L’Arsenal sta vivendo un periodo molto delicato della sua storia. I gloriosi fasti del passato sono ormai poco più che vessilli da rispolverare nei momenti bui, il presente ci mostra una squadra giovane e volenterosa che ha iniziato bene la stagione ma che appare ancora diverse spanne sotto le “big four” di Premier. Il futuro però potrebbe essere roseo nel nord di Londra.
I Gunners, infatti, nelle ultime stagioni hanno avviato un importante piano di svecchiamento al fine di garantire una competitività futura basata perlopiù sulla valorizzazione dei vari settori giovanili. Il fiore all’occhiello di questo progetto a medio-lungo termine è senza dubbio Bukayo Saka, capace in pochi anni di prendersi prima squadra e nazionale con una disarmante naturalezza all’interno di un percorso nel club che rappresenta quasi un unicum nel calcio moderno.
Accanto all’abbagliante astro di Saka però c’è chi, forgiato da esperienze diverse ma con egual talento e determinazione, è riuscito a far brillare la propria stella tra le mura dell’Emirates diventando idolo, a vent’anni, di una tifoseria romantica e passionale sempre affamata di nuovi beniamini: stiamo parlando di Emile Smith Rowe.
Chi è Emile Smith Rowe?
L’avventura di EMS parte da Thornton Heath, vasta area del borgo di Croydon, ad un paio d’ore dal centro di Londra. La zona è celebre per due motivi: aver dato i natali a personalità di spicco tra calcio e musica (Zaha, Wan-Bissaka e Stormzy sono tutti nativi del posto) ed essere uno dei borghi con il più alto numero di crimini in tutta la zona metropolitana londinese.
In questo ambiente Emile, incoraggiato dal padre Leslie ex calciatore semi-professionistico, muove i primi passi in una scuola calcio locale. Tra i compagni guadagna subito il soprannome di “Emzinho” grazie all’abilità di dare del lei al pallone illuminando con giocate di assoluta qualità. Il suo talento è indubbio e la prima chance arriva a nove anni.
Al Chelsea, infatti, tramite uno dei tanti scout locali, viene segnalato questo bambino che potrebbe avere le carte in regola per entrare nella prestigiosa Academy dei Blues. Il provino per Emile è un sogno che si avvera; infatti, pur tifando Arsenal grazie ai racconti del fratello maggiore, ha come idolo da sempre Frank Lampard e la possibilità di ripercorrere le orme del suo mito è una tentazione troppo forte.
Durante lo stage Smith-Rowe ha modo di confrontarsi con i talenti delle giovanili Blues ed in particolar modo contro Reece James con cui si scontra spesso e volentieri sulla fascia e che ne decanterà le lodi definendo, durante una delle ultime interviste, un top player.
I dirigenti del Chelsea, tuttavia, non la vedono nello stesso modo e scartano Smith-Rowe senza troppe remore. Il ragazzo, come confessato da lui stesso, patisce molto il colpo, le parole “something about you is not big enough” lo fanno vacillare ma non lo dissuadono dal suo obiettivo: diventare un calciatore professionista.
La svolta definitiva arriva nel 2010. Smith-Rowe riesce a guadagnare un provino per la Hale End Academy, la porta d’ingresso alle giovanili dell’Arsenal. Al contrario del Chelsea, i Gunners e soprattutto il loro manager Andries Jonker non ci pensano molto ed una volta visto all’opera lo bloccano subito, con buona pace di papà Leslie storico tifoso del Tottenham.
L’ascesa del “local boy“
L’avventura ad Hale End all’inizio non è facile. Emile, accompagnato dai genitori, ogni giorno deve viaggiare dal sud al nord di Londra e nel frattempo studiare per mantenere una media scolastica accettabile. Gli allenamenti sono duri, i viaggi stancanti dunque Leslie e Fiona Rowe prendono la difficile decisione di trasferirsi vicino Hale End per stare vicini al figlio. Da quel momento non si perderanno neppure una partita.
Emile, nel frattempo, brucia le tappe da predestinato. A 16 anni esordisce in U23, a 17 vince il FIFA WORLD CUP U17 con l’Inghilterra capitanata da Phil Foden. Freddy Ljungberg, allenatore e coordinatore delle giovanili dell’Arsenal nonché leggenda del club, rimane stregato dal talento di EMS che diventa, dopo aver firmato il suo primo contratto professionistico, un membro stabile della U23 dove chiude il suo primo anno con due gol ed un assist all’attivo.
