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Gerd Muller: non solo un centravanti d’area

11 min

Un’analisi tecnico-tattica su Gerd Muller, uno dei centravanti (e giocatori) più forti di tutti i tempi, per smontare un luogo comune inesatto che ormai spopola da anni.

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Gerd Muller con la maglia del Bayern Monaco (📷GettyImages)

Quando si ha a che fare con la Storia del calcio e, più in generale, dello sport, molto spesso si entra a contatto con alcune narrative che risultano affascinanti, ma che possono far passare in secondo piano una verità che è molto diversa rispetto a quella che viene solitamente raccontata.

All’interno di queste narrative, insieme ad alcune mezze verità, si inseriscono anche i luoghi comuni, che hanno il vizio di fortificarsi nei decenni, fino a diventare un mantra portavoce di concetti inesatti. Ce ne sarebbero tanti dei quali discutere, come per esempio il fatto che per Pelé il mancato approdo in Europa rappresenti un minus per la sua carriera, che è senz’altro uno dei più famosi e ricorrenti e che potrebbero essere facilmente smentiti semplicemente analizzando un minimo il contesto storico dell’epoca.

Eppure ce n’è uno che è andato a fortificarsi anche tra gli appassionati di calcio di lunga data ed è relativo al fatto che Gerd Muller venga sempre dipinto come un semplice bomber d’area, carente dal punto di vista tecnico e capace “solo” di segnare una grande mole di gol di rapina.

In questo articolo, non ho intenzione di parlare della sua carriera (a dir poco leggendaria) ma voglio anzi soffermarmi su quegli aspetti tecnici e tattici che hanno permesso a Gerd Müller di consacrarsi come uno dei più grandi giocatori della storia del calcio.

La tecnica di base

Quali sono dunque le caratteristiche fisiche, tecniche e tattiche di Gerd Müller?
Dal principio, è necessario partire dal presupposto che Gerd è un centravanti classico, con i movimenti senza palla e il dialogo con i compagni che lo rendono quanto di più vicino ci sia ad un centravanti tradizionale.

Eppure, nonostante le sue cifre realizzative siano esorbitanti (730 gol in 788 partite in carriera, corrispondenti ad una media realizzativa di 0,93 gol a partita, numeri che lo rendono uno dei migliori “scorer” di tutti i tempi), ciò potrebbe creare un forte inganno in relazione a ciò del quale era dotato tecnicamente. Pur avendo un fisico molto brevilineo, con il baricentro basso e un fisico tozzo, Gerd Müller non é l’Unmögliche figur (“figura impossibile” in tedesco) che Zlatko Chajkowski – allenatore del Bayern Monaco a metà anni ‘60 – pensa che sia quando approda al Bayern Monaco nel 1964.

A dimostrarlo, infatti, è l’importante campionario tecnico del quale è dotato, che molto spesso è sottovalutato nell’arco della sua carriera.
Ma partiamo dal principio, ovvero da quel fondamentale tecnico basilare, il più delle volte, per delineare la sensibilità tecnica di un calciatore: il primo controllo. Il primo controllo di Gerd Müller è tra i più impressionanti e sorprendenti della storia del calcio, e per quanto questa affermazione da parte mia possa sembrare assurda, non si discosta troppo dalla realtà.

Vi basta vedere il primo gol che segna all’U.R.S.S., in un’amichevole del 1972. Riceve palla da Paul Breitner (un tocco sotto morbido, ma non troppo preciso), la arpiona con il destro e, pur avendo il difensore braccato su di lui, fa cadere la palla a terra, per poi farla sfilare con un tunnel sotto le gambe del suo diretto marcatore. Con un gesto tecnico di una classe cristallina, nonché di una pulizia impressionante, si libera del difensore, per poi poter freddare il portiere avversario.

E non si ferma di certo qui, perché Gerd Muller ha un arsenale offensivo dal punto di vista realizzativo che lo rende una vera e propria sentenza anche nel dribbling secco. Intendiamoci, non possiede di certo il dribbling di Lionel Messi, questo è chiaro, ma in ogni caso dispone di questo fondamentale per farsi largo tra le maglie della difesa avversaria anche quando ha la palla tra i piedi.

Questo gol all’Eintracht Francoforte, segnato nella stagione 1972-1973, è senza dubbio un esempio significativo delle capacità di Gerd nel saltare l’uomo.

