Immagina: è l’8 febbraio 2020, sono circa le 15:30. Stai percorrendo il tunnel di Goodison Park, casa dell’Everton, per tornare negli spogliatoi dopo aver trascorso 90 minuti in panchina a guardare i tuoi compagni di squadra Richarlison e Calvert-Lewin decidere il match. Due settimane prima, hai segnato il tuo primo gol con la nuova maglia, ma nelle orecchie ti fischiano ancora gli assordanti titoli dei tabloid inglesi che etichettano Moise Kean come un investimento sbagliato, come il nuovo bad boy italiano tutto fumo e niente arrosto.
Ti siedi al tuo posto e prendi il telefono. Mentre scorri tra le pagine dei social, la tua attenzione è colta da un post di un noto giornale, volto a sottolineare la tua assenza dal match e ad insinuare che tra te e Carlo Ancelotti ci siano dei dissapori. Sono solo sette mesi che sei in Inghilterra ma l’entusiasmo per te, lo sfrontato talento juventino, sembra essere stato accantonato dai più.
Chi è Moise Kean?
Avanti veloce di circa un anno: è il 16 febbraio 2021, ore 22:30. Stai esultando sotto la tribuna del Camp Nou, abbracciato dai tuoi compagni mentre Leo Messi si gratta la fronte corrucciato alla metà campo. Hai appena segnato il gol del 3-1 in un ottavo di finale di Champions League, il tuo terzo nella competizione e il sedicesimo in stagione.
Tre giorni prima, hai deciso lo scontro di Ligue 1 contro il Nizza al Parco dei Principi, segnando il tuo decimo gol in campionato. A Parigi hai trovato la serenità e un posto da titolare in una squadra che aveva giocato una finale di Champions appena sette mesi prima. In Italia, sono in pochi a pensare che non meriti un posto agli Europei e, chissà, una nuova avventura juventina.
Un anno di alti e bassi tipici di un ragazzo che aveva mostrato molto ma dimostrato nulla, un talento che era esploso alla Juve ma era stato scartato da Ancelotti, un calciatore che alcuni insinuavano avesse avuto un’altra chance più per l’abilità del suo procuratore che per il suo talento. Eppure, oggi, i detrattori sono sempre meno e la fiducia nei suoi mezzi è cresciuta a dismisura.
Nato a Vercelli da genitori emigrati della Costa d’Avorio, cresce nelle giovanili delle due squadre di Torino: prima il Toro, poi il passaggio alla Juve. Nel 2016, inizia a diffondersi sulle bocche degli scout il nome di un giovane dotato di buona tecnica, molta gamba ma soprattutto con una grande propensione per il gol. Ancora quindicenne viene aggregato in pianta stabile alla Primavera di Grosso, con cui produce 13 gol e 5 assist in 18 presenze.
Kean tra esordio, prestito e cessione
È il momento della grande chance: il 19 novembre 2016 esordisce allo Stadium in campionato, tre giorni dopo gioca altri sei minuti nella trasferta di Champions a Siviglia, diventando il primo giocatore nato nel nuovo millennio ad esordire in Serie A e in Champions League. Il 27 maggio gioca gli ultimi quindici minuti nella trasferta conclusiva di Bologna e, su una punizione di Pjanic al 94esimo, segna il gol vittoria, diventando il primo 2000 a segnare nei top 5 campionati europei. Un inizio da predestinato.
Nuova stagione e prima esperienza vera in A: il Verona spinge per averlo in prestito. Con gli scaligeri, Kean passa un’annata condizionata dall’inesperienza e dagli infortuni ma segna comunque quattro gol, tra cui una doppietta al Franchi di Firenze (il secondo nato nei 2000 a riuscirci in Europa dopo Pietro Pellegri).
Terminato il prestito, la stagione seguente segna il ritorno in bianconero e l’affermazione al massimo livello: dall’8 marzo al 13 aprile il tabellino registra doppietta all’Udinese, gol della vittoria all’Empoli, gol del 2-0 a Cagliari (con annessi beceri ululati razzisti dagli spalti), gol decisivo al Milan e gol del vantaggio contro la Spal. 6 gol in 6 partite e in un mese l’entusiasmo esplode, producendo tanti estimatori e alcuni nemici tra quelli che hanno mal sopportato quella sfrontatezza che ti porta a fissare a braccia aperte una curva ululante.
