Cos’è e chi è, ora, per tutti, Giacomo Raspadori? Indubbiamente un talento, a prescindere da quanto potenziale ognuno possa intravedere nelle sue corde.
Forse, però, la stragrande maggioranza del pubblico italiano non lo considera ancora per quanto meriterebbe e non gli riconosce prospettive che però paiono piuttosto chiare, curiose e intriganti.
Raspadori tra Sassuolo, De Zerbi e Nazionale
Il classe 2000 del Sassuolo ci ha particolarmente colpiti, su tutte, per una caratteristica che si attribuisce ai più grandi: la velocità di incidere sulle partite e sui risultati. L’impatto in prima squadra nel finale della stagione 2019/20 dopo il lockdown e nel corso di tutta la stagione successiva da attaccante di movimento con De Zerbi è stato folgorante, soprattutto per un giocatore che si pensava potesse soffrire, a livello fisico e caratteriale, il salto nella massima serie.
Tant’è che qualità di prestazioni, gol e contribuzioni offensive all’interno della macchina offensiva neroverde gli sono valse la prima chiamata in Nazionale e, conseguentemente, la convocazione agli Europei nel gruppo di Mancini con tanto di vittoria finale. Insomma, tutto abbastanza in fretta per un ventunenne di belle speranze.
La stagione 2021/22 di Giacomo Raspadori
All’alba della stagione in corso, invece, il cambio netto sulla panchina neroverde: fuori il mentore De Zerbi, dentro il novello Dionisi. E anche qui, tanto per cambiare, più di qualcuno pensava che Jack Raspadori potesse trovare qualche difficoltà di adattamento e sviluppo con il passaggio dall’allenatore che lo aveva lanciato a una nuova guida tecnica con idee, concetti e anche schemi non troppo distanti, ma comunque differenti.
Il percorso lo ha portato infatti dall’ipotetica alternanza da prima punta con il neo-arrivato Scamacca, fino a diventare il fulcro della manovra offensiva in un 4-2-3-1 molto funzionale da trequartista, passando da qualche esperimento che lo ha visto ricoprire con riscontri comunque positivi il ruolo di esterno offensivo sinistro in caso di 4-3-3.
Minuto dopo minuto il giovane azzurro ha saputo adattarsi a nuove zone di campo e soprattutto al modo di vedere calcio del tecnico ex Empoli, interpretando ogni situazione di gioco prima di tutto con le sue caratteristiche al servizio del sistema neroverde e poi ritagliandosi comunque spazio molto importante per crescere anche a livello tecnico e personale.
Il bottino stagionale, aggiornato alla sfida vinta in trasferta contro il Bologna, parla di ben 10 reti e 6 assist a referto, ma è soprattutto a livello di coinvolgimento che il talento azzurro ci ha inviato i messaggi più interessanti: Raspadori è il fulcro centrale e offensivo della manovra di Dionisi, è un meraviglioso collante tra centrocampo e attacco, la chiave di volta di tutti i pericoli creati dal Sassuolo.
Quasi tutti i tentativi offensivi transitano dai suoi piedi e, specialmente quest’anno, ha messo nelle corde anche capacità e responsabilità di andare a prendersi il pallone in zolle di campo che sulla carta non gli competono. A tratti quasi da mezzala offensiva sinistra per dialogare con i due di centrocampo, molto spesso Frattesi sul centro-destra e soprattutto il primo palleggiatore Maxime Lopez con cui si intende a meraviglia parlando la stessa lingua calcistica.
Raspadori è un giocatore unico
Tra tutti i discorsi fatti su di lui, però, spesso si fa fatica a realizzare quanto Raspadori sia un giocatore unico o quasi per caratteristiche nel nostro campionato: un attaccante brevilineo con baricentro basso, gambe strutturate e reattive, ottima tecnica di base in entrambi i piedi, importantissima capacità di definizione e di interpretare le scelte offensive, ma soprattutto grandi tempi di gioco che gli permettono di risultare praticamente sempre efficace nelle sue visioni nella metà campo avversaria.
In più, l’altro fondamentale in cui è notevolmente migliorato in questa stagione riguarda il movimento senza palla, come testimonia la brillantissima preparazione del gol al Mapei Stadium nel primo tempo contro la Juventus di Allegri.
Ma l’aspetto probabilmente ancor meno considerato di Raspadori rimane quello legato alla mentalità da grande giocatore nonostante la tenera età. Sicuramente quando tutto va per il verso giusto e le giocate si trovano con facilità, ma anche nei momenti di sconforto della squadra – per esempio nella pesantissima sconfitta di Napoli qualche settimana fa – in cui lui pare sempre quantomeno concentrato, focalizzato e comunque con la testa nella partita. A livello di atteggiamento, quindi, praticamente l’ultimo a mollare per grinta, sacrificio e partecipazione.
La presenza di Jack Raspadori si sente in campo anche e soprattutto tecnicamente, quasi da leader, ed è molto evidente quanto stia inserendo nel bagaglio partita dopo partita una grandissima capacità di associarsi con i compagni che, infatti, non esitano mai a consegnargli pallone e responsabilità anche sotto pressione o negli spazi stretti.
Vale la pena scommettere su Raspadori?
È ormai dato giustamente per scontato quanto i ragazzi dei settori giovanili del nostro calcio o, più nello specifico, i talenti che si affacciano alla Serie A non siano all’altezza dei wonderkids lanciati con grande anticipo nei campionati del resto d’Europa, ma in questo caso probabilmente è il caso di fare una piccola eccezione. Raspadori è un talento vero, tecnicamente e offensivamente uno dei più interessanti del panorama europeo e, per di più, con un ottimo potenziale ancora da sprigionare.
Questa volta, insomma, dovremmo avere l’onere e l’audacia di credere in un giovane italiano nonostante gli ostacoli e i rischi del mestiere che potranno presentarsi sul suo percorso, di apprezzarlo e soprattutto di non sottovalutarlo. C’è ancora spazio, saliamo tutti sul carro di un ragazzo che ha veramente tutta la voglia di puntare al top e le qualità per arrivare in alto.