Scritto da Calcio Estero

Il lungo percorso di Abel Ruiz

Ripercorriamo la carriera di Abel Ruiz, al termine della sua avventura nelle nazionali giovanili

Grazie all’Europeo Under-21 giocato da protagonista, si è tornato a parlare di Abel Ruiz. Un talento che sembrava destinato a diventare il centravanti del Barça, ma una volta fatta la trafila delle giovanili alla Masia ha trovato la sua dimensione allo Sporting Braga. Come procederà la sua carriera dopo l’amaro epilogo della finale contro l’Inghilterra?

L’Europeo e il percorso nelle Under

Il rigore nella finale contro l’Inghilterra

Mancano solo due minuti del corposo recupero concesso dall’arbitro norvegese Espen Eskås, l’Inghilterra ha appena sciupato una buona opportunità per il 2 a 0 e la Spagna inizia una delle ultime azioni della partita alla ricerca del pareggio. Abel Ruiz balla tra i due centrali inglesi, come ha fatto per tutta la partita, cercando il guizzo giusto.

La palla arriva con qualche difficoltà ad Aimar Oroz in isolamento sulla fascia destra che stoppa e fa partire un traversone sul primo palo. Colwill sembra in anticipo, ma il capitano della Spagna riesce a fiondarsi sulla palla. C’è un contatto che l’arbitro decide di non sanzionare. Abel Ruiz rimane a terra vicino all’area piccola, mentre i suoi compagni continuano a muovere il pallone alla ricerca dell’ultima occasione.

Alcuni cross buttati dentro con l’area intasatissima. Trafford esce per raccogliere un campanile, alzato proprio da Colwill nel tentativo di respingere il pallone, e subisce fallo. Sono passati circa 50 secondi e manca ancora un minuto alla fine. Eskås viene chiamato al VAR e decide di concedere il rigore. Eccolo il guizzo che cercava da tutta la partita. Passa un altro minuto e il rigore viene finalmente concesso.

Il capitano si presenta sul dischetto. Il recupero è ormai scaduto da un pezzo. Guarda Trafford e poi il pallone, ripetutamente. Prende la rincorsa solo dopo il fischio dell’arbitro. Qualche passo sul posto, parte e calcia rasoterra alla destra del portiere, che va a terra velocemente parando il tiro. Poi para anche la ribattuta e il terzo tentativo esce sopra la traversa. È Trafford l’eroe della finale. Abel Ruiz rimane fermo con le mani sul volto, in mezzo agli inglesi che festeggiando sommergono il portiere di proprietà del Manchester City.

(📷/Getty Images)

Il percorso nelle Under spagnole

Cosa avrà pensato il centravanti spagnolo quando era a terra dolorante? Sapeva che l’eventuale rigore sarebbe stato suo. Se avesse segnato il gol del pareggio ci sarebbe stata ancora una speranza di portare a casa il trofeo, alzandolo da capitano, alla presenza numero 86 con le nazionali giovanili spagnole, che gli vale il record.

Avrà pensato a tutta la strada fatta da quando arrivò la prima convocazione: era solo quindicenne quando giocò un torneo di calcio a 5 con l’under-16 in un campo allestito nella Piazza Rossa di Mosca.

ABEL RUIZ PIAZZA ROSSA
Eccolo, giovanissimo e già con il numero 9. (📷/Marca)

Avrà pensato ai risultati ottenuti con l’U-17, con cui ha vinto gli Europei nel 2017 ed è arrivato secondo in due mondiali. Ai giochi del Mediterraneo vinti contro l’Italia con la U-18 grazie ad una sua tripletta (7 gol in 4 partite in quel torneo). Alla vittoria degli Europei U-19 e al terzo posto agli scorsi Europei U-21.

Nelle interviste prima del torneo, parla da leader: dà molta importanza al risultato di squadra, ma non nasconde di tenere molto a questa competizione per chiudere bene il suo percorso, dicendo anche di non sentire la pressione di vincere, di essere lì per divertirsi. 

Sarebbe bastato un solo gol, il numero 54, anche questo record delle nazionali giovanili, per arrivare a giocarsi nei supplementari la sua personale tripletta di vittorie europee. Forse è proprio per tutto il suo vissuto e la pressione che ha detto di non sentire che quel rigore non è entrato.