L’inizio vero dell’azione non si può vedere dai filmati, ma si percepisce immediatamente il fatto che sia slanciato e che probabilmente abbia saltato già qualche difensore, o che comunque stia irrompendo in area di rigore con una progressione impressionante iniziata nel centro-sinistra.

Non si ha neanche il tempo di visualizzare a fondo l’azione ai suoi albori che Gerd si ritrova un difensore che gli va incontro in scivolata ed è lì che avviene il primo dribbling. Irrompe il secondo difensore, che avrebbe la possibilità, in un fazzoletto di pochissimi metri, di contestargli il tiro. Gerd, però, se ne infischia e con una naturalezza e una velocità d’esecuzione disarmanti lascia sul posto anche quel difensore. Con il secondo dribbling, ormai, si è costruito il tiro e dopo aver fintato al portiere, può depositare comodamente in rete.

Anche in quest’azione, come in quella che avete visto in precedenza, potete ammirare la sua capacità impressionante di costruirsi il tiro anche da situazioni dinamiche, che richiedono una parte creativa da parte del centravanti. Creatività che al buon Gerd non manca di certo.

Anche il colpo di testa fa parte del suo già importante campionario tecnico. Infatti, nonostante la statura non elevatissima (è alto appena 1,76), possiede un tempismo impressionante per impattare il pallone di testa.

Questo gol al Banik Ostrava in Coppa dei Campioni nel 1976-1977 è uno degli esempi migliori per poter osservare la tecnica di Gerd in questo fondamentale. Riceve un cross morbido e con i giri contati, eppure lui ci mette molto del suo, gettandosi sul pallone con un tempismo perfetto sopra al difensore avversario e indirizzando la palla sotto l’incrocio dei pali. Un gol semplicemente strepitoso.

Ed infine c’è il tiro, sicuramente il fondamentale più importante per un centravanti, un aspetto tecnico senza il quale non si possono segnare più di 700 gol nel corso della propria carriera. Quello di Gerd è secco, deciso, molte volte chirurgico, e il più delle volte non sembra curare l’aspetto estetico, dando invece maggiore importanza all’aspetto pratico in modo nudo e crudo. Ciò però non gli impedisce di possedere un tiro, sia di destro, che di sinistro, molto preciso, sia nelle conclusioni potenti, sia in quelle più calibrate.

Questa doppietta contro l’Atletico Madrid, in finale di Coppa dei Campioni nella stagione 1973-1974, mette in mostra tutte le prodezze balistiche di Gerd nel tiro.
Il primo gol è frutto di uno stop spettacolare di interno collo, per poi tirare con una violenza folle sul palo opposto. Pure il secondo è un capolavoro, in quanto riceve palla da Zobel, per poi scavalcare il portiere in uscita con un pallonetto molto calibrato che non lascia scampo al portiere avversario.
Due perle d’autore, le ennesime, che per me sono più che sufficienti per concludere il discorso relativo alla tecnica di base.

Le abilità da rifinitore

Dopo aver elaborato un discorso inerente alla tecnica di base di Gerd Muller, è necessario spostarsi nelle sue capacità da rifinitore. Prima di farlo, però, è opportuno porsi la più che legittima domanda: come si può iniziare a misurare le capacità da assist-man del Bomber di Nördlingen?

Innanzitutto possiamo partire dai dati che si possono trovare su Transfermarkt, che per quanto incompleti e talvolta imprecisi (molte volte, il sito ha una percezione ampia del concetto di assist, tenendolo in considerazione anche per quelle conclusioni che precedono un autogol, o addirittura quelle conclusioni che finiscono sul palo e che vengono ribattute dal proprio compagno di squadra), parlano di almeno tre stagioni di Gerd Muller in doppia cifra di assist in Bundesliga, nello specifico 13 nel 1970-1971, 17 nel 1971-1972 e 13 nel 1974-1975.

Però i numeri nudi e crudi, per quanto siano impressionanti nel centinaio di assist che Transfermarkt gli attribuisce (e a dirla tutta, queste cifre non sono nemmeno aggiornate del tutto), non sono sufficienti. Serve infatti interrogarsi su quali assist sia in grado di sfoderare Gerd quando indossa le vesti di rifinitore.

