Contenuti
Il 1968
28 agosto 1968. L’Italia è agitata dal vento di rinnovamento del ’68, movimento che rivoluzionerà completamente gli usi e i costumi della società occidentale, e si prepara a vivere il decennio più buio della sua storia Repubblicana: gli anni di piombo. Il nostro paese due mesi prima aveva anche ospitato la fase finale del terzo Europeo di calcio, torneo vinto proprio dagli Azzurri in seguito al 2-0 ottenuto il 10 giugno nella ripetizione della finale con la Jugoslavia dopo l’1-1 maturato due giorni prima.
La Romania da qualche anno era invece nelle mani di Nicolae Ceausescu, il conducator che guiderà il paese per oltre 20 anni. La sua presa di distanza da Mosca e il rifiuto di inviare truppe in Cecoslovacchia per fermare la Primavera di Praga lo resero un leader stimato nel mondo occidentale, attirando l’interesse sul suo paese.
La Juventus decise quindi di invitare la Dinamo Bucarest per un’amichevole in preparazione della nuova stagione. Entrambe le squadre avevano chiuso al terzo posto i rispettivi campionati. La Juventus era finita dietro al Milan di Gianni Rivera e al Napoli del trio sudamericano Cané-Altafini-Sivori, la Dinamo Bucarest aveva chiuso invece la Divizia A dietro ai rivali cittadini della Steaua e all’Arges Pitesti, ma si era consolata con la conquista della Coppa nazionale. L’amichevole finì 1-1, con le reti di Anastasi per la Juve e di un giovane 20enne, Florea Dumitrache, che fece letteralmente impazzire i difensori della Juventus, per la Dinamo.
Le strade di Dumitrache e della Juventus si incroceranno nuovamente 2 anni dopo, ma adesso è arrivato il momento di fare un passo indietro.
Gli inizi di Dumitrache
Florea Dumitrache nasce a Bucarest il 22 maggio 1948, anno in cui in Romania il re Michele I fu mandato in esilio e fu approvata la Costituzione repubblicana. Da piccolo fu soprannominato “Mopsul”, che in rumeno significa carlino, a causa della forma del naso che ricordava quella della famosa razza canina di origine cinese.
I primi passi nel mondo del calcio li muove nelle giovanili del Rapid Bucarest, dove rimane due anni prima di passare al TUG Bucarest. La svolta per la sua carriera arriva nel 1964, quando il direttore tecnico della Dinamo Bucarest Traian Ionescu viene invitato a visionare questo giovane talento che danza sul pallone e salta come se avesse le molle ai piedi. Fu amore a prima vista. Al termine della partita Ionescu si avvicinò a Dumitrache e gli disse “Domani verrai alla Dinamo!”. Inizia così una storia d’amore tra Florea e la Dinamo che durerà ben 12 anni.
Il debutto in prima squadra arriva il 2 maggio 1966 nella gara finita 1-1 con la Dinamo Pitesti. La stagione della consacrazione è quella del 1968-69, quando Dumitrache riesce a vincere il titolo di capocannoniere della Divizia A con 22 gol. La classe del giovane attaccante rumeno attira anche l’attenzione di Angelo Nicolescu, commissario tecnico della Romania, che lo fa debuttare con la maglia della nazionale rumena il 5 giugno 1968 in un’amichevole con l’Olanda. Il primo gol con la maglia della nazionale arriva pochi mesi dopo, il 23 novembre, in una gara valida per le qualificazioni mondiali vinta 2-0 con la Svizzera.
Il Mondiale di Messico ’70
La vetrina che fa conoscere Dumitrache a livello internazionale è il Mondiale di Messico ’70. La Romania manca dalla fase finale di un Mondiale dal 1938 e viene inserita nel girone 1 con Grecia, Svizzera e il Portogallo di Eusebio. L’impresa sembra ardua, ma anche grazie ai 3 gol di Dumitrache (1 con la Svizzera e 2 con la Grecia) i rumeni riescono a strappare il pass per i mondiali messicani.
