Inter è stata immediatamente indicata come favorita n.1 per lo scudetto, vista la prestazione più che convincente sia sul piano del gioco, sia sul piano dello spirito e dell’intensità emotiva.
Naturalmente, i rispettivi esordi in Champions League a qualche giorno di distanza dal derby hanno mitigato questi giudizi affrettati: il Milan, pur non riuscendo a trovare il gol contro il Newcastle del grande ex Tonali, ha regalato una prestazione molto più convincente e meritevole dei tre punti.
Al contrario, l’Inter ha acciuffato un pareggio in extremis contro la meno quotata Real Sociedad, che ha approfittato degli errori dei nerazzurri per “regalare” agli uomini di Inzaghi un inizio di campagna europea ben al di sotto delle attese.
Senza farci influenzare troppo dai risultati e dagli episodi, possiamo comunque trarre degli spunti tattici interessanti da questo Derby di Milano. L’Inter ha dimostrato di poter essere una squadra più solida difensivamente rispetto alla passata stagione, in cui ha concesso ben 42 gol agli avversari, e più prolifica in attacco: dall’integrazione della coppia Lautaro-Thuram passano le sorti della stagione nerazzurra. Starà a Mister Inzaghi lavorare sull’intesa della coppia d’attacco titolare.
Il Milan, al contrario, non può prescindere dalle maggiori creatività e intraprendenza dei suoi interpreti di centrocampo per dare al proprio palleggio la rapidità e l’imprevedibilità necessarie per essere regolarmente una squadra pericolosa. La qualità degli attaccanti di Pioli è fuori discussione: la capacità di saperli innescare farà certamente la differenza.