In estate, una Juventus alla ricerca di liquidità per inseguire il sogno Champions cede Kean all’Everton di Ancelotti per una trentina di milioni, ed eccoci nuovamente al tunnel del Goodison Park dove tutto quell’entusiasmo sembra ormai sparito.
Pregi: finalizzazione e attacco degli spazi
Una cosa non è mancata a Moise nella sua breve carriera: la capacità di crearsi occasioni da gol. Nella stagione dell’esplosione, quella alla Juve, si è piazzato nel 96esimo percentile degli attaccanti della Serie A per quanto riguarda gli npxG/90 minuti.
Nell’anno della delusione, all’Everton, si è comunque assestato al 76esimo percentile (meglio di Rashford e Lacazette tra gli altri). Nella stagione della consacrazione, questa al PSG, si colloca nel 95esimo percentile per gli attaccanti della Ligue 1.
Infine, se consideriamo gli ultimi 365 giorni e gli attaccanti dei migliori 5 campionati europei, si trova nel 10% d’élite. Da dove arrivano questi numeri? Dalla capacità di arrivare molte volte al tiro in buone condizioni. Infatti, le caratteristiche migliori di Kean sono l’attacco degli spazi e la qualità dei movimenti che gli permettono di calciare tanto e spesso verso la porta.
Legge palle e difesa per trovare lo spazio dietro alla difesa. Davanti alla porta, freddo come il ghiaccio
Nell’anno alla Juve e in quello all’Everton si è posizionato rispettivamente nel 93esimo e nell’86esimo percentile per tiri in porta su 90 minuti. Quest’anno è sceso ad un buon 66esimo. La ragione è da ricercarsi nella qualità dei tiri presi visto che quest’anno si trova nell’8% d’élite per quanto riguarda la distanza media dei tiri (coadiuvato dalla qualità dei compagni).
Il risultato della ricerca di migliore qualità lo porta a collocarsi nel 97esimo percentile per quanto riguarda i gol/tiro in porta negli ultimi 365 giorni rispetto agli attaccanti dei migliori 5 campionati europei. Questo traguardo deriva anche dalla capacità, tipica dei grandi bomber, di essere creativo sotto porta con conclusioni d’istinto capaci di rubare il tempo a difesa e portiere
Dribbling e colpo di punta in un solo movimento. Musso non se lo aspetta e si fa infilare sul suo palo
Pregi: dribbling e duttilità
Altra qualità è la capacità di generare occasioni attraverso il dribbling. Chiariamoci, Kean non è un dribblomane tutta tecnica ed elastici ma un giocatore che abbina ad una buona base tecnica una grande potenza ed esplosività, che gli permettono di essere efficace e imprevedibile, specialmente negli 1vs1 dinamici. Basta guardare il gol segnato il 5 dicembre a Montpellier: transizione offensiva, rallentamento per condurre la palla verso l’1vs1, doppio passo, accelerazione improvvisa e missile all’incrocio.
Il gol contro il Montpellier
In termini numerici, 90esimo percentile per dribbling completati e per SCA (Shot Creating Actions) derivanti da dribbling tra gli attaccanti dei top 5 campionati europei. Questo aspetto del gioco di Kean lo rende in grado di ricoprire più posizioni.
Infatti, pur essendo chiaramente una prima punta, non è da escludere uno sviluppo in un ruolo che più si avvicina all’esterno/seconda punta affianco ad una punta pura, un po’ alla Gnabry con Lewandowski o… alla Kean con Icardi. Sì, perché nell’ottavo di Champions ha dimostrato di star bene in quella coppia, grazie anche alla capacità di sacrificarsi e di rispettare i propri compiti, dialogando con i compagni e sfruttando la sua peculiare qualità nel leggere e attaccare lo spazio.
Ecco il movimento da seconda punta che raccoglie la sponda di Mandzukic e la scaraventa in porta
Questo aspetto gli apre una porta interessante anche per quanto riguarda gli Europei di quest’estate dove al momento nelle gerarchie parte dietro a Immobile e Belotti ma potrebbe rivelarsi un jolly chiave, soprattutto alla luce dell’indisponibilità Zaniolo, appena certificata. Da esterno destro potrebbe sfruttare la sua gamba per attaccare la profondità e occupare l’area in caso di partite chiuse, in cui solitamente Ciro Immobile tende a brillare meno.
