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La 66° edizione della finale della Champions League ha dato vita a una partita molto tattica ma allo stesso tempo estremamente elettrizzante. Dopo l’ennesimo tentativo a vuoto da parte di Pep Guardiola di vincere quella Champions League che manca dal 2010/2011, quando era ancora allenatore del Barcellona, era lecito aspettarsi aspre critiche nei confronti delle sue scelte tattiche, ma credo che sia necessario dare grandissimi meriti alla perfetta strategia tattica messa insieme da Thomas Tuchel, ormai consolidatosi tra i migliori allenatori in circolazione.
Le formazioni di Manchester City – Chelsea
Alla vigilia della gara pochissimi dubbi per Tuchel: classico 3-4-2-1 (in grafica in una variante più difensiva). Unica indecisione sulla parte destra della difesa, con il ballottaggio tra Christensen e James, vinto da quest’ultimo, e la conseguente posizione di Azpilicueta. Sulla trequarti Havertz, poi risultato decisivo, ha invece vinto il ballottaggio con Pulisic e Ziyech.
Tantissimi dubbi invece per Pep Guardiola a partire dal modulo di partenza: 4-4-2 con il doppio falso 9, 4-3-3 o addirittura il 3-5-2 visto nell’ultimo scontro diretto di campionato? Pep alla fine opta per un classico 4-3-3, ma riesce comunque a sorprendere tutti: nel ruolo di vertice basso non schiera né Rodri né Fernandinho, bensì Gundogan, una scelta che si rivelerà critica per l’esito della gara. Con il nuovo ruolo di Gundogan, è Foden a fare il centrocampista, con Sterling, non esattamente un titolare nell’ultimo periodo, nel ruolo di esterno sinistro.
Manchester City in fase di possesso
In fase di possesso Guardiola si schiera con una sorta di 3-1-3-3 di bielsiana memoria: Walker gioca da braccetto di destra nella difesa a 3, mentre Zinchenko viene dentro al campo a fare la mezzala sinistra per creare un diamante nella zona centrale del campo; sugli esterni sono Sterling e Mahrez a dare l’ampiezza.
Guardiola ha sistemato la squadra in questo modo per cercare di trovare le due mezzali, Bernardo Silva e Zinchenko, dietro a Mount e Havertz e creare così superiorità numerica a centrocampo contro Kanté e Jorginho (4 vs 2). Nel caso in cui i braccetti della difesa del Chelsea, ossia Rudiger e Azpilicueta, fossero usciti in pressione per andare a prendere Silva e Zinchenko alle spalle dei trequartisti, bisognava sfruttare lo spazio creatosi alle spalle del centrale, lanciando in verticale Mahrez/Sterling o De Bruyne.
Ciò non è praticamente mai successo per merito proprio di Rudiger e Azpilicueta, che sono riusciti a uscire sulle mezzali avversarie sempre con i tempi giusti e in maniera molto aggressiva, non permettendo quasi mai a Silva e Zinchenko di ricevere comodamente il pallone o di girarsi.
Chelsea in fase di non possesso
Il Chelsea di Tuchel invece nella prima fase di non possesso non cerca la pressione alta, ma aspetta sulla linea di centrocampo. I tre attaccanti vanno a uomo sui tre centrali del City, bloccando contemporaneamente le linee di passaggio centrali verso vertice basso e mezzali, e obbligano quindi il City a giocare sulle fasce laterali.
Una volta che il pallone arriva a Mahrez o Sterling, Bernardo Silva e Zinchenko corrono in loro aiuto ma il Chelsea si è ben preparato a questa situazione: il passaggio laterale attiva il trigger del pressing. Rudiger – Chilwell – Mount (o Jorginho) da una parte, Azpilicueta – James – Havertz (o Kanté) dall’altra, formano un 3 vs 2 che ingabbia i giocatori del City. Per non perdere palla, i giocatori del City sono costretti a ricominciare da capo.
Guardate quanto sale Rudiger per marcare Silva e come Jorginho copre il buco creatosi.
Chelsea in fase di possesso e Manchester City in fase di non possesso
Per analizzare al meglio le scelte di Tuchel in fase di possesso e quelle di Guardiola in fase di non possesso non c’è esempio migliore che il gol di Havertz:
Chilwell è completamente libero sul lato debole.
e viene servito splendidamente da Mendy, il quale è stato un fattore con i piedi in questa partita.
è il primo di una serie di errori commessi dalla difesa del City che porterà al gol decisivo.
Già da questo gol si può notare la criticità nella scelta di Guardiola di schierare Gundogan al posto di Rodri o Fernandinho, questi infatti, avendo una mentalità più difensiva ed essendo più abituati a svolgere quel ruolo, sarebbero stati probabilmente più rapidi nel cogliere il pericolo e nel bloccare la linea di passaggio. Ma aldilà dell’occasione del gol, la scelta di Gundogan non ha pagato soprattutto nella fase di pressione e di recupero palla del City che è stata un vero disastro.
Gundogan è un pesce fuor d’acqua, non sa mai dove andare o su chi andare
Il Chelsea, soprattutto nella prima parte di partita, è stato molto coraggioso: Tuchel ha infatti lasciato sia Havertz che Mount molto alti e vicini a Werner per essere pericolosi in contropiede. Il Manchester City pressa alto con 5-6 giocatori, ma in maniera disorganizzata. Si forma quindi spesso un 3vs3 tra i tre attaccanti del Chelsea e i 3 difensori del City; ogni volta che un giocatore del Chelsea, in particolare James e Chilwell, riesce a ricevere il pallone senza essere pressato, ha il tempo e lo spazio per lanciare subito Werner in profondità; una soluzione che ha fatto malissimo al City soprattutto nel primo tempo.
Anche in questa circostanza non ha pagato la scelta di Guardiola di schierare Gundogan davanti alla difesa. Il tedesco, che non aveva particolari compiti di marcatura a uomo, doveva giocare tra la linea di centrocampo e quella difesa, ma si è trovato costantemente lontano dai 3 centrali, e non è riuscito a dare la protezione necessaria, permettendo in questo modo al Chelsea di creare con fin troppa facilità il sopracitato 3vs3. Schierare un giocatore come Fernandinho in quel ruolo avrebbe sicuramente permesso al City di essere più protetto nella zona centrale del campo e avrebbe diminuito i rischi, dando più respiro ai tre centrali.
Werner attacca la profondità nel buco lasciato dal portoghese e attira Stones, Mount sfrutta il movimento
di Werner e taglia al centro attirando Walker. Chilwell è completamente libero sul lato debole.
Conclusione
Il Chelsea ha meritatamente vinto la partita. Tuchel, terzo allenatore Blues ad arrivare in finale di Champions League da subentrante e secondo a vincerla, ha adottato una strategia ai limiti della perfezione, sia difensivamente che offensivamente, ed è ovviamente stato aiutato dalla fantastica prestazione dei suoi ragazzi, che hanno seguito il piano partita con attenzione e hanno approcciato la partita con grande intensità.
Guardiola paga invece alcune scelte – col senno di poi – sicuramente discutibili. Sarebbe stato forse più opportuno dare continuità alla formazione che così bene aveva fatto nei turni precedenti; è in particolare criticabile la scelta di schierare Gundogan davanti alla difesa, il quale non è stato né così decisivo nell’uscita palla, né tantomeno d’aiuto nel dare equilibrio alla squadra.