Terminata una delle edizioni del Mondiale più controverse e discusse della storia la cui sceneggiatura, ma soprattutto il finale, sembra essere stata scritta da un mago del thriller come Joël Dicker, l’Argentina di Leo Messi si è laureata campione del Mondo per la terza volta nella sua storia.
Grazie a questa vittoria Messi può definitivamente mettere da parte “l’incubo” che lo ha accompagnato per gran parte della sua carriera che lo voleva poco decisivo con la maglia albiceleste e non in grado di vincere con la propria Nazionale come invece aveva fatto Diego Armando Maradona.
Andiamo a stilare la nostra Top 11 del Mondiale utilizzando due parametri: 4-3-3 come modulo ed almeno 5 partite giocate per entrare in formazione.
Portiere
Come portiere non si può che inserire il Dibu Martinez dopo la sua finale che comunque culmina un Mondiale di altissimo livello.
La parata di Kolo Muani diventerà probabilmente la parata più iconica, difficile ed importante della storia dei Mondiali (non ce ne voglia Gordon Banks).
Menzione anche per i portieri su cui verteva la nostra scelta prima della finale ossia Livakovic e Bounou, anche loro eroi delle rispettive Nazionali e protagonisti di un Mondiale sopra ogni attesa.
Tra i portieri invece fermatisi “presto” va citato senz’altro il polacco Szczesny, migliore dei suoi e capace addirittura di parare due calci di rigore in sole due partite di cui uno proprio al MVP del Mondiale.
Difensori
In difesa abbiamo trovato delle difficoltà a trovare un centrale da affiancare all’immancabile Josko Gvardiol.
Il croato si è consacrato con un Mondiale perfetto fino ai quarti. In semifinale l’incomprensione con Lovren con cui divide a metà le responsabilità per il gol del 1-0 argentino: i due compiono infatti un errore di reparto dovuto principalmente alle loro caratteristiche ed all’interpretazione del ruolo di difensori centrali che sono agli antipodi, uno alto e aggressivo e l’altro basso e attendista.
Su Messi invece non trovo un vero e proprio errore di Gvardiol, l’unica cosa che poteva fare in più rispetto a quanto visto era fare fallo sul primo passo, altro non si poteva chiedergli perché ogni tanto dobbiamo trovare meriti, enormi questa volta, anche dall’altra parte e non solo i demeriti dei difensori.
L’altro centrale è stato in dubbio fino alla fine ma la finale di Otamendi ha pesato negativamente facendo pendere l’ago della bilancia dalla parte di Dayot Upamecano che oltre ad aver fatto un Mondiale solido (salvo qualche distrazione per ingenuità, caratteristica della casa che ancora fatica ad eliminare ma su cui dovrà lavorare per consacrarsi tra i migliori difensori al mondo) ha giocato una buona finale salvando oltretutto il risultato per due volte su Lautaro nei tempi supplementari.
I terzini non possono che essere Theo Hernandez ed Achraf Hakimi, il secondo più costante e che ha formato con Ziyech al catena di destra più impattante dei Mondiali mentre il primo più decisivo di tutti in fase offensiva e secondo solo a Griezmann nella Francia per key passes (11). Theo chiude il Mondiale con 2 assist e 1 gol (il più veloce di sempre nella storia delle semifinali Mondiali) e tanti rischi presi contro l’Inghilterra.
Un ottimo Mondiale è stato giocato anche da Thiago Silva che, presumibilmente visti i 38 anni, chiuderà la sua carriera senza la gioia della vittoria della Coppa del Mondo, unico trofeo mancante nel suo palmares.
Centrocampisti
A centrocampo non si può uscire da tre nomi.
Antoine Griezmann è stato senza dubbio alcun il miglior centrocampista e per certi versi una delle rivelazione di questi Mondiali. Reinventato tuttocampista da Deschamps in questo Mondiale in cui la Francia peccava di impostazione e creazione visti gli infortuni occorsi a Pogba e Kantè.
Come anticipato è il giocatore che ha creato il maggior numero di occasioni da gol della Francia (17 key passes) ed è stato il cervello della squadra. La sua heatmap è qualcosa di insensato.
Inoltre non è stato importante solo nella fase offensiva ma anche in quella difensiva, se pensiamo ad esempio alla partita contro il Marocco quando più di una volta è stato lui a sbrogliare la fase difensiva con i suoi ripiegamenti.
Gli altri due centrocampisti sono ovviamente Sofyan Amrabat ed Enzo Fernandez.
Il primo è stato il leader emotivo del Marocco (non tecnico visto che ci sono Ziyech e Boufal) e sembrava che in campo ce ne fossero due. Un polipo con 1000 tentacoli che è primo nella classifica dei palloni recuperati con 57 interventi (dato Fotmob). Come dai meme, nelle sue tasche possiamo trovare KDB, Pedri, Gavi e altri ancora.
Per Enzo Fernandez prendo invece in prestito il tweet del nostro Andrea Rossetti:
Una menzione spetta ovviamente, anche se fuori dalla Top 11, per Azzedine Ounahi, vera è propria sorpresa di questo mondiale dato che, io in primis, in pochi conoscevano questo calciatore.
Completo in ogni fondamentale richiesto nel calcio moderno; in uscita dal basso nonostante l’età, ha mostrato la personalità per andarsi a prendere il pallone e provare poi il dribbling o scaricare il pallone con uno o due tocchi, ottimo anche nel controllo possesso nello stretto e in conduzione, e con un resistenza di un maratoneta. Se rispetterà anche solo la metà delle attese che ha generato in questo mondiale la sua carriera sarà brillantissima.
Un Mondiale importante è stato anche quello di diversi centrocampisti che hanno abbandonato il torneo in momenti diversi tra girone e quarti ossia Kudus, Musiala, Bruno Fernandes e Bellingham.
Tre su quattro sono centrocampisti (o attaccanti adattati come nel caso di Kudus) della nuova generazione che sicuramente rivedremo nel prossimo Mondiale ma che saranno prima protagonisti delle massime competizioni europee già nell’immediato futuro.
Attaccanti
In attacco le scelte sono obbligate anche se uno dei tre posti è stato conteso almeno fino al 41′ del primo tempo della finale Mondiale, cioè fino a quando Deschamps ha tolto dal campo, abbastanza inspiegabilmente, Olivier Giroud.
Escludendo quindi il centravanti rossonero e massimo cannoniere della storia dei transalpini gli altri tre posti vanno a Julian Alvarez, Kylian Mbappé e Lionel Messi.
Se per Messi e Mbappé, autori di una finale oltre che di un Mondiale a cui sta stretta anche la definizione di leggendario, credo si sia parlato tantissimo e non potrei aggiungere nulla senza sembrare ripetitivo mi sposto quindi su Julian Alvarez.
Partito dietro Lautaro nelle gerarchie, ha sfruttato le difficoltà dell’interista e il suo miglior fit nel calcio disegnato da Scaloni per diventare uno dei giocatori fondamentali dell’albiceleste, chiudendo il Mondiale con 4 gol e 1 assist ma aggiungendo profondità ad una squadra che prima aveva difficoltà a trovarla.
Da segnalare anche il Mondiale disputato da Gakpo che, quasi a sorpresa vista la presenza di Depay, è stato il riferimento offensivo degli Oranje mostrando anche doti finalizzative e una capacità di attaccare la porta che non sembravano ancora essere arrivate a questo livello e chiudendo la competizione con 5 partite giocate e 3 gol tutti segnati nelle tre partite del girone.
Per lui la prossima estate sarà sicuramente quella del primo trasferimento importante della sua giovane carriera.