Il rapporto con Santi Denia

Il suo allenatore, Santi Denia, non ha voluto guardare. Si è seduto in panchina con le mani sul volto. Lo ha accompagnato nella crescita in tutte le under, chiamandolo spesso anche sotto età. Era un giocatore su cui poteva contare: tanto in campo grazie alle sue qualità, quanto fuori, sapeva che avrebbe sempre portato la consolle per far svagare la squadra durante i ritiri in nazionale. Abel Ruiz ne loda il carattere amichevole e il fatto che riesce sempre ad avere un buon rapporto con la squadra.

Abel Ruiz e Santi Denia in conferenza stampa. (📷/Getty Images)

L’allenatore lo ha messo da sempre al centro del villaggio: il perfetto attaccante di manovra per il gioco di posizione della nazionale spagnola che ha portato tante vittorie negli anni. Nel suo 4-2-3-1, il capitano gioca in un contesto familiare, con gli stessi princìpi con cui è cresciuto nella Masia.

L’Europeo Under 21 2023 di Abel Ruiz

A parte lo psicodramma finale, Abel Ruiz ha disputato un grande Europeo, condito da 3 gol e 2 assist in 6 partite e il record del gol più veloce della storia della competizione contro la Croazia, dopo 20 secondi.

Circondato da giocatori tecnici con i quali dialogare come i tre trequartisti Sanchet, Rodri Sanchez e Sergio Gomez, l’attaccante si trova nella sua comfort-zone, dove può attaccare la profondità sulle loro rifiniture o venire incontro ed associarsi grazie alla sua tecnica.

Nei gol segnati contro l’Ucraina si vede la sua abilità nell’attaccare la linea, utilizzando movimenti a mezza luna che creano separazione dal difensore per poi ricevere il pallone grazie alla rapidità nei primi passi.

Nella rimonta contro l’Ucraina mette in scena un vero e proprio show: segna il primo gol attaccando la spazio tra centrale e terzino su un lancio del compagno di club Vitor Gomez, resistendo, grazie alla forza nelle gambe, al tentativo disperato in scivolata del difensore ucraino. Poi porta palla all’interno dell’area di rigore fino a trovare lo spazio giusto per il sinistro. Propizia il gol di Sanchet, assieme a Baena, facendosi trovare in rifinitura e attivando, con un leggero tocco di tacco, una combinazione fortuita ma efficace con i due centrocampisti che si inseriscono alle sue spalle.

Nel terzo gol realizzato da Blanco, riceve allargandosi a destra, scarica rigorosamente di tacco per Vitor Gomez che lo trova ancora con un gran filtrante in mezzo a due giocatori Ucraini. Lo stop non è perfetto e sembra che ormai Talovierov gli abbia chiuso lo spazio, ma Ruiz riesce a proteggere il pallone con il corpo, poi lo aggira e con una rabona alla cieca mette la palla in mezzo trovando una respinta debole dell’Ucraina che viene letta da Blanco. Anticipo e gol dal limite. Senza quella giocata controintuitiva quell’azione sarebbe stata pericolosa?

Sull’onda dell’entusiasmo firma anche l’assist per il quinto gol di Sergio Gomez. Conduce palla sulla sinistra con l’esterno destro, fa una piccola pausa che permette ai compagni di abbassare la linea difensiva con i loro movimenti e, sempre di esterno, trova il compagno nel corridoio che si è creato, che la piazza bene con il sinistro.

Nella finale di Batumi, invece, non riesce ad incidere nella partita perché viene ben controllato dalla coppia di difesa inglese composta da Colwill, che ha disputato un grande partita, e da Harwood-Bellis, quello che gli stava più vicino, visto che il compagno di reparto spesso usciva forte su Sanchet quando lo spagnolo si proponeva al centro della trequarti.

(📷/RAI)

La squadra di Lee Carsley ha difeso molto il centro del campo. Il 4-4-2 che si disegnava in fase di non possesso comprimeva gli spazi tra le linee nei quali Abel Ruiz ama ricevere. In questo contesto si trovava ingabbiato tra i due centrali, con i due mediani che seguivano i giocatori nei mezzi spazi e le due punte che schermavano sia Blanco che la possibile linea di passaggio per l’attaccante.

