Oggi Manuel Locatelli è sulla bocca di tutti e tanti si chiedono come abbia fatto il Milan a lasciarselo scappare, anzi peggio, a venderlo al Sassuolo. La verità è che Locatelli era un giocatore diverso, sicuramente talentuoso, ma la cui parabola di crescita non rientrava nel campo visivo dei più, addetti ai lavori e non. Al Sassuolo, grazie al lavoro di De Zerbi è cresciuto, anagraficamente e sportivamente, migliorando in ogni aspetto. Oggi proviamo a fare quel che nell’ambiente Milan, e non solo, non si è riuscito a fare prima: capire che giocatore sia Manuel Locatelli.
Da erede di Pirlo alla cessione
Il 22 ottobre 2016, ormai 4 anni fa, Manuel Locatelli segnava contro la Juventus il gol che lo consacrava, forse troppo prematuramente, come uno dei migliori giovani della sua generazione.
I più attenti ricorderanno che già nel febbraio 2016 Locatelli era stato incoronato da Berlusconi come miglior giocatore presente nelle giovanili rossonere nonché, ennesimo, “erede di Pirlo”.
Nell’ottobre 2016 una convergenza di casualità ed infortuni consegnarono le chiavi del centrocampo rossonero a Locatelli che da un giorno all’altro si trovò nella cabina di regia del Milan a prendere il posto del suo mentore Montolivo. L’inizio fu fragoroso con i gol straordinari contro Sassuolo e Juventus, gol che però nascosero agli occhi di tanti, e per diverso tempo, i limiti e le incongruenze tattiche legate al giovanissimo primavera rossonero.
Mauro Bianchessi, capo scout delle giovanili del Milan, lo descrisse come “è un po’ Pirlo e un po’ Montolivo” e proprio in tal senso lavorò Montella, che lo schierò nello slot di mediano davanti alla difesa. Il suo compito era quello di organizzare il primo flusso del gioco; le risposte iniziali di Locatelli furono eccellenti, poi però le sue prestazioni iniziarono a diventare normali e infine a peggiorare, in parallelo a quelle della squadra.
Il calo delle prestazioni e il cambio in panchina allontanarono sempre di più Locatelli dal progetto tecnico milanista che, soprattutto con Gattuso, andò verso un centrocampo a 3 atletico e muscolare, che trovò la sua massima forma con i definitivi inserimenti di Kessiè e Bakayoko.
Così nel 2018, pur essendogli riconosciuti ampi margini di crescita, Locatelli fu considerato un di più sacrificabile e divenne agnello all’altare di una facile plusvalenza. Fu ceduto al Sassuolo per una cifra vicina ai 15 milioni, tra prestito e riscatto.
Analisi tecnica e tattica
Ruolo
Dal punto di vista tattico, l’idea che Locatelli fosse un regista, che potesse essere e fare solo quello, ha finito per ingabbiarlo, per limitarlo.
Il tempo non ha cancellato questa idea, semplicemente l’ha resa più elastica: Locatelli aveva ed ha tuttora la qualità per organizzare la manovra nel cuore del centrocampo, ma la sua evoluzione l’ha portato a cambiare approccio al gioco. Anche al Sassuolo, De Zerbi l’ha impostato inizialmente come vertice basso di un centrocampo a tre, passando poi al doble pivote e ha scoperto che Locatelli si esprime benissimo quando è uno dei catalizzatori del gioco, ma non l’unico catalizzatore del gioco.
Il periodo migliore per Locatelli è arrivato appunto col passaggio al 4-2-3-1. Schierato nella maggior parte dei casi in coppia con Obiang, la posizione di mediano del doble pivote gli permette di partecipare al gioco su diverse altezze e di condizionare sia la prima costruzione che gli sviluppi successivi. Con questo schieramento tattico può in parte tralasciare la fase difensiva, che ad oggi è ancora una pecca, per occuparsi della fase di possesso e di trasmissione del pallone nella trequarti avversaria. Consegne queste, che richiedono pulizia tecnica e capacità di lettura e comprensione, palla al piede, dei movimenti da eseguire e di quelli che compiranno i compagni.
deve aver visto qualche volta Kakà dal vivo a Milanello
ed intercetto nelle quali ha dimostrato di essere un giocatore di livello
Passaggi
Al Milan Locatelli aveva mostrato discrete doti tecniche nel dialogo corto. Il sistema di gioco dei rossoneri però, sia con Montella che con Gattuso, non gli permetteva di applicare con continuità la sua propensione al palleggio. Infatti, senza una fase di possesso fluida e un movimento adeguato degli altri interpreti in campo, Locatelli sembrava non avere talento a sufficienza per imporsi a prescindere dal contesto.