Questo video, relativo a Bayern Monaco vs Schalke 04 5-1 della stagione 1971-1972 di Bundesliga, mostra Gerd Muller in queste vesti in due modi completamente diversi. Nell’azione del secondo gol del Bayern Monaco, riceve palla da Breitner, è fuori dall’area di rigore e sta per essere braccato dal suo diretto marcatore, in modo tale da limitare le sue scorribande. Niente da fare, attirando su di sé l’attenzione delle maglie della difesa, Gerd serve immediatamente Paul Breitner, con un passaggio di prima a dir poco chirurgico. Con quel tocco improvviso, quei tre difensori situati sul centro-sinistra vengono disorientati completamente e “Der Afro” può solo segnare un invito regale del suo Bomber.

Il secondo assist (per il terzo gol), invece, è completamente diverso rispetto a quello visto in precedenza. Infatti, in quell’azione, Gerd si muove sulla zona sinistra della trequarti e imbecca Hoffman con un lancio molto calibrato di collo esterno, che di primo acchito ricorda tantissimo quelli che riescono a fare, nella sua epoca storica, giocatori del calibro di Franz Beckenbauer e Johan Cruijff, dotati entrambi della visione di gioco ideale per disegnare quelle traiettorie. E poi c’è Gerd Muller, che ci riesce anche se non nasce come regista offensivo. Semplicemente sbalorditivo.

Ma andiamo avanti, perché ci sono altre perle che vanno citate del Gerd Muller rifinitore.

Un’altra partita esemplificativa di Gerd come rifinitore, infatti, è Germania Ovest vs Svizzera 5-1, amichevole disputata nel 1972, partita nella quale il Bomber mette a segno un poker, giusto per non farsi mancare nulla.

In questa partita, inoltre, Gerd firma anche un assist di pregevole fattura per il quarto gol tedesco. Il contropiede della Germania Ovest è semplicemente fulmineo, quando Netzer serve Gerd in area di rigore. Il cannoniere di Nördlingen, in un amen, controlla il pallone con il sinistro e di tacco, col destro, chiude il triangolo con Netzer, che può concludere indisturbato. Una gemma meravigliosa per la velocità chirurgica della sua esecuzione.

Ed infine c’è Bayern Monaco vs Leeds 2-0, finale di Coppa dei Campioni del 1974-1975, una partita che avremo modo di analizzare meglio in questo articolo. In una situazione inedita che vede Gerd Muller arretrare di parecchio il suo raggio d’azione, lui si inventa un lancio memorabile di sinistro (teoricamente il suo piede debole) per imbeccare Torstensson, che libererà poi Roth per il gol dell’1-0.

La cosa sorprendente non è soltanto il fatto che lui abbia fatto un lancio così preciso, e per giunta di prima, ma che l’abbia fatto addirittura con il sinistro. Per trovare, almeno in Europa, giocatori dell’epoca così precisi col mancino, bisogna scomodare gente del calibro di Wolfgang Overath (regista compagno di nazionale di Gerd con la Mannschaft) e Wim van Hanegem (regista dell’Olanda di Cruijff), due campioni assoluti dotati di un mancino telecomandato. Ciò rende ancora più scioccante la giocata di Gerd.

Ed infine, Bayern Monaco vs Real Madrid 2-0, semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1975-1976, in cui lui sigla una doppietta a dir poco stupenda. In questi 10 minuti abbondanti, però, troverete anche dei dialoghi sopraffini e d’alta scuola con il reparto avanzato. Un video consigliatissimo, se siete fan sfegatati del ruolo del centravanti.

Un manipolatore delle difese avversarie

Un’altra caratteristica che rende Gerd Muller (ed è probabilmente ciò in cui è il più forte di sempre) è la capacità di manipolare la difesa avversaria. Cosa intendo però per “manipolare la difesa avversaria”? Mi è difficile dare una definizione univoca di questo concetto, posso però descriverlo come quell’insieme di caratteristiche tecniche e tattiche che consentono ad un attaccante di stravolgere le difese avversarie con la sua sola presenza, con movimenti senza palla inaspettati e gesti tecnici che lasciano impreparato l’intero reparto arretrato.

Questa caratteristica, forse anche di più del suo campionario tecnico, rende l’idea del perché Gerd sia arrivato a segnare tutti quei gol nel corso della sua carriera e soprattutto perché addirittura nel 1972 sia arrivato a segnare 85 gol in 60 partite, un record all-time che poi sarebbe stato battuto da un certo Lionel Messi, che arrivò a quota 91 (in 69 incontri).