Difetti: Passaggi
Passiamo al lato negativo: la capacità di associarsi. Al momento, Moise non è un playmaker offensivo perché non ha un primo controllo elitario e non è un grande passatore, caratteristiche essenziali per creare gioco. Gli 0.09 xA per 90 minuti rientrano nel 32% peggiore degli attaccanti 5 top campionati e, in generale, i numeri dei passaggi e del controllo del pallone sono tutt’altro che di prima fascia. Esempio significativo è il numero di tocchi, che lo colloca nel 4% peggiore a livello europeo (va però sottolineato che nella definizione di attaccanti rientrano spesso esterni e mezze punte).
Gli elementi di buon auspicio riguardo a questo aspetto sono due: la buona base tecnica e fisica già citata e il dato dei passaggi filtranti. Infatti, in questa voce si colloca nel 73% migliore a livello europeo dimostrando, nuovamente, la capacità di leggere gli spazi per sé ma anche per i compagni. Non è un caso che l’unico assist stagionale sia proprio arrivato con un tocco filtrante dolcissimo per Di Maria contro il Lipsia nei gironi di Champions.
Dunque, è proprio questo l’aspetto su cui Kean deve lavorare di più, anche se Haaland, una delle giovani stelle più luminose del panorama europeo, presenta gli stessi limiti e gli stessi numeri. Chissà che gli attaccanti così non siano il vero futuro di questo calcio spasmodico mentre i registi offensivi non siano un fenomeno destinato a scomparire?
Dove può arrivare Kean?
In ogni caso, Kean è un talento brillante su cui tutta Italia dovrebbe puntare. Detto di uno Zaniolo con evidenti problemi fisici e data una nazionale ricca di talento ma senza altri giovani di livello nel ruolo di Immobile, l’esplosione di Moise potrebbe essere la chiave per aprire un ciclo e riportare l’Italia dove tante volte è stata. In dodici mesi è passato da bidone sopravvalutato a talento internazionale e chissà che quest’estate non possa rivelarsi fondamenta del futuro, e del presente, azzurro.
Il potenziale di Kean è piuttosto complesso da valutare perché il suo profilo è percorso da interessanti contrasti, che introducono una grande incertezza sul prosieguo della sua carriera.
Se da un lato sembra un giocatore con quella mentalità un po’ sfrontata tipica dei migliori al mondo, dall’altro è inutile negare che il periodo inglese è stato caratterizzato da prestazioni di basso livello soprattutto sul lato mentale, contornate dallo spiacevole caso di cronaca della festa in quarantena. Se da un lato Kean mostra un ottimo livello tecnico, dall’altro rivela qualche difficoltà nella lavorazione della palla.
Ciò che è certo è che si tratta di un attaccante molto moderno che si esalta in un sistema che ricerchi l’ossessivo attacco degli spazi, aspetto che sembra caratterizzare sempre di più il gioco degli anni ’20.
Chi dovrebbe acquistare Moise?
Più che naturale è il collegamento verso i due top team in cui Moise ha meglio performato: il PSG e la Juventus. Se per i primi la sua conferma sarebbe un colpo sicuro per dare continuità alla fase offensiva (che tanto sta facendo bene in questa stagione), per i bianconeri sembra una linea tattica e narrativa talmente naturale da esser quasi scontata.
Kean rientra nella linea temporale dei vari Chiesa, De Ligt, Kulusevski e Arthur, è un giocatore cresciuto nel vivaio e il suo ritorno manderebbe un chiaro segnale di rifiuto del vecchio (e dei suoi errori) per la rinascita di un nuovo progetto a lungo termine.
Inoltre, tatticamente potrebbe essere utilizzato sia da prima punta, per accompagnare Ronaldo o Dybala sfruttando le sue doti nello spazio, sia da seconda punta da affiancare a Morata (dando per scontato il rinnovo del prestito). Dunque, il classe 2000 potrebbe essere posto al centro del progetto ma con la possibilità di crescere e svilupparsi come attaccante totale.
Scartata l’opzione rilancio all’Everton che ha una coppia titolare inamovibile, uno scenario particolarmente interessante potrebbe essere un’avventura a Dortmund in caso di partenza di Haaland. L’acquisto sarebbe in perfetta linea con il modus operandi dei tedeschi che potrebbero trovare nella coppia Kean-Moukoko un giovanissimo duo di bomber orientati all’attacco della profondità e degli spazi.
Ovunque andrà a giocare, di una cosa potete stare certi: quel ragazzo un po’ triste del post-partita a Liverpool, ora balla al ritmo di WOAH e al ritmo dei gol.