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EURO 2032: Turchia e Italia, così lontane ma così vicine per il pallone

3 min

Una candidatura tra due paesi molto lontani geograficamente, ma che vivono insieme una grande passione per lo sport, specialmente nel calcio.

Barella-Calhanoglu-Turchia-Italia
Italia-Turchia ad Euro 2020 (📷/GettyImages)

Martedì 10 Ottobre è arrivata l’ufficialità tanto attesa dai tifosi italiani e turchi: nel 2032 l’Europeo sarà organizzato dai due stati mediterranei sopra menzionati: Italia e Turchia. Vero è che la loro era l’unica candidatura accettata, dunque la concorrenza per questa determinata competizione, non è esistita.

Altrettanto da sottolineare rimane il fatto che la Turchia arriva a questa candidatura da vero e proprio gigante, per quanto riguarda l’organizzazione di eventi sportivi e il tipo di infrastrutture che può vantare su tutto il territorio nazionale. Certo, sarebbe stato meglio che una delle due avesse corso da sola, ma una candidatura congiunta ha risolto tutte le problematiche inerenti in fatto di strutture, sicurezza e storia calcistica nella UEFA. 

Andiamo a vedere però cosa possono offrire Italia e Turchia, sia in ambito di mezzi di trasporto verso gli stadi, sia per quanto riguarda le strutture che possono inserire nella lista prima delle sedi ufficiali. Premessa fondamentale: mancano quasi otto anni, ci sarà tempo per valutazioni successive.

L’apporto della Turchia

La nazione turca viene già da un grande evento alle spalle, ovvero l’organizzazione della finale di Champions 2023, che ha visto partecipare anche due turchi, uno di fatto, Hakan Calhanoglu (attuale capitano della nazionale turca e titolare nell’Inter) e un altro dalla chiara origine, ma tedesco, Ilkay Gundogan (Manchester City).

Gundogan vs Calhanoglu
(📷/GettyImages)

Non è casuale che la Turchia ospiti grandi eventi sportivi. Da almeno venti anni la svolta infrastrutturale del paese mediterraneo è stata sorprendente. Ne sono esempi i numerosi nuovi stadi che potete trovare, ormai, in qualsiasi angolo della nazione anatolica. Sarebbe troppo facile parlarvi di Istanbul, che ha 3 grandi stadi di club capaci di ospitare eventi del calibro dell’Europeo (Galatasaray, Besiktas, Fenerbahce), ma anche il tanto discusso stadio Olimpico Ataturk, il quale, dal nome, ospita non solo le partite di calcio. 

Atatürk Olympic Stadium Istanbul
(📷/GettyImages)

Per una nazione dove Istanbul e Ankara sono le principali città a muovere l’economia turca, mai vi aspettereste di trovare complessi nuovi di zecca in città, sempre importanti e popolose, ma non come le due sopra nominate. Ed ecco che arriviamo agli stadi Trabzon, Konya, Bursa, Adana, Malatya, Gaziantep.

Il calcio in Turchia è una cosa seria, una passione viscerale che accomuna i turchi da est a ovest, da Edirne ad Antep, da Trabzon ad Antalya. I presidenti di queste squadre hanno goduto di condizioni burocratiche favorevoli per la messa a punto di nuovi impianti, che fanno della Trendyol Super Lig, un campionato da tenere sotto attenta osservazione.

Un campionato, quello turco, che piace a tanti italiani, allenatori e giocatori. Sono infatti moltissimi i calciatori italiani che nell’ultimo anno hanno provato l’avventura presso la Sublime Porta, antico nome dell’Impero Ottomano. Il Karagumruk ne è un esempio. Da due anni a questa parte, la società di Istanbul, che dal punto di vista sportivo è come Londra, ricca di squadre che giocano la 1° e 2° divisione, ha smosso il mercato turco immettendo tanti italiani: quest’anno ne ha quasi uno per ruolo (Ceccherini, Biraschi, Paoletti, Sturaro e Lasagna).

C’è un altro italiano, molto famoso, che invece è stato talmente bene ad Adana che è voluto ritornarci. Mario Balotelli, alla sua seconda stagione con l’Adana Demirspor, guidata Patrick Kluivert, attualmente terza forza del campionato. 

Dal punto di vista degli allenatori, come non citare il neo tecnico della nazionale di calcio: Vincenzo Montella, dopo la strepitosa esperienza all’Adana Demirspor, ha preso da poco la gestione della selezione turca portandola ad Euro 2024 per la via principale con le due vittorie maturate contro Croazia e Lettonia.

Non solo calcio però. La nazionale di pallavolo femminile turca, fresca vincitrice di Europeo e Nations League, è allenata da un umbro: Daniele Santarelli. Italia-Turchia, il filo è diretto, non è solo opportunità.

L’apporto italiano

Se da una parte c’è abbondanza per quanto concerne gli impianti sportivi da mettere a disposizione per la competizione (e le condizioni per svilupparne e modificarne altri nei prossimi anni), dall’altra vi è la consapevolezza di dover modernizzare alcuni impianti che non hanno vinto la sfida con il tempo. All’Italia servono strutture migliori, sostenibili, non più quei mostri di cemento e ferro fatti sotto il boom economico.

L’Italia deve fare in modo, tassativamente, di negare ogni impedimento ai proprietari dei club di calcio di costruire nuovi impianti sportivi (si pensi a Roma e Fiorentina). Ne gioverebbe innanzitutto la collettività, con nuovi spazi e nuovi posti di lavoro, ma anche il prodotto calcio potrebbe subire una spinta davanti, visto che ora i mostri che ci sono adesso non aiutano di molto lo spettacolo.

Aumenterebbe il costo del biglietto? Anche adesso è alto, perché in molti casi le società devono pagare delle concessioni o comunali o al CONI.

L’Italia porterebbe a questo Europeo, al momento, solo la sua storia calcistica, messa così come garante di un prodotto di qualità. Ma c’è tanto lavoro da fare, dagli impianti ai mezzi di trasporto per raggiungere quelli esistenti (qualcuno ha detto Stadio Olimpico di Roma?).

Il tempo a disposizione è molto, ma bisogna entrare nell’ottica che mettere solo la parola “Italia” vicino a “calcio”, adesso, non ha più questo speso specifico così importante come pochi anni fa.

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