La sfida decisiva è quella con la Grecia il 16 novembre 1969 a Bucarest. I rumeni hanno un punto di vantaggio sui greci e hanno quindi 2 risultati su 3 per qualificarsi al Mondiale. Passati in vantaggio con Dembrovschi al 37’, subiscono il pareggio di Domazos in avvio di ripresa ma riescono a gestire il risultato fino alla fine conquistando la qualificazione. Oltre a Dumitrache le stelle della squadra sono il fantasista Dobrin, il difensore Dinu e Mircea Lucescu, compagno di squadra di Dumitrache alla Dinamo e suo grande amico.
I rumeni al Mondiale messicano vengono inseriti in un girone di ferro con il Brasile di Pelé, i campioni del mondo in carica dell’Inghilterra e la Cecoslovacchia. Il debutto della Romania alla kermesse mondiale arriva il 2 giugno 1970 allo stadio Jalisco di Guadalajara contro gli inglesi.
Dumitrache in questa partita mette in mostra tutto il suo repertorio, umiliando in più occasioni Bobby Moore, uno dei migliori centrali difensivi dell’epoca. Tecnica, agilità, dribbling, esplosività, abilità nel gioco aereo: questo giovane rumeno che ha da poco compiuto 22 anni lascia tutti a bocca aperta. Nella mente di tutti i rumeni e amanti del calcio è rimasta l’azione in cui Dumitrache ubriaca con una serie di finte Bobby Moore, superando poi lui e Mullery, corso in aiuto del compagno e costretto a commettere fallo per impedire all’attaccante avversario di entrare in area, con un pregevole pallonetto.
La partita finisce 1-0 per l’Inghilterra grazie al gol a metà ripresa di Geoffrey Hurst, ma a far stropicciare gli occhi agli spettatori presenti sugli spalti e collegati da tutto il mondo è Dumitrache.
La seconda partita del girone viene giocata 4 giorni più tardi contro la Cecoslovacchia, che passa in vantaggio dopo soli 4 minuti con Petras. I rumeni riescono però nel secondo tempo a rimontare grazie alle reti di Neagu e a un rigore trasformato da Dumitrache. La Romania si gioca tutto quindi il 10 giugno contro il Brasile, reduce da due successi contro Cecoslovacchia e Inghilterra. I brasiliani vincono 3-2 grazie a una doppietta di Pelé e a un gol di Jairzinho, con Dumitrache che riesce a iscriversi sul tabellino dei marcatori grazie al gol del momentaneo 1-2.
L’interesse della Juventus
Il cammino della Romania al Mondiale si interrompe, ma la stella di Dumitrache ormai brilla di luce propria. Il talento rumeno ha dimostrato di poter competere con i migliori calciatori al mondo, attirando l’interesse di molti addetti ai lavori. Tra questi uno degli uomini più potenti e influenti del calcio italiano ed europeo: Gianni Agnelli.
L’avvocato osservò le partite del mondiale messicano in TV e fu ammirato dal talento di Dumitrache, al punto da contattare i dirigenti della Dinamo Bucarest per portarlo in Italia. Il nostro paese dal 1966, dopo l’infausta eliminazione al Mondiale nella famosa partita con la Corea del Nord, aveva scelto la via dell’autarchia, impedendo ai club di acquistare calciatori provenienti dall’estero. Tuttavia dopo i brillanti risultati agli Europei del 1968 e ai Mondiali del 1970 Agnelli era convinto che a breve la misura sarebbe stata cancellata. Per questo offrì 1 milione e mezzo di dollari, cifra record per l’epoca, ai dirigenti della Dinamo Bucarest.
