Versatilità, concentrazione e consapevolezza. Se si potesse sintetizzare il Milan di Pioli in sole tre parole queste per me sarebbero le più appropriate. Caratteristiche che rappresentano un perfetto sunto di Charles De Ketelaere, talento belga classe 2001, fresco nuovo acquisto dei rossoneri.
La serrata trattativa condotta da Maldini e Massara, ormai reduce da diversi giorni di stallo, si è ufficialmente conclusa il 30 luglio per la cifra di 32 milioni più 3 di bonus.
Ma cosa ha spinto i rossoneri ad un investimento così deciso su De Ketelaere?
Parlando di versatilità, per chi non lo conoscesse e si stesse interrogando su che tipo di giocatore sia, vi basti sapere che l’ex numero 90 del Club Brugge nel collaudato 4-2-3-1 di Pioli potrebbe andare a ricoprire potenzialmente qualsiasi ruolo del fronte offensivo. In Belgio De Ketelaere quest’anno ha giocato principalmente in una coppia d’attacco di un 3-5-2 molto fluido, occupando a rotazione sia i mezzi spazi che la trequarti centrale, fungendo saltuariamente anche da riferimento centrale o da esterno destro a piede invertito (come accade con costanza in nazionale, dove gioca come esterno in un classico 4-3-3).
È inoltre comprovata la sua spiccata capacità di adattamento a compagni di reparto molto differenti tra loro, avendo condiviso il fronte offensivo sia con una punta statica e fisica come Bas Dost che con un funambolo dribblomane come Noa Lang.
Tuttavia, per le sue caratteristiche tecniche e tendenze in campo il suo ruolo ideale nel contesto tattico rossonero sarebbe probabilmente quello di trequartista centrale. Da quella zona di campo infatti potrebbe sfruttare maggiormente le sue doti migliori come il perenne movimento senza palla, l’occupazione strategica degli spazi tra le linee e la velocità di pensiero/esecuzione nel rompere le linee e cercare verticalizzazioni.
Il belga sulla trequarti evidenzia infatti una grande consapevolezza degli spazi, qualità utilissima per rubare sempre un tempo di gioco agli avversari, abbinata a una notevole scioltezza nel giocare di prima e a un eccellente primo controllo orientato che gli permette di eludere il pressing avversario per poi pescare un compagno tra le linee (nell’ultima edizione della Champions League è risultato nel 96esimo percentile tra i pari ruolo per passaggi progressivi, seppur il campione limitato ne limiti l’assoluta affidabilità) o attivarsi per chiudere una triangolazione.
Partendo dalla zona centrale inoltre potrebbe sfruttare al massimo il suo istinto per gli smarcamenti e i tagli senza palla anche per aggredire l’area di rigore avversaria e disporrebbe di un ventaglio di soluzioni di passaggio più ampio per mettere in mostra la sua court awareness. De Ketelaere inoltre ama spesso avere centralità nel gioco della propria squadra, motivo per cui non è raro vederlo scendere in zone di campo lontane dall’area avversaria per ricevere il pallone in uscita dalla mediana, difenderlo spalle alla porta tenendo a debita distanza il diretto marcatore e fungere da enganche con il reparto offensivo, con uno stile abbastanza minimalista ma idee spesso ambiziose.
La sua spiccata visione di gioco e dote di anticipo lo aiuta a sopperire in buona parte ad alcune carenze a livello fisico/atletico il belga infatti, pur non essendo affatto lento o compassato in senso assoluto, non possiede particolari doti di accelerazione o un’esplosività spiccata nei primi passi, specie per un giocatore nel suo ruolo.
Nonostante il fisico potenzialmente ottimo (è alto ben 192 cm) De Keteleare fa abbastanza fatica anche nei duelli aerei (ne vince solo il 38% del totale che ingaggia), aspetto che rappresenta un grosso margine di miglioramento che se perfezionato potrebbe rappresentare un’arma in più fondamentale per il Milan, considerando anche la presenza di un portiere d’élite nel gioco diretto con i piedi come Maignan e la sua propensione alla verticalità.
Aspetto in cui invece eccelle è che potrebbe rivelarsi da subito impattante è invece quello del pressing, notevolissimo per intensità, costanza e applicazione (95esimo percentile nell’ultima Champions), strumento tattico per altro particolarmente strategico per Pioli nel corso della scorsa stagione e che non a caso ha portato punti pesantissimi per la vittoria dello scudetto (vedasi i decisivi gol di Tonali contro la Lazio o di Leao contro la Fiorentina tra i tanti).
Deve essere tuttavia tenuto tuttavia in considerazione che l’aspettativa su De Ketalaere non possa essere quella del talento totalmente autosufficiente o del fantasista accentratore in grado di creare costantemente superiorità numerica; tra le sue criticità maggiori vi sono infatti il tirare pochissimo in porta (tenta la miseria di 1,7 tiri per partita) e l’assenza di particolari strappi in conduzione o dribbling brucianti (ne completa solo 0,91 a match).
Parlando in particolare della finalizzazione in senso stretto, De Ketalaere al momento è piuttosto inferiore ai top trequartisti europei, infatti pur venendo da una stagione da 17 reti tra tutte le competizioni, la sua gamma di soluzioni di tiro è molto limitata e la maggioranza dei suoi gol proviene da situazioni di tap-in o da inserimenti senza palla da dietro. Mancanza di soluzioni realizzative che potrebbe tuttavia essere parzialmente mitigata da una fascia sinistra forte e coesa come quella del Milan che con l’asse Theo-Leao riesce a creare con costanza un grosso volume di azioni offensive che potrebbero essere finalizzate dai tagli sul lato opposto proprio di De Ketalaere.
Il successo del belga, come è naturale che sia per un giocatore così giovane proveniente da un campionato così diverso da quello italiano per livello medio e requisiti tattici e fisici richiesti, dipenderà quindi molto dall’inserimento nell’impianto tattico rossonero. Alcune sue caratteristiche peculiari lasciano però intravedere un potenziale, per larga parte ancora inesplorato, veramente di alto livello e quello con il Diavolo potrebbe davvero risultare un sodalizio perfetto, che nel caso di evoluzione positiva porterebbe ai rossoneri il tanto auspicato salto di qualità sulla trequarti.
La scelta di De Ketelaere, rispetto ad un giocatore più esperto ma con meno margini di crescita come Berardi (altro nome di cui si era vociferato spesso in ottica Milan) risulta poi perfettamente coerente con il progetto impostato da Maldini e Massara, fortemente incentrato sulla valorizzazione di giovani talentuosi ma non ancora pienamente affermati e dalle provenienze e background tra i più disparati.