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Dopo aver parlato dei giocatori più interessanti delle giovanili del Barcellona, oggi analizziamo cinque giovani che sono già in prima squadra con dei ruoli da protagonista, qualcuno sicuramente già ben noto al grande pubblico, qualcun altro invece passato leggermente sottotraccia. Se da una parte l’addio di Messi è sicuramente un colpo durissimo da digerire a livello tecnico, dall’altra darà a questi giocatori più giovani la possibilità di responsabilizzarsi e di prendersi più libertà nel proprio gioco.
Insomma: è in atto una rivoluzione generazionale a Barcellona, e tutto fa pensare che negli anni a venire rivedremo i catalani a livelli altissimi anche in Europa grazie alla qualità del lavoro con le giovanili che li ha da sempre contraddistinti.
Eric Garcia
Difensore centrale (09/01/01)
Partiamo con uno degli ultimi arrivati: Eric Garcia è un difensore centrale spagnolo cresciuto proprio nel vivaio del Barcellona che torna in Catalogna dopo 3 stagioni passate al Manchester City di Pep Guardiola, suo grandissimo ammiratore.
Non è un giocatore che spicca dal punto di vista fisico come mostrano i suoi 183cm per 73kg, ma compensa questa mancanza fisica con la leadership, infatti è stato sempre il capitano nelle giovanili del Barcellona fin da quando aveva 7 anni anche quando giocava in categorie superiori alla sua età. Questo perché, come ha detto lo stesso Guardiola, Garcia gioca come se avesse qualche anno in più: “Eric Garcia ha 17 anni, ma gioca come se ne avesse 25”.
Come già detto, Garcia dal punto di vista fisico e atletico è un giocatore normalissimo, per non dire sotto lo standard necessario per il ruolo, di conseguenza, per poter giocare a questi livelli è necessario avere quel qualcosa in più per andare oltre i propri limiti fisici, nel suo caso quel qualcosa è l’intelligenza abbinata alla concentrazione. Potrete vedere Garcia in difficoltà in campo aperto, ma non lo vedrete mai sbagliare una scelta.
Consapevole dei suoi limiti fisici e atletici e avendo da sempre giocato in squadre il cui obiettivo è dominare il possesso a rischio di lasciarsi praterie alle spalle (Barcellona, Manchester City, Spagna), Garcia si è specializzato negli anticipi, una qualità fondamentale per potersi adattare a questo tipo di gioco. Infatti, nella stagione 2019/2020 (l’ultima in cui ha giocato un numero tale di minuti da poter entrare nelle statistiche) si è posizionato nell’83esimo percentile per intercettazioni in Premier League.
A questo proposito vi ricorderete sicuramente la sua prestazione nella semifinale di Euro2020 tra Italia e Spagna in cui ha totalmente annullato Immobile con ben 8(!) intercetti.
È disposto ad arrivare in zone molto avanzate del campo pur di seguire il suo uomo nel tentativo di anticiparlo, come dimostrato dai suoi numeri nel pressing nella trequarti offensiva (76esimo percentile)
Ovviamente per poter fare il difensore centrale del Barcellona, della Spagna e di una squadra allenata da Pep Guardiola devi avere delle qualità tecniche sopra la media, e questo è proprio il caso di Eric Garcia: in impostazione ha pochi eguali in Europa soprattutto quando deve rompere le linee di pressing avversario con un passaggio (96esimo percentile nei passaggi progressivi).
Ci sono però anche alcune note dolenti: la sua mancanza di atletismo lo rende particolarmente vulnerabile quando deve correre all’indietro, seppur riesca ad incorrere raramente in queste situazioni per via dei suoi anticipi. Il problema principale sono però i duelli aerei, aspetto in cui è quasi del tutto nullo come dimostrato anche dal 45% di duelli aerei vinti che lo fanno posizionare al 3° percentile in questa statistica, numeri impietosi. Per sua fortuna ha sempre giocato in squadre in cui questa sua mancanza viene camuffata, ma in una difesa posizionale sarebbe forse insostenibile.
Ronald Araújo
Difensore centrale (07/03/99)
Ronald Araujo è un difensore centrale uruguaiano che abbina grande atletismo e incredibile forza fisica. (1.92m per 82kg)
Voglio partire subito forte con una hot take: Araujo è già oggi il miglior difensore centrale del Barcellona. So già che molti di voi staranno pensando: “e che ci vuole, la difesa del Barcelona fa acqua da tutte le parti da anni ormai” e avreste ragione a pensarlo, ma qua, fidatevi, si parla di un giocatore importante.
