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Il Torino di Ivan Juric

Come giocano i granata?
3 min

L’uomo che ha reso possibile la rinascita del Torino è Ivan Juric. Andiamo a scoprire quindi quali sono i principi tattici vincenti e gli uomini chiave del Toro, il tutto condito con qualche riferimento all’Hellas Verona dell’anno scorso, ex squadra di Juric, e all’Atalanta di Gasperini. 

Quando è arrivata l’ufficialità di Juric come nuovo allenatore del Toro, noi non abbiamo avuto dubbi. Come testimonia il nostro Power Ranking, abbiamo subito piazzato il Torino un gradino sotto le big insieme alla Fiorentina. E queste sensazioni di un campionato ad alti livelli per i granata, lontano dalla salvezza, sono state confermate in questo inizio di stagione. 2 vittorie, 2 pareggi, 2 sconfitte per un totale di 8 punti in classifica. Così recita lo score del Torino finora, nonostante un calendario iniziale molto complesso, avendo già affrontato Atalanta, Fiorentina, Sassuolo e Lazio.

Eppure in molti si aspettavano una semplice stagione da salvezza e nulla più come avvenuto spesso nella sua storia recente. Il Toro quest’anno è il chiaro esempio di come idee vincenti e qualche innesto perfettamente in linea con le idee dell’allenatore possano completamente ribaltare le aspettative di un club. Vediamo quindi ora quali sono le chiavi del successo del Toro.

Uomo su uomo e linea alta

Juric e Gasperini hanno in comune molti principi tattici. La difesa uomo-su-uomo durante la fase di non possesso è uno di questi. Juric infatti chiede costantemente ai suoi uomini di accettare l’uno-contro-uno a tutto campo. Sempre in linea con i dettami di Gasperini a cui siamo abituati, anche per Juric la marcatura a uomo a tutto campo va fatta mantenendo la linea alta, accettando di dover difendere con campo alle spalle e quindi tentando molti anticipi durante le partite.

Gasperini e Juric insieme ai tempi del Palermo
Gasperini e Juric hanno tanti aspetti in comune. Qua insieme ai tempi del Palermo (📷/Getty Images)

Decodificando il suo assetto in 3-4-2-1, i difensori chiamati a svolgere questo ruolo sono in genere Djidji, Bremer e Rodriguez. Parliamo di controfigure quasi perfette rispetto al trio difensivo che vediamo ormai da anni alla Dea. Va sottolineato che questo approccio viene applicato, nei limiti del possibile, senza distinzione dei momenti della partita e della forza degli avversari. I tempi di uscita di Bremer, che si sta finalmente consacrando anche agli occhi dei meno attenti, e di Djidji, valorizzato da queste idee di gioco escludendo i rigori causati di recente, sono fondamentali per tenere in piedi questo sistema fatto di immediata riaggressione una volta persa la palla.

Il dato di 5.8 in termini di PPDA ottenuto contro l’Atalanta è la cartina al tornasole del “sistema Juric”. Anche Rodriguez sembra un lontano parente di quello criticato aspramente al Milan o sotto altre guide al Toro. Anche lui ne sta beneficiando da questo sistema di gioco, sia perché protetto dai suoi compagni di reparto, ma anche perché ha la possibilità di fare una prima impostazione con meno pressione. 

La prima pressione del Torino
La prima pressione del Torino

Fisicità

Oltre ai tempi di anticipo, un posizionamento corretto in campo e il giusto approccio durante le partite, la fisicità è necessaria per estremizzare questi concetti di linea alta e uomo-su-uomo. Oltre a Bremer e Djidji appena nominati, qui entrano in gioco Pobega per il centrocampo e Aina e Singo sugli esterni. Le analogie con Faraoni e Lazovic vengono da sé, in questo caso con una componente fisica ancora più marcata. Curioso il retroscena su Pobega, su cui Juric punta forte: è stato uno dei primi acquisti del mercato estivo del Toro, ma è arrivato con la formula di prestito secco, che non ha per niente convinto l’allenatore, tanto da lamentarsi pubblicamente nei confronti della società per la formula dell’operazione.

Il lavoro dei trequartisti e degli esterni

Per vincere le partite, però, bisogna poi anche creare situazioni pericolose in avanti e quindi dobbiamo valutare anche l’aspetto tecnico della squadra. Da questo punto di vista, l’intervento sul mercato per nuovi innesti di qualità era necessario: Cairo ha infatti regalato Brekalo, Praet e Pjaca al suo nuovo allenatore, che era di fatto sprovvisto di giocatori con quelle caratteristiche, forse ad eccezione del solo Verdi che finora non ha convinto pienamente Juric.

Questi giocatori andranno a prendere lo stesso posto in campo dei mattatori dell’Hellas Verona dell’anno scorso – Zaccagni e Barak. Sono e saranno loro a confezionare le migliori azioni offensive sfruttando il loro bagaglio tecnico completo e la possibilità di svariare su tutto il fronte offensivo. Abbiamo infatti già visto di tutto in sole 5 giornate di campionato: tiri da fuori, percussioni, imbucate, inserimenti, dribbling e triangolazione con esterni, centravanti o centrocampisti di inserimento. 

In un modulo del genere, con principi così definiti, il lavoro degli esterni è fondamentale. Devono essere in grado di garantire copertura quando gli avversari sono in grado di rompere la marcatura uomo-contro-uomo e risalire il campo, ma allo stesso di rilanciare l’azione quando il Toro recupera palla.

Singo e Aina sono profili perfetti, non solo per questioni di fisicità, ma anche perché sono effettivamente instancabili, anche se devono migliorare nelle letture difensive e nelle scelte offensive. A destare qualche preoccupazione in più è Aina, con Juric che infatti gli preferisce alcune volte Ansaldi, da titolare o a gara in corso, perché quest’ultimo è più “ordinato” nelle due fasi. 

Centravanti completo

Purtroppo la creatura di Juric non sembra ancora completa. Dopo la necessità non soddisfatta di un centravanti durante l’esperienza di Juric sulla panchina dell’Hellas, Belotti avrebbe finalmente risolto questo problema. Purtroppo però è ancora ai box per un infortunio delicato al perone. È lui il tassello mancante del puzzle.

Va dato merito a Sanabria di essersi fatto trovare pronto nel momento del bisogno, ma il mix di finalizzazione e aiuto alla squadra di Belotti è difficilmente replicabile da Tony, che al rientro del Gallo sarà comunque un’alternativa di lusso in questo sistema. Belotti incarna perfettamente il prototipo di calciatore che può fare la differenza in questa squadra: corsa, fisico, tecnica – tutti i requisiti che abbiamo già elencato per i suoi compagni di squadra in altri reparti.

Questi sono i cardini della rinascita del Torino. Ma chissà quanto ancora avrà da dirci questa squadra, tra un’intesa ancora da trovare perfettamente e il recupero di alcuni giocatori, come lo stesso Belotti. Da non sottovalutare la profondità della rosa granata: spesso infatti Juric ha risolto le partite tramite i cambi e sono stati proprio i subentranti ad andare in gol – 8 marcatori diversi finora, 5 gol fatti dai subentranti, su un totale di 9 gol segnati.

Il Toro ha quindi tutte le carte in regola per attaccare la parte sinistra della classifica e imporsi come prima alternativa da “bassa Europa”, insieme alla Fiorentina, qualora qualcuna delle 7 sorelle rallentasse troppo durante la stagione.

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