La stagione 2018/19 rappresenta il primo turning point della carriera. Unay Emery si è accorto del talento di Smith Rowe e decide di convocarlo per la tournee estiva dei Gunners. Il ragazzo non perde tempo e trova la sua prima marcatura in maglia Arsenal contro l’Atletico Madrid in International Champions Cup. Il gol è di pregevole fattura: dribbling per smarcarsi, un rapido sguardo al bersaglio e destro potente e preciso a giro per trafiggere il portiere. È l’inizio di una grande annata.
Il 20/09/2018 infatti il nativo di Croydon subentra ad Iwobi contro il Vorskla Poltava in Europa League diventando il primo nato dopo il 2000 ad esordire per l’Arsenal. Nei match successivi, contro Qarabag e Vorskla, trova anche i primi gol ufficiali con i Gunners che lo fanno entrare di diritto nella storia del club.
Il magic moment sembra non finire più. Il ragazzo continua a farsi trovare pronto e in Carabao Cup, contro il Blackpool, si toglie anche la soddisfazione di segnare dinanzi al suo pubblico all’Emirates mandando in delirio i fan ormai innamorati del “local boy”.
I prestiti e la pandemia
L’esordio in Premier League sembra essere ormai prossimo ma a gennaio, tra lo stupore generale, Smith Rowe viene ceduto in prestito semestrale al Lipsia. L’idea è quella di accumulare minuti e confrontarsi con una realtà diversa, uscire dalla comfort zone. La realtà però è più complessa. Un infortunio all’inguine ne compromette la stagione e la sua avventura tedesca si chiude con appena 28 minuti complessivi distribuiti su tre presenze.
La stagione successiva EMS la trascorre in prestito all’Huddersfield Town in Championship. Tuttavia, prima di raggiungere la nuova squadra a gennaio si toglie la soddisfazione di esordire in Premier League a 19 anni, gettato nella mischia dal suo mentore Ljungberg nella sconfitta contro il Manchester City.
L’annata tra i Terrier è positiva, il ragazzo trova continuità con due gol (di cui uno decisivo per la salvezza della squadra nella vittoria contro il West Bromwich Albion) e prestazioni che fanno notizia tra gli addetti ai lavori; al termine di questa esperienza l’Arsenal decide, su pressione di Ljungberg, di riportarlo a casa.
La pandemia rallenta ma non arresta lo sviluppo di Smith Rowe. Il ragazzo si allena duramente e, al contrario di molti altri colleghi, afferma che giocare con gli stadi vuoti lo ha aiutato a gestire meglio la pressione e l’ansia di cimentarsi dinanzi al grande pubblico.
Homecoming e definitiva consacrazione
Il ritorno all’Arsenal però non è esattamente da favola. Il nuovo allenatore, Mikel Arteta, vorrebbe sin da subito portarlo in prima squadra ma purtroppo un pesante infortunio alla spalla lo tiene lontano dai campi fino a metà ottobre.
L’esordio stagionale arriva solo a novembre, tanto per cambiare in Europa League, contro il Molde. In poco più di due settimane Smith Rowe realizza un assist e due gol in EL ma il debutto in Premier League tarda ancora ad arrivare.
Il sogno, tuttavia, si realizza in occasione del Boxing Day; l’Arsenal in piena crisi di risultati ospita il Chelsea di Frank Lampard e Arteta, deluso dal rendimento di Willian, decide di provare Smith Rowe titolare come trequartista.
Sembra una di quelle storie che rendono grande Hollywood: il ragazzo di Croydon, scartato dal Chelsea 11 anni prima, esordisce con la sua squadra del cuore contro gli storici rivali allenati dal suo idolo di infanzia. La prestazione è da incorniciare. Smith-Rowe illumina con le sue giocate e si toglie anche la soddisfazione di fornire l’assist per il 3-0 di Saka.
L’annata dell’Arsenal non è di quelle felici, i Gunners infatti falliscono l’accesso alle coppe europee e vengono eliminati dal Villareal dell’ex Emery in Europa League. Smith Rowe riesce tuttavia a scalare posti nelle gerarchie e si toglie anche la soddisfazione di realizzare due gol: uno contro il West Bromwich e l’altro proprio contro il Chelsea che permette all’Arsenal di conquistare sei punti in stagione contro i Blues, non succedeva dal 2004.
L’estate del 2021 è quella della definitiva consacrazione. Smith Rowe rifiuta il corteggiamento dell’Aston Villa (arrivato ad offrire anche 40 mln per renderlo il sostituto di Grealish) e rinnova per cinque anni con i Gunners scegliendo di indossare la storica maglia n’10 resa vacante da Ozil e precedentemente appartenuta ad un altro illustre membro della Hale End Academy: Jack Wilshere.
