Prima di poter entrare nelle pieghe dei bilanci Inter è doveroso fare una breve cronistoria del recente passato economico-finanziario della società che fu della famiglia Moratti. Dopo un ventennio costellato di vittorie, fu proprio Massimo Moratti che, spinto da impellenti necessità finanziarie, si vide costretto a cedere il 70% del giocattolo di famiglia ad un abile, quanto sconosciuto, imprenditore indonesiano: Erick Thohir. Il neopresidente si rivelò ben presto soltanto di passaggio, il suo ruolo infatti sarebbe stato quello di riassestare la società sotto il profilo finanziario per renderla nuovamente appetibile sul mercato, fungendo da intermediario per i reali acquirenti del club.
Dopo meno di tre anni la maggioranza delle quote azionarie dell’Inter passa a Suning Group: può ufficialmente cominciare una nuova era, che si concretizzerà nell’Ottobre 2018 con l’elezione a presidente di Steven Zhang, rampollo della famiglia alla guida del potentissimo gruppo cinese.
Bilanci Inter: 2012/13 – 2013/14 – 2014/15
Si analizza ora, nel concreto dei bilanci, come si è comportata l’Inter durante questo duplice passaggio di consegne durato un quinquiennio.
Il bilancio 2012/13, l’ultimo sotto la guida di Moratti si chiude con un passivo di 79.8 milioni di euro, al netto di 33.9 milioni di plusvalenza. Si può asserire che le attività core della società nerazzurra non sono sufficienti a sostenere autonomamente le spese del club: da sole avrebbero infatti portato a chiudere il bilancio d’esercizio con oltre cento milioni di deficit.
L’impatto di Thohir
La conseguenza è che dall’autunno del 2013, una volta definito il passaggio di proprietà al nuovo azionista di maggioranza Erick Thohir, la società entra in un periodo di spending review e risanamento del debito, atto a cercare di allentare la morsa del CFCB (Club Financial Control Body).
La prima mossa del nuovo presidente è la cessione di due rami d’azienda (“Inter Brand” e “Sponsor”) alla neonata Inter Media & Communications, una società a responsabilità limitata, controllata dall’Inter stessa, che agisce nei settori del marketing, merchandising, diritti tv e tutto ciò che concerne il brand Inter.
Quest’operazione nasce nell’ambito di un rifinanziamento da 200 milioni, fortemente voluto da Thohir e organizzato da Goldman Sachs, che permetterà alla società una ristrutturazione pluriennale del debito, garantendole maggiore libertà operativa nel medio-lungo termine.
Inoltre, il sopracitato conferimento viene inserito a bilancio per 139.2 milioni come provento straordinario e permette di chiudere l’esercizio 2013/14 con 33.3 milioni di utili dal punto di vista civilistico.
La riclassificazione secondo i criteri del Financial Fair Play non lascia però scampo alla società nerazzurra, evidenziando una perdita netta consolidata di 87 milioni, cui segue nella stagione 2014/15 un’altra perdita da 140.5 milioni, ad oggi peggior dato del decennio nerazzurro.
Nulla può evitare che l’8 Maggio 2015 venga siglato con la Uefa il tanto temuto Settlement Agreement.
Il Settlement Agreement cui ha aderito l’Inter
Entrando nel dettaglio dell’accordo transattivo, l’Inter pattuisce di registrare una perdita non superiore ai 30 milioni nel 2016 e di raggiungere il pareggio di bilancio a partire dal 2017, anche se, come ben noto, non sarà in grado di rispettare i termini pattuiti e ciò la costringerà a prolungare il periodo di monitoraggio fino alla stagione in corso.
Inoltre, l’accordo sottoscritto con la Uefa prevede ulteriori misure finanziarie e sportive:
- dovrà rispettare un rapporto più severo tra gli stipendi pagati e i ricavi conseguiti;
- si vedrà limitata la lunghezza della lista “A” a 21 giocatori nella stagione 2015/16 e a 22 giocatori nella seguente, dai 25 canonici (misura punitiva rinnovabile anche per le due stagioni successive in caso di non-compliance);
- dovrà osservare limitazioni anche nell’aumento degli ammortamenti relativi ai costi riguardanti i nuovi giocatori acquistati;
- fronteggerà restrizioni, basate sul saldo netto dei trasferimenti, per l’inserimento dei nuovi acquisti nelle liste europee;
- dovrà dimostrare ogni anno i requisiti di continuità aziendale previsti.