In Romania nulla si muoveva in quegli anni senza il consenso di Ceausescu, e Agnelli arrivò anche a promettere al dittatore rumeno la costruzione di uno stabilimento Fiat in Romania pur di avere Dumitrache. Ceausescu però si oppose fermamente e l’affare saltò. Per quanto riguarda la riapertura delle frontiere i club italiani dovranno poi aspettare il 1980, inaugurando il ventennio d’oro del calcio italiano in cui arriveranno campioni del calibro di Platini, Zico, Falcao, Maradona, Van Basten, Ronaldo e Zidane.
L’inizio del declino
Al ritorno in patria Dumitrache ormai è una star. La stagione successiva al mondiale messicano è ricca di soddisfazioni, sia a livello personale che di squadra. Dumitrache viene nominato tra i possibili vincitori del Pallone d’Oro, chiudendo al 24° posto, e riesce a vincere per la seconda volta il titolo di capocannoniere della Divizia A, segnando 15 gol, ma soprattutto vince il primo campionato con la Dinamo Bucarest davanti ai rivali cittadini del Rapid e della Steaua.
A soli 23 anni la carriera di Dumitrache sembra solo all’inizio, e invece entra in una parabola discendente. Dal carattere schivo e introverso, l’attaccante rumeno mal sopporta l’eccessiva notorietà e si rifugia in un’amica pericolosa: la bottiglia. I suoi compagni raccontano che spesso dopo gli allenamenti, invece di trattenersi con loro, preferiva rimanere solo in camera in compagnia di una bottiglia di vino o di birra.
Nelle successive 5 stagioni che gioca con la Dinamo riesce a vincere altri due titoli (1972-73 e 1974-75) ma le prestazioni diventano sempre più negative. Il vizio dell’alcool fa perdere a Dumitrache anche la Nazionale a soli 26 anni, con l’ultima apparizione il 23 luglio 1974 in un’amichevole con il Giappone vinta 4-1 in cui segna due gol. Il bottino finale con la maglia della nazionale rumena è di 15 gol in 31 presenze.
Le cessioni
Nell’estate del 1976 la Dinamo Bucarest, dopo aver provato in tutti i modi a recuperarlo, cede Dumitrache al Jiul Petrosani. Il passaggio dalla capitale a Petrosani, un piccolo centro di poco meno di 40 mila abitanti nel cuore della Romania, sembra far bene a Dumitrache. Nella prima stagione infatti Dumitrache segna 20 gol e guida il Jiul Petrosani al 5° posto nella Divizia A. In città Dumitrache è l’idolo indiscusso, frequenta i migliori ristoranti ed è amato dalla popolazione. Viene nominato vice capo della milizia e riesce a laurearsi praticamente senza mai aprire un libro alla facoltà di elettromeccanica mineraria. La luna di miele con Petrosani finisce però presto.
Dopo la prima stagione giocata ad altissimi livelli Dumitrache piomba nuovamente in crisi, finendo sulle cronache dell’epoca più per gli eccessi e le intemperanze fuori dal campo e per il consumo smodato di alcool che per i suoi gol nelle due successive stagioni a Petrosani.
A 31 anni la carriera di Dumitrache sembra ormai finita, ma in suo aiuto accorre un vecchio amico: Mircea Lucescu. Dopo aver passato tutta la carriera alla Dinamo Bucarest, Lucescu dall’estate del 1977 gioca nel Corvinul Hunedoara. Lucescu riesce a convincere i dirigenti a offrire un contratto a Dumitrache, che si trasferisce quindi a Hunedoara, cittadina ubicata nella storica regione della Transilvania. Il Corvinul è appena retrocesso in Divizia B, la seconda serie del campionato rumeno, ma Dumitrache accetta la sfida di ripartire dal basso pur di rilanciare la propria carriera.
Anche stavolta il trasferimento sembra far bene a Dumitrache, infatti il Corvinul grazie ai gol suoi e di Lucescu riesce a riconquistare subito la promozione in Divizia A. La stagione successiva il Corvinul lotta spesso per un piazzamento nelle coppe europee, ma chiude alla fine il campionato al sesto posto. La qualificazione viene però centrata nella stagione successiva, quando il Corvinul chiude il campionato con uno storico terzo posto, ancora oggi il miglior piazzamento mai raggiunto dalla squadra transilvana.