Avete presente il tipico difensore centrale da Barcellona? Non un mastino in difesa e qualità da centrocampista (Eric Garcia)? Ecco, il buon Ronald è esattamente l’opposto: fisicità e velocità fuori scala, insuperabile nell’1vs1, ma con qualche lacuna in fase di impostazione come dimostra anche il posizionamento nel 9° percentile per passaggi progressivi: non ama impostare e se deve farlo sceglie sempre la soluzione più semplice.
Per darvi un’idea su che tipo di difensore sia Araujo, dovete pensare a Virgil Van Dijk – sia chiaro: parlo di stile difensivo, non di qualità – perché proprio come l’olandese non è un difensore proattivo, non cerca continuamente l’anticipo (non è Romero, insomma) perché preferisce aspettare la prima mossa dell’avversario consapevole del fatto che in 1vs1 è insuperabile per tempismo, fisicità e velocità.
A dimostrazione di ciò, tra i difensori centrali dei primi 5 campionati europei Araujo si posiziona nel 100° percentile per % di dribbling contrastati con successo con l’83.3%, nessuno come lui; questo dato tra l’altro in Liga arriva a un clamoroso 95%. Un altro aspetto che condivide con Van Dijk è il dominio del gioco aereo, in cui si colloca al 99° percentile con il 77.5% di duelli aerei vinti.
Per tutti questi motivi, potete capire come la coppia Araujo-Garcia sia perfettamente complementare: uno reattivo, insuperabile in 1vs1 e dotato di grande atletismo; l’altro proattivo e con grandi doti in impostazione. Considerando anche le carte d’identità dei due si può supporre che formeranno la coppia di centrali del Barça per tanti anni a venire.
Sergiño Dest
Terzino destro (03/11/00)
Nel giorno della sua presentazione Sergiño Dest ha dichiarato di voler diventare come Dani Alves, di certo non un nome qualunque per i tifosi blaugrana. Questa dichiarazione gli si è probabilmente ritorta contro perché la sua prima stagione in Catalogna è stata caratterizzata da molti alti e bassi come può capitare a un ragazzocosì giovane alla sua prima esperienza in un club di tale caratura, però i tifosi si aspettavano fin da subito molto di più, si aspettavano il nuovo Dani Alves.
Dest è però un giocatore molto diverso dal terzino brasiliano seppur condividano sicuramente l’attitudine offensiva, ma essere un terzino offensivo non significa necessariamente somigliare a Dani Alves, i due hanno stili molto diversi.
Prima di tutto Dest non è neanche lontanamente vicino alle qualità in impostazione del brasiliano – non per colpa sua – che era a tutti gli effetti un regista aggiunto come abbiamo potuto vedere alla Juventus nel ruolo di mezzala di qualità. Per questo motivo, Dest fa un ancora un po’ di fatica nella prima fase di possesso (22° percentile per passaggi progressivi) come si è potuto notare nella prima parte della stagione scorsa in cui veniva schierato da terzino destro in una difesa a 4.
Con il passaggio al 3-5-2 invece, potendo stare fin dall’inizio dell’azione in una posizione più avanzata del campo, ha dato vita a prestazioni più interessanti perché ha avuto la possibilità di concentrarsi sull’aspetto più importante del suo gioco: il dribbling.
Ci sono tanti terzini soprattutto al giorno d’oggi con capacità di dribbling superiori alla media per il ruolo, ma Dest va decisamente oltre. Nella scorsa stagione si è posizionato nel 90° percentile per dribbling completati tra i terzini dei primi 5 campionati europei, ma ciò che più colpisce è la varietà del suo repertorio: suola, colpi di tacco, elastici, doppi passi, veroniche, croquetas.
Sa fare tutto, perfettamente e ad una velocità impressionante. È probabilmente il terzino più forte che abbia mai visto nel giocare nello stretto.
Un aspetto del suo gioco che non mi convince sta nel suo posizionamento in campo: oggi più che mai è necessario per una squadra aprire il campo sulle fasce laterali con l’obiettivo di allargare le maglie avversarie e trovare zone di campo da attaccare, specialmente i cosidetti mezzispazi.