Di conseguenza, vi porterò quei tre esempi che per me sono fondamentali per spiegare la mia percezione di questa abilità speciale di Gerd.

Il primo esempio non può che essere il primo gol segnato contro l’Italia nella “Partita del Secolo” di Messico ‘70, in quanto questa perla può essere definita come il gol di rapina per antonomasia.

L’azione è molto confusionaria e di sicuro Poletti e Albertosi hanno concorso di colpa per il pasticcio difensivo del quale si sono resi protagonisti, eppure ciò non deve fare passare in secondo piano il movimento senza palla di Gerd.

Poletti, infatti, controlla un pallone vagante e si dirige verso Albertosi. L’azione è sostanzialmente morta (e lo potete vedere se si guarda l’azione a rallentatore, in quanto gli attaccanti tedeschi sono fermi), eppure Gerd capisce le intenzioni di Poletti ancora prima che quest’ultimo arrivi sulla palla e taglia da una parte all’altra all’interno dell’area di rigore. Poletti non fa neanche in tempo ad accomodare la palla tra le braccia di Albertosi (cosa concessa dal regolamento dell’epoca, rispetto a ciò che si vede dal 1992 ad oggi) che Gerd si incunea in uno spazio di mezzo metro tra lui e Albertosi, toccando in modo maligno col sinistro, per spingere la palla in rete.

L’Italia vincerà quella partita per 4-3, a seguito di due tempi supplementari a dir poco rocamboleschi ed eroici, ma la perla di Gerd Müller, così come anche la sua prestazione in sé (fu autore di una doppietta memorabile) resta sicuramente da consegnare alla storia.

Dopo il gol contro l’Italia, trovo necessario mettere la lente d’ingrandimento sul gol all’Olanda in finale del Mondiale del 1974. È il gol decisivo per la vittoria della Germania Ovest, eppure non si è sempre avuta una reale percezione dello spessore di questa realizzazione, che è molto meno banale di quanto si vorrebbe credere.

Infatti, a guardarlo a fondo, si notano immediatamente due aspetti fondamentali: il cross di Bonhof, molto forte e difficile da controllare, e il movimento di Gerd che va incontro al pallone. Così facendo, si porta dietro il suo diretto marcatore (in questa circostanza, a fare da guardia su di lui era un certo Ruud Krol, uno dei difensori più forti di tutti i tempi), che si ritrova completamente spiazzato dal suo movimento. Krol cerca subito di metterci una pezza, ma Gerd fa un controllo con l’esterno destro da antologia, lascia sul posto il totem difensivo olandese e fredda Jongbloed con un destro chirurgico che non lascia davvero scampo.

È uno dei gol più belli della sua carriera, di una difficoltà tecnica notevole, nonché una testimonianza chiara della capacità di Gerd Muller di manipolare le difese avversarie.

E poi c’è il terzo esempio, ancora più scioccante se si guarda l’aspetto tecnico. L’ultimo dei cinque gol segnati al Borussia Berlino nella stagione 1976-1977 di Bundesliga, infatti, è sorprendente per il modo in cui, in una frazione di appena 0,7 secondi (!), Gerd arpiona la palla di destro, pur sbilanciandosi e cadendo per terra, la accompagna col sinistro in “risalita” e la tocca di punta, per freddare il portiere avversario.

Niente di più semplice, almeno, per uno abituato come nessun altro a fare queste cose.

La fase difensiva

E se l’aspetto offensivo, se visto nel dettaglio, è strabiliante nel campionario tecnico e tattico di Gerd Müller, l’aspetto difensivo è ancora più sconvolgente, perché nonostante Der Bomber tedesco non sia di certo un calciatore totale, in alcune situazioni riesce a dimostrarsi strepitoso anche in fase di non possesso.

Le situazioni in cui ciò è successo sono davvero estemporanee, ma quando Gerd si applica anche sul fronte difensivo, sa essere un giocatore di incredibile e sorprendente affidabilità, come se fosse un veterano.

A tal proposito, deve essere assolutamente citata la sua partita stratosferica ad Anfield, contro il Liverpool negli ottavi d’andata della Coppa dei Campioni 1971-1972, in cui insieme a Beckenbauer erge una diga difensiva pressoché insormontabile per i Reds.

