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Manifesto per la nascita del credo di Beto Betuncal: il Betismo
6 min

L’Epifania

Con questo articolo propongo la fondazione di un nuovo credo religioso, il Betismo. Come Costantino ebbe l’epifania della croce prima della battaglia di Ponte Milvio, io ne ho avuta una – anzi due – guardando Beto. La prima Epifania è di carattere calcistico, avuta ammirando con occhi strabuzzati il secondo gol realizzato contro la Lazio di Sarri: una falcata da centometrista conclusa scartando Reina e appoggiando in rete, un gol atleticamente e tecnicamente spaventoso; la seconda Epifania è invece di carattere puramente umano, avuta nell’intervista post-partita sempre di quel Lazio-Udinese in cui il portoghese racconta il suo gol con una tranquillità e una simpatia contagiose.

Chi è Beto?

Per i pagani che non lo conoscono, Beto è un attaccante portoghese alto circa 195cm per 86kg. Dalle sue misure appare già chiaro che si tratta di un attaccante ben dotato fisicamente, ma abbastanza magro da avere una buona falcata, anzi: una straordinaria falcata. Arrivato quest’estate all’Udinese dal Portimonense, squadra della prima divisione portoghese, ha trascinato con sé un paragone estremamente importante per via delle sue caratteristiche fisiche e atletiche, si dice che sia l’Haaland portoghese. Ma sarà effettivamente così?

I pregi

La prima cosa che salta agli occhi guardando giocare Beto è il connubio tra fisicità imponente ed eccezionale atletismo, caratteristiche che lo rendono perfettamente adatto a sfoggiare la sua esultanza più tipica che mima la silencer di LeBron James.

In un calcio sempre più verticale e frenetico, centravanti con le caratteristiche di Beto diventano oltremodo efficaci e impattanti in quanto strumenti perfetti per mandare in crisi difese che amano giocare con tanti metri alle spalle, riuscendo però a rivelarsi utili anche per scardinare le difese più chiuse con la loro fisicità. Per questi motivi il paragone con Haaland (ma anche eventualmente con Osimhen) è senza dubbio calzante.

Si tratta senza ombra di dubbio di un giocator di livello complessivamente inferiore ai due citati, Beto però ha nel suo repertorio una dimensione aggiuntiva rispetto ad Haaland e Osimhen che lo rende un vero e proprio freak: il dribbling. Beto è infatti l’attaccante che mette a segno più dribbling completati in Serie A per 90 minuti, ben 2.11, numeri che lo avvicinano ad esterni d’attacco specializzati in questo gesto tecnico come Chiesa (2.39) e Zaniolo (2.46).

Arrivare in una squadra come l’Udinese di Gotti che dà tantissima importante alla fase difensiva lo ha aiutato ad avere subito un impatto in questo aspetto del gioco che può essere spesso tralasciato da alcuni attaccanti che arrivano in Italia, specialmente se stranieri e giovani. Il portoghese ha numeri interessanti per contrasti (82° percentile tra gli attaccanti di Serie A), pressing (79° percentile) e palle recuperate (65° percentile), dati che confermano l’idea che si ha guardandolo giocare di un giocatore molto attivo in fase di non possesso.

Beto su Cataldi
Applicato in fase difensiva, contro la Lazio ha preso Cataldi a uomo per non farlo ricevere.

In area di rigore è un giocatore abile e sveglio, è capace di leggere e attaccare gli spazi lasciati dalla difesa, è forte nel gioco aereo ed è bravo nei movimenti e contromovimenti necessari a un attaccante che vuole arrivare in alto.

I difetti

Nonostante tutto si tratta di un giocatore ancora piuttosto grezzo, la cui pecca principale è il decision-making: prende spesso la scelta sbagliata, ha la tendenza a strafare preferendo un’improbabile soluzione personale a un appoggio semplice e ha troppa fretta nel fare le cose. Per quanto si stia parlando di un giocatore molto attivo nella manovra della squadra, ha ancora margini di miglioramento dal punto di vista tecnico specialmente per quanto riguarda il creare opportunità per i compagni, così come può fare un passo avanti davanti alla porta acquisendo un po’ più di freddezza.

Si tratta però di difetti su cui si può tranquillamente lavorare, ha infatti già fatto intravedere cose interessanti nella protezione della palla con buoni colpi in rifinitura, senza dimenticare che stiamo comunque parlando di un ragazzo che ha già segnato 6 gol in 14 partite con 0.43 npxG per 90 minuti (74° percentile).

Conclusione

Se volete quindi vedere un giocatore non di primissima fascia (per ora) dovete assolutamente guardar giocare Beto, attaccante moderno per eccellenza e, spero, vostro nuovo idolo. È iniziata l’epoca del Betismo, muovetevi a salire sul carro, ci sono pochi posti.

Beto preghiera
Amen. (📷/GettyImages)
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