La stagione corrente non è iniziata nel migliore dei modi per la squadra del Nord di Londra con tre sconfitte nelle prime tre partite; tuttavia, dopo la vittoria contro il Norwich il trend sembra cambiato: nelle ultime 12 partite i Gunners ne hanno persa solo una contro gli alieni del Liverpool.
Smith-Rowe è stato grande protagonista di questo netto cambio di rotta. Il “local boy” infatti ha finora giocato 13 partite da titolare realizzando 5 gol (di cui tre consecutivi, diventando il quarto giocatore sotto i ventuno anni a riuscirci dopo Anelka, Reyes e Fabregas) e 3 assist sfornando prestazioni tanto convincenti da valergli la chiamata in nazionale maggiore dove, contro San Marino, ha realizzato anche il suo primo gol con la divisa dei Tre Leoni.
Che giocatore è Emile Smith Rowe?
Calzettoni bassi, testa sempre alta, velocità di pensiero ed esecuzione. Il soprannome di “Croydon De Bruyne” datogli da Jack Grealish rende piuttosto bene il best case scenario che Smith-Rowe può ambire a diventare. In maniera molto simile al fantasista del City anche il trequartista dell’Arsenal ama svariare su tutto il fronte offensivo cercando da solo la miglior posizione in campo, per poi premiare i compagni con assist precisi (il suo allenatore all’Huddersfield disse “Emile can find space in a telephone box”) o arrivare alla conclusione in maniera spesso pericolosa.
Impiegato in maniera indifferente da trequartista centrale o laterale nel 4231, EMS ama partire dalla sinistra per accentrarsi e calciare di destro. Durante gli anni della Academy veniva spesso impiegato da mezzala di qualità dove, grazie alla sua visione di gioco ed abilità nel palleggio, risultava decisivo per saltare la prima linea di pressing avversario. La tendenza a rientrare a centrocampo per ricevere palla ed avviare l’azione l’ha mantenuta anche in prima squadra dove Arteta spesso gli chiede di accentrarsi in mediana per aiutare la squadra in uscita dalla difesa.
In più occasioni è stato provato anche da ala pura nel 433 e falso nueve nel 4231 al fine di creare spazi per gli inserimenti di Aubameyang e Saka. La sua duttilità tattica è un’arma preziosa che lo ha reso un insostituibile nello scacchiere tattico del tecnico spagnolo.
Smith Rowe abbina infatti alla perfezione quantità e qualità. Il suo contributo in fase difensiva è sempre molto prezioso. I terzini dell’Arsenal spingono molto in fase di costruzione e dunque è fondamentale per gli esterni non solo fornire appoggi ma anche coprire in caso di contropiede; Smith Rowe fa tutto ciò alla perfezione risultando importante soprattutto quando la squadra si schiaccia sotto pressione degli avversari.
Il principale punto di forza del giovane trequartista, oltre ad un elevato IQ calcistico, è il suo impeccabile senso dello spazio. Smith Rowe, infatti, è abilissimo negli inserimenti senza palla, legge in anticipo i movimenti della difesa e segue sempre alla perfezione la manovra offensiva facendosi trovare pronto su ribattute e palle sporche al limite o dentro l’area; non è un caso se la maggior parte dei suoi gol sono da opportunista più che da rifinitore.
Fisicamente brevilineo (182cm x 79kg), Smith Rowe è un giocatore rapido ma non esplosivo. Non è uno sprinter o un giocatore velocissimo sul lungo, predilige sempre puntare l’uomo a testa alta sfruttando i movimenti e gli scambi con i compagni. Il suo dribbling è sempre pulito e preciso (68% di efficacia), funzionale alla sua idea di sviluppo dell’azione, tuttavia, pur essendo in grado di calciare bene anche di sinistro, può risultare spesso prevedibile non avendo un primo passo bruciante.
Per caratteristiche e movenze più che De Bruyne la somiglianza immediata è con il Jack Grealish visto all’Aston Villa. Un fantasista totale capace di creare per sé e per gli altri svariando su tutto il fronte offensivo con egual efficacia. Non un finalizzatore puro ma un giocatore abile a sfruttare le lacune delle difese avversarie e a punirle con freddo cinismo.
Emzinho è ormai diventato grande ed è pronto a prendersi l’Arsenal per farlo tornare grande, sempre con buona pace di papà Leslie.