Bilanci Inter: 2015/16 – 2016/17
Dopo aver toccato il fondo, tanto sul campo, giungendo ottava in Serie A e rimanendo esclusa da ogni competizione europea, quanto sotto il profilo economico, l’Inter comincia la sua lenta risalita e il bilancio 2015/16 si chiude con meno di 60 milioni di passivo, frutto di un aumento di circa 40 milioni nei ricavi e di una diminuzione uguale e contraria dei costi.
La vera svolta arriverà nel giugno 2016 quando il gruppo cinese Suning rileverà il 68.55% delle quote societarie diventandone azionista di maggioranza.
Se negli anni di Thohir si era assistito ad una fase di contenimento dei costi, con l’avvento del forte gruppo cinese, inizia una nuova fase di investimento e sviluppo che, accompagnata dall’espansione nei mercati asiatici e dalla valorizzazione del brand, si pone l’obiettivo di incrementare sensibilmente i ricavi societari.
Ricavi
I risultati si osservano immediatamente nel bilancio 2016/17. Nel primo esercizio sotto la nuova proprietà i ricavi commerciali aumentano addirittura del 134%, facendo schizzare i ricavi totali a 318.2 milioni: rispetto al primo anno della gestione Thohir, l’aumento è del 60%. Anche i ricavi operativi, aumentati di soltanto 35 milioni in un quadriennio, sono saliti di oltre 65 milioni in un anno. Ecco che, 35+65=100. Sono stati recuperati i cento milioni che mancavano all’appello nel primo bilancio qui analizzato.
Ma come è stato possibile? La risposta è quasi interamente ascrivibile all’impatto della nuova proprietà, dato che il 31.6% (circa 85 milioni) dei ricavi operativi iscritti a bilancio nell’esercizio 2016/17 provengono proprio dalla Cina.
La voce principale a cui fare riferimento è quella dei Regional Sponsor. Da praticamente nulla nell’esercizio precedente, è ora inserita a bilancio per quasi 75 milioni, andando ad incidere da sola per il 23.5% dei ricavi totali. Vale la pena citare anche gli accordi con parti correlate, relativi all’Inter Academy e al trasferimento di know-how con il Jiangsu Suning, squadra militante nella prima divisione cinese (Super League).
Le operazioni con parti correlate
- Jiangsu Suning Sport Industry Co. Ltd – 44.103.629 euro
- Suning Sports International Ltd – 11.500.000 euro
- Jiangsu Family Sports & Culture Development Co Ltd 220.000 euro
- Jiangsu Suning Football Club Co. Ltd – 10.000 euro
- PPLIVE Corporation Ltd – 596.685 euro
I 44 milioni del primo punto sono riferiti ai naming rights, ovvero la ridenominazione che ha visto investiti tutti i centri sportivi dell’Inter compresa la “Pinetina”, campo di allenamento storico dei nerazzurri. Interessante notare come il contratto quadriennale preveda un esborso annuale di 16.5 milioni, a cui soltanto per questo esercizio si sono aggiunti altri 25 milioni frutto di un pagamento iniziale non ripetibile.
A questi ricavi, più o meno “casalinghi”, va aggiunto anche un nuovo contratto valido per la concessione esclusiva di diritti media e di sponsorizzazione del marchio F.C. Internazionale nei mercati asiatici: dalla Cina all’Indonesia passando per Malesia, Singapore, Giappone e Corea. Quest’ultimo è un accordo pluriennale sottoscritto sempre con una società cinese, ma questa volta esterna al gruppo Suning e ha fornito ulteriori 30 milioni (10 di signing fee) che permettono di giungere agli 85 complessivi a cui si faceva riferimento in precedenza e che, da soli, sono valsi l’impennata dei ricavi nelle casse della società meneghina.