È impressionante la pulizia tecnica e soprattutto la naturalezza con cui esegue le giocate difensive e per farvi rendere ulteriormente l’idea dello spessore di questa prestazione, è necessario citare alcuni numeri, che rendono l’idea di un Frenkie de Jong formato lite.

A parlare per lui, sono 50 passaggi riusciti su 53 effettuati (con una precisione del 94,34 %!), 4 contrasti a terra vinti, 3 contrasti aerei vinti, 3 intercetti e, per sfizio, pure le 4 spazzate, giusto per non farsi mancare un lavoro ulteriormente sporco in fase di ripiegamento difensivo.

E non è finita qui, perché c’è da parlare di questo ripiegamento difensivo durante Magdeburgo vs Bayern Monaco 1-2, ottavo di ritorno della Coppa dei Campioni del 1974-1975. Dopo la sua doppietta (che già aveva siglato all’andata), Gerd e il suo Bayern si ritrovano in una situazione caotica a seguito del gol di Sparwasser che accorcia le distanze. Si creano dunque i presupposti per la squadra tedesca orientale per riaprire il discorso qualificazione. Ed è lo stesso Muller a salvare il Bayern da una situazione difficilissima, impedendo proprio a Sparwasser di pareggiare la contesa con un intervento difensivo a dir poco provvidenziale.

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Gerd Muller interviene in scivolata contro il Leeds (📷GettyImages)

Ed infine, beh, è necessario parlare anche di Bayern Monaco vs Leeds 2-0, la finale di Coppa dei Campioni della stagione 1974-1975 che avevo citato in precedenza. Questa partita è semplicemente strepitosa, perché oltre a contenere quel lancio millimetrico che avvia l’azione dell’1-0 di Roth e oltre a contenere quel gol fulmineo che chiude la pratica sul 2-0, contiene anche una prestazione semplicemente monumentale di Gerd Muller nel ruolo di mediano tuttofare e si cimenta con una dedizione e un impegno nella fase difensiva senza eguali, divenendo il leader trascinatore dei suoi Bullen per l’ennesima volta, in una delle recite più impressionanti della sua intera carriera.

L’impatto sulle sorti del Bayern Monaco

L’ultimo capitolo da valutare è quello relativo all’impatto reale che aveva per le sorti del Bayern Monaco, che già è evidente sin dagli albori della sua carriera, quando la sua sola presenza tra le file dei bavaresi diventa di vitale importanza per consentire loro il ritorno nella massima divisione tedesca, che dall’anno prima era diventata l’attuale Bundesliga.

La sua importanza è fondamentale per i Bullen, tanto quanto lo è quella di una leggenda come Franz Beckenbauer, come se i due rappresentassero un binomio pressoché indivisibile. E a dimostrarlo sono le classifiche parziali della Bundesliga 1975-1976 e 1976-1977 e il rendimento tenuto dal Bayern Monaco con e senza Gerd.

Va sottolineato, chiaramente, come queste classifiche non debbano essere prese come riferimento assoluto, ma allo stesso modo è interessante notare come i risultati e la produzione offensiva del Bayern Monaco cambi radicalmente con la presenza o meno del bomber tedesco.

Il Bayern con e senza Muller
Il Bayern senza e con Gerd Muller

Nella stagione 1975-1976 infatti, a seguito di un grave infortunio che lo tiene fermo per gran parte della prima metà della stagione, il Bayern Monaco crolla drasticamente in classifica nelle successive dieci giornate, collezionando 3 vittorie, 1 pareggio e 6 sconfitte, con tanto di 15 gol segnati e 22 subiti. Ad essere roboante, in particolare, è la sconfitta per 6-0 contro l’Eintracht Francoforte, oltre che il declino fino alla decima posizione in classifica a fine girone d’andata.

Col ritorno di Muller nel girone di ritorno, il Bayern Monaco decolla e inizia a martellare una costanza che, di fatto, è da contender per la vittoria della Bundesliga, seppur in evidente ritardo a causa del crollo delle dieci partite incriminate. Giusto per non farsi mancare nulla, Muller totalizza anche 17 gol in 17 partite, risultando di fatto il miglior cannoniere della Bundesliga nel girone di ritorno. In sostanza, il solito Gerd dal punto di vista realizzativo.