(📷/RAI)

Tutti i giocatori della Spagna hanno fatto fatica a bucare le linee, sia per alcune imprecisioni tecniche che per paura di rischiare il passaggio in alcune occasioni, forse dovuta alla bravura degli inglesi nell’accorciare in zona palla comprimendo lo spazio.
Il risultato è stato l’utilizzo delle catene laterali per risalire il campo, soprattutto nel secondo tempo, quando l’Inghilterra ha abbassato il baricentro forte del vantaggio, quindi la ricerca del cross per attaccare la linea avversaria. Infatti, ne ha tentati 26, record rispetto alle altre partite del torneo, riuscendo a trovare il compagno in soli 3 casi (dati Sofascore).

Non è certo la situazione migliore per un attaccante che, pur essendo alto 1 metro e 82, è nel dodicesimo percentile per duelli aerei vinti (dati OPTA). Nonostante questo punto debole, grazie alla sua abilità nei movimenti in area, riesce comunque a segnare di testa su una bella palla messa in area su punizione, ma è in leggero fuorigioco.

Fuorigioco purtroppo per lui e la Spagna.
Anche qui arriva a colpire su un cross dal mezzospazio di destra, ma la palla esce di poco.

L’attaccante non si è fatto scoraggiare dalla difficoltà della partita, cercando in molte occasioni di smarcarsi. Quando Colwill rompeva la linea, scattava subito nello spazio lasciato dal difensore.

Attaccava lo spazio tra centrale e terzino. Quando la manovra si sviluppava sull’esterno, veniva incontro si muoveva rapidamente davanti al centrale di parte per supportare l’azione.

Qui fa ancora una mezzaluna per prendere il tempo ad Harwood-Belli, poi difende la palla raddoppiato, ma sbaglia il passaggio: non l’unico errore in appoggio della partita, insolito per un giocatore tecnico come lui.

Durante l’Europeo ha dimostrato di essere un giocatore determinante per la Spagna: nella partita in cui ha fatto difficoltà a farsi trovare, ne ha risentito la fluidità del possesso di tutta la squadra. Purtroppo per lui, questo è successo proprio nella finale. Non ha mai mollato mostrando comunque una buona determinazione. Ha cercato di aiutare i compagni anche senza palla recuperando qualche pallone pressando gli avversari alle spalle.

Si è sbracciato per spronarli e dare indicazioni durante il possesso e ha cercato di fare da riferimento per le transizioni offensive per far risalire la squadra durante i momenti in cui l’Inghilterra spingeva in attacco. Ha dimostrato quanto ci tenesse, ma forse non è riuscito ad incanalare in modo positivo l’ambizione di chiudere il suo percorso con un trofeo.

Ora che la sua esperienza con le nazionali giovanili si è conclusa, riuscirà ad imporsi come giocatore importante anche a livello di club e diventare un riferimento in nazionale maggiore?

La crescita alla Masia

Abel Ruiz nasce il 28 gennaio del 2000 e cresce nel Valencia, dove già inizia a far vedere le sue qualità e il suo potenziale, si parla di lui come il calciatore più promettente di tutto il settore giovanile. Lo nota il Barcellona, che in quegli anni sotto la guida di Guardiola è in vetta al calcio Europeo.

I catalani lo comprano nel 2012, creando anche dei problemi diplomatici tra i due club che in quella estate stavano trattando la cessione di Jordi Alba: il Valencia aveva minacciato di non cedere il terzino se il Barcellona avesse insistito nell’acquisto del giovane attaccante.

Alla fine, entrambi i giocatori finalizzeranno il loro trasferimento e Abel Ruiz continuerà la sua crescita alla Masia, dove giocherà spesso sotto età, vincendo una UEFA Youth League nel 2017, esordendo anche nella Barça B nello stesso anno, a soli 17 anni.

Alcuni highlights del suo periodo alla Masia

Con la squadra B in tre anni tra il 2017 e il 2020 totalizza 67 presenze e 9 reti, tra Segunda Division e Segunda Division B (l’equivalente dell’italiana Serie C), non certo numeri da grande attaccante, dimostrando di non essere ancora pronto per il salto in prima squadra, nonostante sia un giocatore dalle caratteristiche già definite per la giovane età.