Spese
Per contro, anche i costi totali sono fisiologicamente aumentati, soprattutto a causa di una crescita del 23% nei salari dei giocatori e degli oneri straordinari dovuti alla rescissione di ben tre allenatori: Roberto Mancini, Frank De Boer e Stefano Pioli.
In ogni caso si tratta di un aumento relativamente inferiore rispetto a quello registrato nei ricavi; infatti i costi sono cresciuti soltanto del 16% rispetto all’esercizio precedente e del 22% nel quinquennio preso qui in esame. Questo assottigliamento della forbice ricavi-costi ha permesso di chiudere il bilancio d’esercizio 2016/17 entro i trenta milioni di deficit (24.6 mln), cifra non esattamente casuale dato che per la prima volta dall’introduzione del Financial Fair Play l’Inter è riuscita a rimanere all’interno dei requisiti di break-even.
Bilanci Inter: 2017/18
Ricavi
È l’anno dei ricavi record, i 346.9 milioni iscritti a giugno 2018 sono infatti superiori persino a quelli fatti registrare nella stagione 2009/10, quella dello storico Triplete per intenderci, in cui si erano fermati a 323.5 milioni.
Ancora una volta alla di base questa crescita ci sono i ricavi commerciali, aumentati nuovamente del 20% nonostante l’attesa minor incidenza diretta di Suning in questo senso. Infatti, rispetto ai circa 55 milioni complessivi con cui aveva partecipato l’anno precedente, vanno sottratti i 25 milioni pagati una tantum per l’acquisizione dei naming rights e solo in parte compensati dai 10 milioni conferiti per i diritti di co-branding sull’intero territorio asiatico.
In soccorso della società nerazzurra sono arrivati tre nuovi importantissimi accordi di sponsorizzazione dalla Cina (Fullshare Holding, Donkey Mother e iMedia) che garantiscono 37 milioni annui e rimarcano ancor di più l’espansione in Oriente.
Si affiancano a questi i 16.3 milioni ricevuti da Pirelli, di cui 7.2 di bonus Champions League che vanno a marcare un aumento del 78% rispetto all’esercizio precedente e a compensare la riduzione dei ricavi da sponsor tecnico (Nike), che pagano la non partecipazione alle competizioni europee.
Vedere all’orizzonte la fine del regime di Settlement Agreement ha permesso all’Inter di ricominciare lentamente a far aumentare i salari e gli ammortamenti relativi al costo dei cartellini. Questo sguardo orientato al lungo termine però è costato qualcosa nel breve periodo, sia a livello sportivo, costringendo all’esclusione di alcuni giocatori recentemente acquistati dalle liste europee 2018/19 come Gagliardini, Dalbert e Joao Mario, sia a livello economico.
Costi
Il conseguente aumento dei costi fino a 364.7 milioni, unito al divieto impartito dall’Uefa di anticipare i ricavi da partecipazioni a competizioni europee, come invece fu permesso alla Lazio nella stagione 2014/15, hanno infatti creato nelle casse dell’Inter un buco di circa 50 milioni di euro da colmare entro la fine dell’esercizio 2017/18.
L’Inter si è così trovata con le spalle al muro perché, consapevole dell’importanza di chiudere in pari il bilancio per liberarsi dai vincoli dell’accordo transattivo, si è vista costretta a realizzare in fretta e furia le plusvalenze necessarie a colmare questo deficit entro il 30 giugno.
L’operazione è riuscita completamente, ma non senza alcuni sacrifici dolorosi quali la cessione di diversi giovani, su tutte quella di Nicolò Zaniolo, e il mancato riscatto di Rafinha e, soprattutto, Joao Cancelo.
L’inizio di un nuovo ciclo
Sacrifici necessari che hanno permesso di chiudere il bilancio 2017/18 con un passivo di soli 17.7 milioni, cosa che non succedeva dalla stagione 2002/03, e che si riveleranno essere addirittura provvidenziali visto che, sostenuti anche dall’approdo in Champions League e annessi ricavi, hanno permesso all’Inter di uscire ufficialmente dal regime di Settlement Agreement.
Dopo anni di purgatorio, il 17 maggio 2019 il sole sembra tornare definitivamente a splendere sulla società nerazzurra.