Al contrario, in una squadra dalla fase di possesso ricercata come il Sassuolo, che crea numerose linee di passaggio intorno all’uomo con la palla, Locatelli ha trovato l’ambiente perfetto per il suo gioco.
Locatelli non è Andrea Pirlo, come si voleva far credere qualche anno fa, e non ha il suo lancio da 40 metri a cercare il compagno smarcato, ma, coadiuvato dal gioco di posizione del Sassuolo e soprattutto dai movimenti di Djuricic e Berardi, bravi a muoversi tra le linee, è abile e veloce nello scegliere le linee di passaggio migliori per smarcare così i suoi compagni. A testimonianza di ciò si noti la percentuale di passaggi completati nella scorsa stagione, che si attesta su un eccellente 86,6 % di cui il 75% sono passaggi tra i 5 e i 23 metri.
Il sistema del Sassuolo, insomma, indirizza Locatelli non solo in quei passaggi che attivano i compagni in zona di rifinitura, ma lo aiuta anche a mandare il compagno direttamente in porta, con l’imbucata dietro la difesa; un tipo di giocata che col Milan, complice anche la giovane età, non aveva praticamente mai azzardato.
L’anno scorso ha effettuato 179 passaggi filtranti, per 5.24 a partita: di certo non numeri da rifinitore, ma comunque un netto miglioramento, considerando che, secondo Wyscout, con la maglia rossonera la sua media era poco superiore al singolo tentativo a partita.
Dribbling
Manuel ha dimostrato anche una grande abilità nel dribbling in fase di prima costruzione. Il Sassuolo è una squadra che ama farsi aggredire, per poi trovare, col palleggio, gli uomini alle spalle degli avversari. La sua capacità di affrontare l’uomo e di saltarlo, al netto di una tendenza a portar troppo palla, risultano pertanto fondamentali per il gioco degli emiliani, atto a ricercare la superiorità nella transizione offensiva.
Nel Sassuolo 2019/20 è risultato terzo per dribbling riusciti ogni 90’ tra i calciatori con almeno mille minuti, dietro a due dribblatori di qualità come Boga e a Djuricic: 2,1 a fronte di soli 1,4 sbagliati. Come termine di paragone, Bennacer, che eccelle in questo fondamentale ed occupa una zona di campo simile, è a 2,64 a partita.
Locatelli affronta l’uno contro uno in maniera minimale, con tocchi corti e semplici. Ha mostrato grandi progressi nello stop orientato per mandare a vuoto il marcatore. Nei dribbling dell’ex Milan il primo controllo è tutto, perché indirizza il pallone, nel tentativo di rubare il tempo alla difesa, e può visualizzare le zone lasciate scoperte dalla pressione individuale verso cui dirigersi palla al piede.
La cessione ad una Big
Sarà interessante vederlo fuori dalla zona di comfort costruitagli da De Zerbi ma possiamo azzardare che, viste anche le ottime risposte in Nazionale, non avrà grandi problemi a trovare il suo posto in una grande.
Locatelli sarebbe un profilo perfetto per la Juventus, dove potrebbe posizionarsi come terzo di sinistra nel centrocampo a tre, abbandonando così il sistema del doble pivote.
Essere il giocatore con minori compiti di copertura dei tre in mezzo e godere degli aiuti degli avanti bianconeri, unitamente alla sua capacità di distribuzione, potrebbe permettergli di compiere il salto definitivo nella sua carriera, di consacrarsi a livello europeo e di prendersi la maglia da titolare della Nazionale Italiana, con tanti rimpianti del Milan e dei milanisti.