È stato paragonato a Benzema e lui dice di ispirarsi molto a Lewandowski. In effetti come i due campioni è un attaccante completo, dotato di una tecnica di base eccellente, con un’ottima sensibilità nei movimenti senza palla e capacità di finalizzazione. È bravo a difendere la palla sotto pressione, sia con la tecnica che con il fisico robusto. Grazie a questa qualità quando si muove su tutto il fronte d’attacco a supporto dell’azione può ricevere anche marcato dal difensore per poi giocare a muro o cercare di andare da un lato all’altro del campo velocemente.

L’attitudine a partecipare allo sviluppo del gioco lo porta spesso a fungere da rifinitore, lasciando l’occupazione dell’area agli inserimenti dei giocatori alle sue spalle. Sfruttando la sua abilità con il pallone è in grado di mandare in porta il compagno, mostrando anche un grande gusto per la giocata difficile, che però a volte lo porta ad esagerare e sbagliare il passaggio.

Ecco altri highlights dalla sua carriera giovanile.

Dopo l’esordio a partita in corso nel maggio del 2019 contro il Getafe, nella stagione 2019/2020 è stato inizialmente aggregato alla prima squadra allenata da Valverde, ma, complice anche un infortunio muscolare, non riesce ad entrare negli schemi del tecnico. A gennaio 2020 il Barcellona decide di cederlo allo Sporting Braga in prestito con diritto di riscatto fissato a 8 milioni (dati Transfermarkt), dimostrando di non credere più nel giocatore, in aggiunta alla necessità di vendere data la situazione finanziaria precaria del club che si sarebbe manifestata negli anni successivi.

Gli anni al Braga

Abel Ruiz gioca al Braga da tre stagioni complete, oltre i sei mesi del prestito, in cui si guadagnato sempre più spazio col passare degli anni, giocando 1284 minuti la prima stagione, 1384 la seconda e 2074 la terza. L’ultima è stata quella più prolifica, certificando la sua crescita in consistenza delle prestazioni con il passare degli anni in Portogallo.

Segna 8 gol da 7.6 xG (dati FBREF) in campionato, mostrando una abilità nella finalizzazione in linea con le attese, più altri 3 gol tra Europa League e Coppa di Portogallo, di cui ha disputato anche la finale, persa contro il Porto. Gli assist rimangono una parte importante del suo gioco, ne mette insieme 6 in questa stagione.

(📷/GettyImages)

A 23 anni, L’attaccante spagnolo è un giocatore rapido nei primi passi, il che gli permette di bruciare gli avversari quando attacca la linea difensiva.

È bravo a farlo anche quando la profondità è poca e il passaggio arriva da dentro l’area di rigore e quando attacca i cross bassi.

È anche reattivo in caso di palla vagante e mostra un’ottima sensibilità nel dribblare il portiere, fondamentale che negli ultimi anni si vede utilizzare sempre meno.

Qui nel terzo gol scatta tra i difensori e salta il portiere con un doppio passo.

Grazie a questa abilità nello smarcarsi è nel novantaquattresimo percentile per passaggi progressivi ricevuti della metà campo avversaria, 7.71 a partita (dati FBREF). Riesce meno quando deve duellare con i difensori avversari senza creare separazione con il controllo o con un movimento. In situazioni in cui si deve creare l’occasione da solo è bravo a spostarsi la palla velocemente per liberare il tiro, che può effettuare con entrambi i piedi, anche da fuori area.

Quando viene incontro a giocare sulla trequarti per far risalire la manovra è in grado di utilizzare un’ampia gamma di soluzioni: può far progredire la palla in verticale (è nel novantaduesimo percentile per passaggi progressivi nella metà campo avversaria, completandone 2.13 a partita) con una ottima percentuale di successo sia sul corto che sul lungo. Può far progredire l’azione attraverso la conduzione grazie ad una buona abilità nel dribbling, è nell’ottantaquattresimo percentile per distanza progressiva verso la porta avversaria).