L’incaricato a questo compito nel Barcellona è tendenzialmente il terzino avendo avuto Messi prima, Griezmann oggi e Demir un domani, tre giocatori mancini che amano venire dentro al campo per giocare e liberare la fascia per la sovrapposizione, il compito di dare ampiezza spetterebbe quindi a Dest. Il problema è che il ragazzo non ama dover aspettare il pallone largo, preferisce venire dentro al campo per toccarlo il più possibile come si può notare dalla sua heatmap.
Per questo motivo, vedo nel suo futuro un possibile ruolo à la Cancelo, ossia un terzino che viene dentro al campo a fare il centrocampista aggiunto per toccare più palloni possibili, sfruttare le proprie capacità di dribbling e lasciare il compito di dare ampiezza all’esterno alto.
Un altro aspetto in cui mostra diverse lacune è senza dubbio quello difensivo sia per poca attitudine che per poca fisicità (1.73cm per 70kg); infatti, si posiziona nel 5° percentile per intercettazioni e nell’11° per % di duelli aerei vinti. Tutto sommato però riesce a rivelarsi piuttosto utile in 1vs1 (67° percentile per % di contrasti vinti) e soprattutto nelle transizioni difensive grazie alla sua straordinaria velocità.
Ansu Fati
Esterno sinistro/Punta Centrale (31/10/02)
Siamo arrivati al primo dei due grandi nomi di questo articolo, il secondo giocatore più giovane a esordire nella storia del Barcellona a 16 anni e 298 giorni, un ragazzo che fin dal suo esordio ha completamente stravolto gli equilibri dei catalani che non si aspettavano di trovare un giocatore così giovane ma già così dominante: Ansu Fati.
Stiamo parlando di un ragazzo che dal suo esordio con il Barcellona ha messo a segno 13 gol e 5 asssist partecipando ad una rete ogni 96 minuti, numeri sensazionali.
Se nella sua prima stagione aveva solo incominciato a far intravedere cose straordinarie, nella seconda invece a soli 17 anni aveva già raggiunto un livello da top europeo con 4 gol in 7 partite di Liga, fino a quell’8 novembre 2020, in una gara casalinga contro il Betis, in cui è costretto a uscire per un infortunio che si scoprirà poi essere una lacerazione al menisco da cui ancora non si è ristabilito. Il ritorno è previsto per il 9 settembre 2021 e onestamente non vedo l’ora.
Come avrete capito, il giocatore mi piace parecchio; sono infatti estremamente convinto che senza quell’infortunio oggi non parleremmo solo del duello tra Mbappé e Haland per il dominio del calcio del futuro, ma diremmo sottovoce, come un sussurro, anche il nome di Ansu Fati.
Ma che tipo di giocatore è Ansu Fati? Può giocare sia da esterno sinistro che da centravanti perché ha le caratteristiche per fare al meglio entrambi i ruoli: velocità, dribbling, visione di gioco, tiro e colpo di testa.
Prima ho scritto che a soli 17 anni aveva già raggiunto un livello da top europeo, non mi credete? Ecco qualche dato: 94° percentile per npxG, 95° percentile per xA, 98° percentile per palle al piede progressive, 91° percentile per dribbling completati e 98° percentile per passaggi progressivi ricevuti.
Mettiamolo a confronto proprio con Kylian Mbappé, un giocatore con cui condivide parecchio per precocità e stile di gioco: 99° percentile per npxG, 81° percentile per xA, 92° percentile per palle al piede progressive, 93° per dribbling completati e 98° percentile per passaggi progressivi ricevuti.
Sia chiaro, il campione di partite è totalmente diverso e questo non deve essere preso come un paragone tra i due, serve solo per dare un’indicazione.
Ma ora basta parlare di numeri e vediamolo in azione in 3 aspetti: dribbling, finalizzazione, visione di gioco.
Non so se avete fatto caso al tabellino nelle clip dei suoi gol, ma pare che Ansu abbia anche la tendenza a segnare nei momenti importanti, tre volte il gol dell’1-0 e due volte il gol dell’1-1 (uno dei due tra l’altro segnato nel Clásico tre minuti dopo il vantaggio di Valverde).
Questa è forse l’elemento del suo gioco che colpisce maggiormente e che più aumenta le mie aspettative per il futuro: di esterni offensivi così portentosi con un grande senso del gol ne vediamo sempre di più (anche se magari non del suo livello), ma trovare queste due qualità abbinate a una visione di gioco così importante – seppur da sgrezzare – è rarissimo.
