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Alessio Dionisi, al suo primo anno in Serie A da allenatore, ha deciso di accettare la panchina neroverde, con il compito di non far rimpiangere Roberto De Zerbi, volato in Ucraina. L’eredità è pesante, ma il nuovo tecnico non sembra sentirne particolarmente.
Il nuovo progetto del Sassuolo riparte sulla strada della continuità ma con nuove idee e con giovani chiamati a fare il definitivo salto di qualità.
Che Alessio Dionisi sia uno degli allenatori più promettenti del panorama calcistico italiano è cosa ben nota a chiunque. Forse non tutti sanno che Dionisi ha anche un bel carattere, forte, deciso, che lo porta a non spaventarsi davanti le difficoltà, perché quella di Dionisi è una storia in crescendo, dalla D alla A in meno di sette anni, a suon di prestazioni brillanti. Non ha avuto timori a lasciare quell’Empoli che solo qualche mese prima ha guidato alla promozione, tanta era la consapevolezza di valere la panchina del Sassuolo.
Presentazione
Dionisi trova questa nuova esperienza abbastanza stimolante e si impegna a viverla con estrema serenità ed equilibrio, equilibrio che consiglia ai suoi ragazzi in vista delle 38 giornate che arriveranno. Oltre a quanto già detto qualche settimana fa nel power ranking sulla Serie A, la sfida più interessante è quella che interessa la nuova mediana, con Frattesi e Maxime Lopez, mentre in attacco, per un Berardi e Boga che devono confermarsi nuovamente, vi sono Raspadori e Scamacca, chiamati al primo vero campionato da titolari.
Formazione iniziale
Dionisi ha sempre fatto giocare le sue squadre con il 4-3-1-2, soluzione che nei primi giorni di ritiro era stata paventata, con Berardi e Boga che partivano da seconda punta per poi allargarsi sulla fascia di competenza. Un’idea, appunto, nulla di più, “non sono il mister del 4-3-1-2, anzi fino a qualche anno fa lo odiavo”, così ha chiosato.
Ad ogni modo Dionisi preferisce ripartire dal 4-2-3-1 che il suo predecessore aveva disegnato dopo mesi di continui esperimenti, lo stesso De Zerbi con cui sono intercorsi molti contatti telefonici, per farsi spiegare l’ambiente Sasól e qualche consiglio tattico e tecnico sulla squadra ed i singoli elementi.
Costruzione e verticalizzazioni
La squadra continua a prediligere una costruzione dal basso affidando tal compito al portiere Consigli ed ai due centrali difensivi. La prima opzione per lo sviluppo del gioco è rappresentata da Maxime Lopez e, in alternativa, da uno dei due terzini.
Il terzino viene utilizzato anche in zone più centrali del campo, scambiando la posizione con il mediano più vicino, anche inserendosi negli spazi lasciati dal trequartista o dall’esterno che si allarga collocandosi lungo la linea laterale.
Djuricic è un trequartista che gioca a ridosso della prima punta, oppure si propone verso il lato in cui si sta sviluppando il gioco per creare superiorità numerica e combinare con i compagni. Boga e Berardi, invece, prediligono l’ampiezza e l’1vs.1.
Ultima opzione, quella maggiormente praticata in caso di forte pressing della squadra avversaria, vede i difensori centrali cercare direttamente la prima punta con una lancio profondo, basso o alto a seconda della punta. Raspadori predilige un pallone basso, mentre Scamacca una palla alta. Defrel, quando schierato da punta, non ha preferenze poiché riesce a farsi valere anche nei duelli aerei.
La squadra ha lo stesso compito di avere il governo della partita tenendo il pallone tra i propri piedi. Tuttavia, a differenza dello scorso anno, il possesso palla è meno ossessivo, meno ricercato, si preferisce cercare una rapida verticalizzazione non appena si aprono gli spazi o, semplicemente, quando se ne crea l’occasione. Mister Dionisi chiede ai suoi di controllare il gioco, ma predilige maggiormente che la squadra attacchi in verticale con rapidi scambi e velocità. Anche lo stesso allenatore ha invitato i suoi a non aver timore di rendere la giocata sporca o di rincorrere l’avversario con più frequenza.
La nuova mediana
A proposito di eredità, Manuel Locatelli ne ha lasciata una abbastanza pesante in una zona nevralgica del campo, con Dionisi che sin da subito ha lavorato per ovviare alla sua partenza, anche quando questa non era ufficiale.
Parrebbe essere stato individuato proprio il folletto francese quale successore universale, divenendo, così, il perno di questa squadra. Lopez non ha bisogno di presentazioni, è un giocatore di una tecnica sopraffina, compensa la fisicità non imponente con una tecnica sopraffina ed un senso tattico che lo rendono il metronomo della formazione emiliana. L’anno scorso ha giocato diverse partite sulla trequarti, mentre quest’anno andrà a ricoprire il ruolo di interno di centrocampo.
Non è un caso che Maxime sia quello che tocca più palloni ed effettua più passaggi tra i giocatori della propria squadra. In fase di non possesso si richiama la partita su Barella nell’ultimo match contro l’Inter, resta una partita sull’ex Cagliari e recupera, in generale, una buona quantità di palloni.