Può anche rifinire l’azione lui stesso grazie ad un’ottima visione di gioco. Una volta giocata la palla può scattare in profondità o nei mezzi spazi per associarsi con i compagni o puntare l’uomo per liberarsi e provare il cross.

Utilizza di frequente il tacco, che gli permette di effettuare passaggi in verticale a palla coperta, situazione in cui la difesa avversaria tende a salire, lasciando spazi che possono essere attaccati dal compagno in corsa, creando superiorità dinamica. 

Qui lo usa anche per fare gol, su assist del connazionale Vitor Gomez, con cui sembra avere un’ottima intesa.

Quando c’è da gestire il pallone in un fazzoletto, circondato da avversari, sa come resistere alla pressione grazie al suo ottimo rapporto col pallone. Ha ottimi numeri sia per i tocchi sulla trequarti che in area avversaria, dove gli spazi sono congestionati, ma Ruiz non perde la calma ed è in grado di effettuare assist come questo nella partita vinta per 3 a 0 contro il Benfica:

Viene incontro sulla trequarti, scarica e attacca la linea. Cambia direzione e riceve il passaggio.
Tiene palla con calma in mezzo a quattro e serve l’assist.

In fase di non possesso è attivo nella prima pressione e sa indirizzare la corsa per mettere in ombra l’avversario alle spalle. È furbo nel recuperare palloni posizionandosi sulle linee di passaggio (ottantaquattresimo percentile per intercetti e settantunesimo per blocchi). In transizione è bravo negli smarcamenti preventivi, facendo da riferimento quando la squadra parte in transizione offensiva dalla propria metà campo sia giocando di prima che dopo il controllo, per coinvolgere i compagni nella ripartenza.

Qui alcuni highlights con il Braga.

Nello Sporting Braga, diversamente dalle sue altre esperienze, gioca in un attacco a due, con Braza e Vitinha, due attaccanti con caratteristiche diverse. La squadra di Artur Jorge propone un gioco in linea con i principi del gioco di posizione: costruisce con un 3 + 1 composto dai 2 centrali e i due centrocampisti, che si muovono in maniera fluida per smarcarsi, i due esterni Medeiros e Horta giocano a piede invertito e si accentrano già ad inizio manovra per ricevere il filtrante nel mezzo-spazio o venire incontro per facilitare l’uscita palla, mentre i terzini mantengono l’ampiezza. 

(📷/Totalfootballanalysis.com)

La squadra è brava nel far associare le due punte e i due esterni con movimenti funzionali per trovare combinazioni al limite dell’area o aprire il gioco sui terzini in isolamento e attaccare la porta con almeno tre uomini. In questo contesto, diverso da quello della nazionale, l’attaccante spagnolo riesce comunque ad esprimere le sue qualità.

La tecnica nello stretto gli permette di dialogare con i compagni e l’abilità nei movimenti senza palla gli permette di effettuare tagli interno-esterno verso il mezzo spazio di sinistra, occupando lo spazio lasciato libero da Horta. Da questa posizione, può puntare la porta cercando l’uno-due, cercare il dribbling o tentare direttamente l’assist, con buoni numeri sui cross.

Questa esperienza dimostra che può giocare anche in un attacco a due, dove viene sgravato di alcune responsabilità di attacco alla profondità e può fungere da seconda punta, incentivando ancora di più la sua capacità associativa, dosando la quantità di movimenti in profondità. L’importante è che sia circondato da giocatori di qualità e bravi a buttarsi nello spazio.

In conclusione

Recentemente si è parlato di alcune squadre spagnole che stanno chiedendo informazioni per lui e si è letto anche della Juventus, che lo aveva seguito anche in passato. Sarebbe interessate vederlo in un contesto di gioco completamente opposto alle sue abitudini come il 3-5-2 apocalittico di Allegri in cui potrebbe inserirsi come punta di raccordo, con la sua qualità tecnica potrebbe funzionare, ma è da vedere come si adatterebbe nelle situazioni in cui si trova isolato con  i compagni distanti da lui.

Per il momento però il Braga non sembra intenzionato a venderlo; quindi, dovremo continuare a seguire la sua crescita in Portogallo, dove proverà a migliorare ancora i suoi numeri e ad esaltare i tifosi con la sua classe.

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