Con gli anni a venire potrebbe perfezionare le sue doti per diventare il centravanti moderno per eccellenza, uno che sappia giocare sia con la palla con iniziative personali e legando il gioco, sia senza palla nell’attaccare la profondità e con i movimenti in area.
Ti aspettiamo con ansia, Ansu.
Pedri
Centrocampista (25/11/02)
Ed eccoci arrivati a uno dei talenti più in hype al mondo in questo momento, la nuova stella del Barcellona e della nazionale spagnola con cui è stato assoluto protagonista a Euro2020: Pedri.
Chi mi conosce sa quanto io vada pazzo per questo giocatore, ma la verità è che scrivere un articolo che parla di lui è un compito tremendamente difficile. Pedri non è un giocatore come Ansu Fati che illumina il campo con le sue doti atletiche e realizzative e di cui puoi trovare con estrema facilità clip abbacinanti da mostrare, perché lui gioca soprattutto nell’ombra delle partite e le domina dandogli le spalle, nascondendosi lontano dalla palla e lontano dai riflettori.
Non fraintendetemi, ovviamente stiamo parlando di un giocatore delizioso anche con la palla tra i piedi – come vedremo – perché dotato di una tecnica purissima che però non è mai volta all’estetica in quanto tale, il suo obiettivo è sempre e solo quello di fare la giocata più efficace.
Andiamo per ordine: Pedri è così forte perché è un giocatore di un’intelligenza unica. Quante volte avete sentito dire che ha 18 anni ma gioca come un 30enne per elogiarne la maturità? È vero infatti che gioca come se fosse un 30enne, ma non uno qualunque, bensì un 30enne con un’intelligenza calcistica decisamente superiore alla media. Pedri ha 18 anni e una sola stagione ad alti livelli alle spalle ma è già oggi uno dei giocatori più maturi e intelligenti che potete veder giocare, e questo ha molto a che fare con il modo in cui gioca senza palla.
Mi rendo conto che queste clip non riescano a farvi capire appieno ciò di cui sto parlando, avrei potuto scegliere letteralmente centinaia di clip delle sue partite in cui è costantemente solo, libero da ogni marcatura e sempre posizionato nel punto cieco della formazione avversaria, ma probabilmente non sarebbe stato chissà quanto intrattenente. Un dato per farvi capire meglio le capacità di ricezione di questo fenomeno: 97° percentile per passaggi progressivi ricevuti.
Passiamo al suo gioco con la palla, ha qualità naturali da regista ed è una macchina da passaggi chiave.
Come dicevo in precedenza Pedri vive per la giocata giusta, non per quella di fino, anche se c’è una giocata nel suo repertorio che adora provare: il colpo di tacco. Attenzione però, noterete dalle clip che anche il colpo di tacco fa parte della ricerca ossessiva dell’efficacia, mai dell’estetica pura e semplice, sono infatti tre colpi di tacco e tre passaggi chiave.
Il suo controllo di palla è da top assoluto in ogni situazione, però quando deve ricevere e girarsi superando l’avversario è veramente incredibile, non gliela prendi mai.
Parliamo adesso della fase difensiva, un aspetto che non viene citato spesso quando si parla di Pedri. Come vi ho ormai detto fino alla nausea è un giocatore intelligente, maturo ed efficace, di conseguenza non può che essere un’arma utile anche in fase difensiva.
Chiariamoci, non stiamo parlando di un interditore o di un recupera palloni straordinario, ma non gli mancano attitudine difensiva e capacità nel leggere le linee di passaggio. A prova di questa sua attitudine difensiva, Pedri nei primi 5 campionati europei è in assoluto il giocatore che più pressa nella trequarti offensiva avversaria, non è esattamente comunissimo vedere un giocatore con le qualità di un numero 10 essere il più attivo in fase di pressing.
Ha anche lui qualche piccola lacuna: in primo luogo, dal punto di vista fisico non è particolarmente forte o esplosivo, ma per fortuna riesce a limare queste mancanze con intelligenza, qualità tecniche e attitudine; in secondo luogo, dal punto di vista realizzativo è pressoché nullo: non tira praticamente mai e quando lo fa i risultati sono piuttosto scadenti perché gli manca ancora forza nelle gambe, ma dopotutto ha appena 18 anni.
Concludo con la clip che a mio parere meglio riassume Pedri, una giocata stratosferica fatta agli Europei contro la Svizzera.
Messi è andato via, ma i tifosi del Barcellona possono stare tranquilli.