Inoltre, senza Gerd, in quella stagione, il Bayern Monaco rischia una clamorosa eliminazione contro il Malmö in Coppa dei Campioni, con lui torna ad essere la schiacciasassi che trita il Benfica e il Real Madrid (lui, per non farsi mancare nulla, sigla cinque gol in queste quattro partite), per poi chiudere la pratica contro il Saint Etienne per il terzo trionfo consecutivo nella massima competizione europea.

Bundesliga 1976-77
Bundesliga 1976/77 (📷Transfermarkt)

La stagione 1976-1977 è sulla stessa falsariga della precedente, con il Bayern Monaco che in Bundesliga e sul fronte internazionale appare competitivo, grazie ad un Gerd Muller da 41 gol in 31 partite in tutte le competizioni che lo trascina al trionfo in Coppa Intercontinentale.

Senza di lui, a causa del suo secondo grave infortunio in quel biennio, la musica cambia di nuovo, con il Bayern Monaco che replica il rendimento parziale da zona retrocessione per la seconda volta consecutiva. Infatti, a parlare per quella classifica parziale sono i soli 6 punti raccolti in 9 partite, con appena 5 gol segnati! Inoltre, l’assenza di Müller rappresenta per il Bayern Monaco un duro colpo anche sul fronte internazionale, in quanto la sua assenza è sostanzialmente impossibile da rattoppare per evitare l’eliminazione contro la Dinamo Kiev di Lobanovski.

Ruolino di marcia da retrocessione senza Gerd
Ruolino di marcia da retrocessione senza Gerd

Ma alla fine, a cosa è dovuto un simile crollo verticale nelle prestazioni di squadra e nei risultati? È difficile trovare una risposta definitiva, ma la si può comunque intuire analizzando a fondo il contesto del Bayern Monaco dell’epoca. Infatti, a seguito della partenza di Paul Breitner nell’estate del 1974, i bavaresi hanno perso un punto di riferimento pressoché indiscusso per lo spogliatoio, nonché per il contributo vitale che dava nelle due fasi.

A seguito della sua partenza per approdare al Real Madrid e soprattutto dopo il gravissimo infortunio, nella finale contro il Leeds nel 1975, che ha compromesso la carriera di Uli Hoeness, principale spalla che affianca Muller in attacco, quest’ultimo, con la sua leadership silenziosa, diventa fondamentale come facilitatore per i suoi compagni di reparto, nonché un punto di riferimento ancora più indispensabile nei momenti di difficoltà.

Inoltre, le alternative a lui non aiutano, con un Rummenigge sicuramente talentuoso, ma che ancora deve esplodere dal punto di vista realizzativo (nella stagione 1976-1977, con Gerd segna 12 gol in 24 partite, senza di lui resta a secco per otto partite), un Hoeness acciaccato dai guai fisici (che che finirà la sua carriera nel 1979, ad appena 27 anni) e un Künkel che è di fatto un onesto mestierante e poco altro più. Viene dunque facile pensare che per il Bayern Monaco sia di vitale importanza la presenza di un autentico totem come Gerd Muller.

D’altronde, se Paul Breitner e Franz Beckenbauer sostengono sempre che senza di lui, il calcio tedesco non sarebbe ciò che è ora, un motivo ci sarà.

Conclusione

Gerd Muller nel giorno del suo ritiro al calcio giocato
Gerd Muller nel giorno del suo ritiro al calcio giocato (📷GettyImages)

In conclusione, cosa è rimasto di Gerd Muller? Ebbene, da tutto ciò che è stato analizzato nei punti precedenti, stiamo indubbiamente parlando di uno dei calciatori più forti e decisivi di tutti i tempi, di un centravanti dotato di un campionario tecnico da riscoprire, di un’abilità da rifinitore sorprendente e spesso sottovalutata, di una capacità di impattare globalmente, anche nella fase difensiva, per le sorti del Bayern Monaco nella sue era più florida di successi e, soprattutto, un manipolatore delle difese avversarie come pochi, pochissimi ce ne sono stati nella storia del calcio.

Anzi, possiamo pure azzardare nel dire che uno come Gerd Muller, ovvero giocatore in possesso di quella combinazione di tutte quelle caratteristiche nel ruolo di centravanti, non era mai esistito, non esiste tuttora e probabilmente mai più esisterà in futuro.

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