Scritto da Calcio Estero

Il rebus Weston McKennie

L’enigma tattico e mentale di un giovane centrocampista americano nel calcio europeo.
3 min

Weston McKennie, giunto alla sua seconda stagione in Italia con la maglia della Juventus, rimane un enigma tattico, tecnico e comportamentale tutto da risolvere. Se da un lato il centrocampista classe ’98 mostra buone potenzialità, dall’altro non è certo che possa esplodere o confermarsi nel suo ruolo e nella sua collocazione attuale. Una dimensione da trovare e un futuro da decifrare per uno dei talenti più eccentrici del nostro campionato.

L’arrivo di McKennie alla Juventus

Per chi non lo conosceva già perfettamente, Weston McKennie è apparso con un lieve alone di mistero in Italia sin dal suo primo arrivo a Torino con le fotografie di presentazione scattate in maglia bianconera. Arrivava dallo Schalke, dalla Bundesliga e sulla sua carta d’identità non c’erano ancora 23 anni. Sembra trascorso parecchio ma in realtà si tratta solo della scorsa estate.

Il centrocampista americano ha vissuto in maglia Juve la prima stagione da allenatore di Andrea Pirlo e le cose non sono andate nemmeno troppo male: integrazione rapida, qualche gol e inserimenti interessanti, ma anche tanta discontinuità e atteggiamenti poco in linea con l’ambiente e lo stile Juventus. 

Dopo un anno e, soprattutto, un cambio netto di guida tecnica, all’alba di questa stagione Weston rimane un enigma da risolvere. Al di là del comportamento o delle questioni assolutamente extra-campo, anche per la collocazione tattica sul terreno di gioco, al momento un vero e proprio rebus.

Il rebus tattico

McKennie non è sicuramente un trequartista, né tantomeno un esterno di centrocampo – ruolo in cui è stato proposto più volte lo scorso anno da Pirlo -, ma siamo sicuri che il suo ruolo sia quello della mezzala pura? O meglio, siamo sicuri che possa diventare una mezzala di livello top, realizzarsi e consacrarsi in questa posizione? La mia risposta è no.

È vero, sa segnare e si inserisce spesso con i tempi giusti, ma per il momento non ha trovato troppa continuità tra le linee, nei mezzi spazi o nel consolidamento della fase di possesso e, oltre a un buon dinamismo, non ha certamente l’attitudine di andare a pressare altissimo e con cattiveria per troppi metri o men che meno a rincorrere chiunque in giro per il campo.
In sostanza, non è (e probabilmente non potrà mai diventare) Arturo Vidal, centrocampista box to box che fu iconico allo Juventus Stadium ed al quale il classe ’98 era stato immediatamente associato dal suo arrivo a Caselle.

La continuità che deve trovare McKennie è più mentale che tecnica e, quindi, viste le caratteristiche, arretrando il raggio d’azione e trovando costanza nel rendimento in fase di contenimento, potrebbe paradossalmente diventare un giocatore di alto livello da mediano puro, in un centrocampo a due o ancor meglio da vertice basso in un centrocampo a tre.
Alla Casemiro, per intenderci, il quale, seppur al momento paia distante anni luce e forse millenni calcistici, fisicamente non è molto lontano e del resto anche lui a 23 anni non aveva certamente trovato una posizione chiara sul terreno di gioco e più in generale all’interno del complicato calcio europeo.

Casemiro
Un Casemiro d’annata 2015 (📷/Eurosport)

In quel ruolo ed in un determinato tipo di calcio molto reattivo e d’impatto, McKennie potrebbe mettere in campo tutti i suoi migliori fondamentali con continuità, sacrificando qualche inserimento ma potendo volentieri rinunciare a dover essere sempre nel vivo del gioco o della manovra offensiva: può portare interdizione, recupero palla fisicità e un’impostazione certamente non visionaria ma pulita, con l’obiettivo di consegnare la palla alle due mezzali che ovviamente dovrebbero essere tecnicamente molto più sapienti, geometrici e delicati di lui.

Cosa aspettarsi dal futuro

Se pensiamo al passato recente, un altro giocatore che – nonostante le ampie ed evidenti differenze rispetto a McKennie – ha trovato consapevolezza e costanza abbassando la zona di competenza è stato (un fino a quel momento inespresso) Marcelo Brozovic, sotto la supervisione di Luciano Spalletti.

Mentre se volgiamo lo sguardo al futuro, la Juventus potrebbe mettere al fianco dell’americano due interpreti potenzialmente molto adatti come Locatelli, che in posizione decentrata sulla sinistra dà il meglio di sé, e Dejan Kulusevski nel suo sviluppo da mezzala offensiva, o comunque un uomo che possa andare a ricevere tra le linee e andare ad attaccare con efficacia la trequarti, componendo un centrocampo molto ricco di caratteristiche oltre che sicuramente giovane e futuribile (’98, ’98 e ’00).

Zidane
Lo vedremo in un futuro prossimo sulla panchina della Juventus? (📷/GettyImages)

Se è molto difficile, quasi impossibile, che Allegri provi questa soluzione e sperimenti questa nuova dimensione per McKennie (a cui peraltro ha chiesto 10 gol in stagione durante l’amichevole pre-campionato con il Cesena), è altrettanto vero che – vista l’età – il giocatore potrebbe veder arrivare in bianconero o trovare altrove una nuova guida tecnica che ipoteticamente, al pari di Zidane ai tempi del Real Madrid con Casemiro (o chissà, proprio Zizou stesso), decida quasi improvvisamente di fondare il suo reparto mediano su un giocatore atipico ma di sostanza, personalità spiccata e buon potenziale. Che magari – anzi, ancor meglio – non abbia ancora trovato la sua vera e definitiva collocazione nell’universo calcistico d’élite.

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