Il ritorno nel calcio internazionale
Per Dumitrache, ormai 34enne, si riapre la possibilità di mettersi in mostra a livello internazionale giocando la Coppa UEFA. Nel primo turno i rumeni vengono sorteggiati con gli austriaci del Grazer AK, superando agevolmente il turno grazie a un 3-0 in Romania, in cui va in gol anche Dumitrache, e all’1-1 maturato in Austria. Nel turno successivo il Corvinul deve vedersela con l’FK Sarajevo, che l’anno prima aveva chiuso al quarto posto il campionato jugoslavo. L’andata a Hunedoara finisce con uno scoppiettante 4-4, con Dumitrache che segna il gol del momentaneo 1-2. La qualificazione si decide quindi nel match di ritorno a Sarajevo.
Il primo tempo si chiude con i padroni di casa in vantaggio per 1-0 grazie al gol del centravanti Musemic al 33’. Al 58’ l’episodio che decide la partita: il rumeno Gabor viene espulso per doppia ammonizione. Due minuti dopo arriva il raddoppio di Jozic. Il Sarajevo dilaga con altre due reti di Susic e Pasic. La partita sembra finita, ma entra in scena Dumitrache. Al minuto 83, innervosito dalla sconfitta, Mopsul colpisce l’arbitro Gianfranco Menegali con una testata in pieno volto dopo una decisione arbitrale dubbia. La punizione dell’UEFA sarà durissima: sette anni di sospensione da tutte le competizioni organizzate dalla massima organizzazione calcistica europea.
Deluso dalla squalifica, Dumitrache piomba nuovamente in crisi. Lucescu, diventato nel frattempo allenatore del Corvinul dopo il ritiro dal calcio giocato, le prova tutte per recuperarlo, scovando spesso le bottiglie di vino che Dumitrache nasconde nei pressi del campo di allenamento, ma è costretto a gettare la spugna.
Il ritiro e la fine della dittatura di Ceausescu
Stanco e ormai distrutto dall’alcool, Dumitrache si ritira dal calcio giocato nel 1984 a 36 anni. Una volta appese le scarpe al chiodo la situazione di Mopsul precipita in fretta. Senza il calcio infatti l’unico interesse diventa l’alcool. Dumitrache si isola sempre più, e il regime di Ceausescu, che lo aveva usato nei primi anni ’70 come icona per aumentare la propria popolarità, vive un periodo di forte crisi e non ha tempo per proteggere i suoi eroi.
La Romania è attraversata infatti negli anni ’80 da una profonda crisi economica, e Ceausescu per mantenere il potere adotta misure sempre più liberticide e impopolari. La fine del regime avviene nel dicembre del 1989, quando Ceausescu e la moglie vengono prima arrestati e poi giustiziati dopo un breve processo.
Anche dopo la caduta del regime la situazione di Dumitrache non migliora. Ormai ridotto in povertà, Dumitrache vive dei soldi che gli vengono passati dai dirigenti della Dinamo Bucarest. Vasile Turcu, ex proprietario della Dinamo Bucarest, identificò in seguito Dumitrache come “un uomo che mi salutava prima della partita e a cui davo soldi”.
La morte
Il 26 aprile 2007, a 59 anni non ancora compiuti e ormai in preda a una cirrosi epatica avanzata, Dumitrache muore in seguito a un’emorragia intestinale. Come spesso accade in questi casi, l’interesse verso di lui si riaccende dopo la morte, con numerosi speciali sulle tv rumene e l’intitolazione di un piccolo stadio di Bucarest in suo nome. La domanda che ci resta è quale sarebbe stato il percorso di Dumitrache se avesse lasciato la Romania dopo il Mondiale del 1970: sarebbe diventato un calciatore di livello internazionale o si sarebbe fatto divorare ugualmente dai suoi fantasmi? A questa domanda purtroppo non avremo mai risposta.