Davide Frattesi, invece, è uno dei volti nuovi di questa squadra, viene da esperienze personali positive al Monza (8 goal) e quella dell’Europeo U21. Ha sempre ricoperto il ruolo di mezzala, mentre da quest’anno dovrà giocare in un centrocampo a due.
Non fa del fisico la sua arma migliore, eppure riesce a compensare in fase di non possesso grazie ad un’ottima gamba e discrete capacità di lettura. Frattesi ha il delicato compito di dare maggiore equilibrio e copertura alla propria squadra, non rinunciando ad essere incisivo in attacco con inserimenti e progressioni.
Lopez e Frattesi compongono una linea a due stretta, i cui movimenti sono sempre coordinati, entrambi disegnano una linea congiuntiva che si spezza in casi specifici. Ad esempio, nella prima costruzione, Maxime Lopez andrà a cercare di ricevere il pallone con Frattesi pronto ad avanzare, mentre in fase di non possesso il muro viene rotto quando c’è da andare forte sull’avversario.
A completare il reparto ci sono Magnanelli, destinato a giocare meno partite rispetto l’anno scorso, ed i nuovi acquisti Matheus Henrique e Harroui.
Raspadori e Scamacca
Giacomo Raspadori e Scamacca sono le prime punte di questa rosa (Defrel è un factotum), differiscono molto dal punto di vista fisico e tecnico, eppure in prospettiva potrebbero ben giocare insieme, entrambi sono giocatori molto associativi ed amano la coralità.
Raspadori, abile nel giocare tra le linee e creare spazi ed opportunità per gli altri attaccanti. Scamacca, invece, rappresenta un’opportunità per le palle alte ed in generale una fisicità che pare mancare in squadra.
Dal punto di vista realizzativo potrebbero sorgere delle preoccupazioni, la squadra crea molto, ma concretizza poco. La partenza di Caputo ha un peso davvero notevole e se Berardi e Boga sono sinonimi di garanzia in tal senso, i due giovani saranno chiamati a produrre un buon numero di gol. Questo soprattutto in considerazione del fatto che il combinato disposto Scamacca – Raspadori sia in capace di offrire a Dionisi uno skillset offensivo di tutto rispetto.
La difesa
Nelle due sfide contro Roma ed Inter si è potuto assistere ad un duplice atteggiamento difensivo della squadra di Dionisi. Contro la Roma è stata privilegiata una disposizione più attendista, lasciando il pallone all’avversario, cercando unicamente di chiudere spazi ed ostruire linee di passaggio.
Nella partita contro l’Inter, invece, la squadra ha assunto un atteggiamento più aggressivo, con un pressing alto sin dal primo portatore di palla avversario ed una ricerca costante di riconquista immediata della sfera. In particolare Dionisi ha disposto una marcatura ad uomo sui primi costruttori, mossa che per larghi tratti della partita ha messo in difficoltà i neroazzurri, costretti ad una giocata difficoltosa.
La squadra, quindi, può disporsi sia con un 4-4-1-1, con Raspadori e Djuricic che iniziano la pressione, oppure, in caso di costruzione avversaria sulla fascia, esce l’esterno, così da formare una sorta di 4-3-3.
La fase difensiva appare un aspetto che cattura e non poco l’attenzione di Dionisi, il quale sta cercando di trovare delle soluzioni adeguate. Se l’intensità e la ricerca del gioco verticale rappresentano un valore nuovo per questa squadra, lo stesso potrebbe rappresentare anche un elemento negativo. Infatti la squadra ancora difetta di una capacità di gestione delle risorse fisiche, conoscendo di una flessione attorno all’ora di gioco. Contro il Torino, ad esempio, la squadra ha subito enormemente la forza dei granata, alla quale è stato opposto un giro palla più frenetico, più nervoso e quindi meno preciso. Oppure ci sono disattenzioni dei singoli che a volte son costate care.
Cosa aspettarci?
L’avvio di campionato ha visto il Sassuolo collezionare 7 punti in 7 partite, con ben 4 sconfitte all’attivo. Tuttavia, non si può fare a meno di contestualizzare tali sconfitte. Contro la Roma va in scena la miglior partita di questo campionato, lo è stata sino ad adesso e lo sarà ancora per molto tempo, le squadre hanno giocato a viso scoperto per 90’, con la netta sensazione che avrebbe potuto vincere chiunque.
Contro l’Inter c’è stato un Sassuolo aggressivo e che ha avuto in mano il gioco per oltre un’ora, salvo poi crollare nell’ultima frazione. Mentre le sconfitte contro Atalanta e Torino sono figlie di quelle fragilità sopra evidenziate. Le basi ci sono e Dionisi sembra rappresentare l’uomo giusto, ritengo che fase difensiva e la poca prolificità dell’attacco siano gli aspetti su cui lavorare maggiormente.
L’obiettivo dichiarato è quello di riconfermarsi rispetto agli anni passati ma con nuovi giocatori e giovani con maggiori responsabilità. L’Europa sembra una chimera, appare rilevante la distanza con le sette sorelle e l’entrata dalla Coppa Italia è una pista sempre difficile, eppure squadre come Sassuolo o anche Fiorentina e Torino, potranno nutrire speranze europee concrete quando raccoglieranno i frutti di questi nuovi ed ambiziosi progetti.